Maggio chiude e conferma una primavera calda e piovosa
di Simone Abelli, meteorologo del Centro Epson Meteo
L’ultimo dei tre mesi primaverili racchiude in sé le principali caratteristiche di tutta la primavera, ossia notevoli anomalie positive sia sotto il profilo termico, sia dal punto di vista pluviometrico, con scarti dalla media di riferimento (1981-2010) pari a +1.4°C e +42% rispettivamente. L’eccesso di precipitazioni, a prevalente carattere convettivo, ossia sotto forma di rovesci e temporali, nell’ambito di un contesto connotato da elevate temperature, ha conferito a diverse fasi del mese aspetti non lontani da quelli che si riscontrano nelle zone equatoriali dove il caratteristico clima caldo è solitamente accompagnato da acquazzoni quotidiani. Infatti, un dato non secondario da segnalare è anche il notevole numero di giorni piovosi riscontrato in molte zone. Al Nord-Ovest, ad esempio, ha piovuto mediamente un giorno su due, mentre al Nord-Est e al Centro un giorno su tre; a livello più locale sulle Alpi e in Piemonte il numero di giorni piovosi sale a due su tre come ad esempio nella zona di Torino dove ha piovuto 20 giorni su 31. Tuttavia, in termini di quantità di precipitazioni le anomalie più significative sono state osservate prevalentemente al Sud e in Sardegna con rispettivamente il doppio e il triplo di accumulo rispetto alla media, ma con locali picchi oltre il quadruplo, come ad esempio a Cagliari, se non addirittura sette volte il valore medio, come riscontrato a Potenza. Anche sulle regioni centrali non sono mancati notevoli anomalie, specialmente sul versante adriatico, come a Pescara dove si è accumulato il triplo della pioggia normale o a Campobasso dove il quantitativo ha superato il quadruplo.
In generale sul territorio italiano solo in due giorni su 31, esattamente il 25 e 26, non sono state osservate precipitazioni significative, e questo proprio in corrispondenza della breve comparsa dell’alta pressione di matrice nord-africana che ha determinato l’impennata termica di fine mese. In tutto il resto di maggio le strutture anticicloniche hanno preferito stazionare in maniera anomala alle alte latitudini formando di frequente un ponte che, partendo dall’Anticiclone delle Azzorre, si protendeva fino alla Russia coinvolgendo buona parte dell’Europa settentrionale dove il tempo è rimasto per lunghi periodi stabile e secco, con caldo record ed elevato rischio di incendi boschivi. Questa configurazione della circolazione atmosferica ha contribuito da un lato a ostacolare il transito delle perturbazioni atlantiche verso il Mediterraneo, dall’altro a lasciare, invece, esposta l’Italia alle correnti instabili facilitate dal corridoio depressionario formatosi sui Paesi meridionali. Infatti, solo 5 sistemi nuvolosi sono riusciti a raggiungere l’Italia interessandola per 14 giorni, mentre in quasi tutto il resto del mese, per un totale di 15 giorni, hanno dominato condizioni di spiccata instabilità.
Nonostante le numerose fasi di maltempo la temperatura media è rimasta in generale al di sopra della media, tranne un breve periodo intorno alla metà del mese quando un fronte freddo proveniente dal Canada settentrionale è riuscito a penetrare nell’area mediterranea investendo le nostre regioni col proprio carico di aria polare che ha determinato un tracollo termico accompagnato dal temporaneo ritorno della neve localmente al di sotto dei 1500 metri sulle Alpi occidentali. A dispetto di questa parentesi fredda, con l’anomalia di +1.4°C il mese di maggio si colloca al 6° posto fra i più caldi degli ultimi 60 anni, a pari merito con quello del 2015 in una classifica che continua a vedere in vetta il maggio del 2003 con +2°C di scarto dalla media. Da segnalare, inoltre, il fatto che la suddetta anomalia termica scaturisce in gran parte dalle temperature minime notturne decisamente elevate, in molte fasi su livelli estivi, che hanno generato un valore complessivo record pari a +1.9°C sopra alla media, mai rilevato negli ultimi 60 anni.
L’intera stagione primaverile, come già accennato, è risultata in generale calda e piovosa. In particolare, con un’anomalia di +1.3°C, è riuscita a scalare la classifica delle primavere più calde degli ultimi 60 anni raggiungendo il 2° posto in compagnia di quelle del 2017 e del 2001, alle spalle della primavera del 2007 che resta saldamente in testa con i suoi +1.7°C di anomalia. Per quel che riguarda le precipitazioni, il surplus di pioggia primaverile ammonta mediamente a +30% sul territorio italiano, con gli esuberi più significativi al Nordovest, al Centro e in Sardegna dove gli scarti ammontano a +50%, +47% e +100% rispettivamente; il Sud, invece, nonostante il notevole recupero di maggio, resta ancora lievemente sotto la media.