pagine per il futuro
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Gen

PAGINE PER IL FUTURO – DALLA PARTE DEL SUOLO. L’ECOSISTEMA INVISIBILE

Pagine per il futuro è una rubrica di Italian Climate Network curata da Andrea Vico, giornalista esperto di divulgazione scientifica, che in questo spazio proporrà ogni volta un nuovo libro da leggere per approfondire e capire meglio i temi che ci stanno a cuore.
Oggi, il primo appuntamento con “Pagine per il Futuro” ci porta alla scoperta del sottosuolo con la lettura di Dalla parte del suolo. L’ecosistema invisibile, scritto da Paolo Pileri ed edito da Laterza.

DALLA PARTE DEL SUOLO – L’ECOSISTEMA INVISIBILE

Di Paolo Pileri, per Editori Laterza (2024). 168 pagine, 17 euro.

Lo calpestiamo tutti i momenti, incuranti della sua storia. Sempre più spesso è imprigionato da cemento e asfalto, o condannato da decenni di inquinamento. Noi sapiens siamo abitanti della pedosfera, ma al terreno che ci sostiene rivolgiamo pochissima attenzione o cura. Ci sostiene non è una frase fatta: in un paio di grammi di suolo sono ci sono 9 miliardi di unità di vita. In uno strato sottilissimo di terra (30-40 cm) si concentra il 30% della biodiversità della vita terrestre. E qui si genera continuamente nuova vita: pensate al tronco di un albero morto o al corpo di un animale trasformato in nuovi viventi. Il 90% del nostro del sostentamento è collegato al suolo che custodisce (e purifica!) l’acqua dolce, indispensabile alla vita. 

Il suolo è un ecosistema, puntualizza Paolo Pileri fin dalle prime righe di questo saggio che alterna pagine dense di dati e statiche a pagine più discorsive e divulgative. Pileri insegna Usi del suolo ed effetti ambientali al Politecnico di Milano, è membro scientifico del rapporto nazionale sul consumo di suolo di ISPRA (qui l’edizione uscita a dicembre 2024) e si occupa anche di pianificazione di mobilità sostenibile, come la progettazione della VENTO, la dorsale cicloturistica tra Venezia e Torino.

2,3 metri quadrati al secondo, 19,9 ettari/giorno, è la quantità di suolo che è stato consumato in Italia nel 2024. L’ennesimo nuovo parcheggio, una strada, un pavimento di cemento, una costruzione, il letto o gli argini di un fiume, una nuova passerella per andare in spiaggia… sono le situazioni più frequenti dove quel suolo smette di essere suolo, migliaia di metri quadrati che ogni giorno diventano una barriera impenetrabile. Non c’è più vita sopra, e lenemente tutto muore anche sotto. 

Il suolo consumato è perduto per secoli: ci vogliono anche mille anni prima di ripristinare il 100% della vitalità di un terreno ex industriale, dove non era stata creata una pavimentazione capace di trattenere gli inquinanti. Ma il suolo è sotto attacco quotidianamente dagli allevamenti intensivi e dall’agricoltura aggressiva (pesticidi, liquami zootecnici, scarichi illegali), o con l’erosione conseguente al taglio indiscriminato dei boschi. E poi gli incendi, intensificati anche dal clima sempre più secco, e in ultimo sono arrivate le microplastiche, disperse in mare, trasportate e sparpagliate ogni dove con il ciclo dell’acqua. 

“Sono colpi che feriscono a morte l’ecosistema più fragile e vitale sulla faccia del pianeta”, scrive Pileri. “Grande regolatore climatico e custode di un terzo della biodiversità, il suolo è l’habitat di miliardi di esseri viventi che consentono alle piante di sopravvivere. Ma di tutto questo non c’è traccia nel discorso pubblico, nei corsi scolastici, nei programmi politici, nei piani e nelle leggi urbanistiche. Il suolo continua a essere invisibile, considerato solo una superficie da irrorare di sostanze chimiche o soffocare a furia di villette, autostrade e capannoni. E così alla terra che calpestiamo non viene riconosciuto il suo status di corpo vivente, natura non rinnovabile e non resiliente, dato che richiede 2000 anni per crescere di soli 10 cm. Fuori dell’agenda dei beni comuni, il suolo rimane un prodotto di mercato, una risorsa da consumare senza scrupoli, con conseguenze drammatiche per l’ambiente e noi tutti”.

Articolo a cura di Andrea Vico, esperto di divulgazione scientifica e volontario di Italian Climate Network.

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