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La salute per combattere il cambiamento climatico

di Francesca Casale, Samantha Pegoraro e Paolo Lauriola

Martedì 3 dicembre al padiglione italiano della COP25 si è tenuto un side event dal titolo “Promoting Health and Climate Change Nexus at COP26”, organizzato dalla WHO (World Health Organization). È stato coordinato da Maria Neira, Direttrice del Dipartimento Public Health & Environment del WHO di Ginevra, con l’obiettivo di proporre il tema della salute come centrale per il negoziato durante la futura pre-COP in Italia e la COP26 in UK.

La salute è uno dei temi che permettono di aumentare l’ambizione delle Parti, ovvero i Paesi che fanno parte della Convenzione ONU per i cambiamenti climatici (UNFCCC) e accellerare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Se ci fosse una sola malattia causata da tutto questo, non ci fermeremmo fino ad averla eliminata, ma visto che il riscaldamento globale ha tutta una complessa serie di conseguenze sulla salute, e che per la maggior parte queste accadono nei Paesi poveri, tende ancora a essere negletta.

“Se ci fosse una sola malattia causata da tutto questo, non ci fermeremmo fino ad averla eliminata, ma visto che il riscaldamento globale ha tutta una complessa serie di conseguenze sulla salute, e che per la maggior parte queste accadono nei Paesi poveri, tende ancora a essere negletta”

Eppure, il tema della salute ha delle forti evidenze scientifiche e degli ottimi argomenti che potrebbero permettere il raggiungimento dell’obiettivo posto dall’Accordo di Parigi. La WHO stima che, raggiungendo gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, si salverebbero un milione di persone entro il 2050.

La food security (sicurezza alimentare), l’accesso all’acqua potabile, la diffusione di epidemie sono tutte problematiche che si legano direttamente a come il cambiamento climatico abbia degli effetti negativi sulla salute delle persone, senza contare che le regioni dove la crisi climatica esercita i suoi effetti maggiori sono le stesse in cui esplicitamente si evidenziano conseguenze sulla salute. Da ultimo, altri grandi temi propri della salute ambientale sono fortemente connessi al cambiamento climatico. Infatti, 2/3 dell’inquinamento outdoor ha come fonte i combustibili fossili, gli stessi che causano il cambiamento climatico.

Si consideri che l’inquinamento dell’aria causa ogni anno 7 milioni di morti premature (un po’ come eliminare tutta la popolazione di Madrid quest’anno, Londra l’anno successivo e di Parigi quello dopo ancora) e altre numeroso malattie non letali.

“L’inquinamento dell’aria causa ogni anno 7 milioni di morti premature (un po’ come eliminare tutta la popolazione di Madrid quest’anno, Londra l’anno successivo e di Parigi quello dopo ancora).”

Per tali motivi, per mettere in atto politiche climatiche efficaci non si può più fare a meno di considerare il tema della salute. Già in Italia il Ministero dell’Ambiente sta provando a portare avanti delle politiche ambientali in collaborazione con il Ministero della Salute. Tutti i Paesi hanno più che mai il dovere e l’opportunità di inserire la salute all’interno dei Contributi Nazionali Volontari (NDCs) per la riduzione delle emissioni. Ne guadagnerebbero in credibilità, in azione e in protezione della salute delle persone.

Un secondo aspetto molto importante è che si può agire sulle cause che portano al cambiamento climatico e ai problemi di salute con investimenti comuni.

Introdurre la tematica della salute può mobilitare la comunità medica e viceversa. Infatti, i professionisti che operano nel settore possono concretamente chiudere il gap tra ambiente e salute, perché intrinseco nel loro lavoro è il contatto con le persone, il ruolo informativo e di cura. La capillarità diffusa a livello territoriale permette loro di raggiungere il singolo individuo costruendo insieme ad esso un rapporto di fiducia su cui far leva per influenzare in modo positivo le scelte e i comportamenti, sia in termini di salute che di protezione dell’ambiente.

Con gli interventi di Francesco Campo e Paolo Lauriola si sono mostrate al pubblico le attività che si fanno in Italia sul nesso cambiamento climatico – salute, a cui anche Italian Climate Network collabora.

Un’esperienza molto interessante è quella dei Medici Sentinella per l’Ambiente (RIMSA, Lauriola) per cui i Medici di Famiglia possono essere uno strumento molto utile per verificare l’efficacia sulla salute e sullo stile di vita dei cittadini delle azioni a livello locale nei confronti del cambiamento climatico. In primo luogo i Medici di Famiglia hanno a disposizione moltissimi dati disponibili per analisi epidemiologiche, oltre ad avere un forte ruolo informativo, educativo ed etico nel conoscere le cause delle malattie e prevenirle.

Italian Climate Network, per diffondere capillarmente i concetti sopra esposti, da anni porta il tema della salute legato ai cambiamenti climatici nelle scuole. Grazie a questo, sono partite esperienze pilota di educazione dei professionisti sanitari e degli studenti di medicina all’università.

Attendiamo a fine COP25 la dichiarazione ufficiale sulla presidenza della COP26 del 2020.

Di seguito, i link del “live from COP25” di Connect4Climate con l’intervista al Dr. Diarmid Campbell-Lendrum, ospite del side event al padiglione italiano e del side event stesso.

Live from #COP25: Diarmid Campbell-Lendrum on Climate and Health

Live from #COP25 and speaking to lead author of the health chapter of the 5th Assessment Report of the IPCC, Dr. Diarmid Campbell-Lendrum #C4CLive #TimeForAction

Pubblicato da Connect4Climate su Mercoledì 4 dicembre 2019

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