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Giu

SB52: clima e agricoltura, tre settimane di controversie verso COP26

di Teresa Giuffrè

Questo articolo fa parte del Bollettino ICN dai Negoziati Intermedi 2021 (UNFCCC SB52)
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Nell’incontro di chiusura del Koronivia intersessional workshop, i paesi hanno accettato le note informali preparate dai co-facilitatori, che saranno rielaborate dai Co-chair nella nota finale. Sebbene il testo che uscirà dai negoziati intermedi non sarà legalmente vincolante, come ribadito più volte, la sessione non è stata priva di controversie. Alcuni gruppi negoziali si sono infatti opposti caldamente ad alcuni punti, arrivando anche a un’accesa protesta.

La nota informale sul “miglioramento dell’uso dei nutrienti” (discussa l’8 giugno) sembra aver soddisfatto tutti i paesi, pur con qualche richiesta di modifica. La Bolivia, ad esempio, ha chiesto un’aggiunta al punto sugli incentivi pubblici, in cui si legge che questi “potrebbero essere reindirizzati per sostenere pratiche agricole sostenibili e rigenerative, basate su dati scientifici”. Il paese ha chiesto infatti di inserire, oltre alle pratiche basate su dati scientifici, quelle basate sul sapere tradizionale delle popolazioni indigene. Le modifiche suggerite promuovono un linguaggio inclusivo, che tenga conto di tutte le parti in causa, alcune delle quali spesso dimenticate. In questa direzione va anche la richiesta dell’Unione europea di menzionare i diritti delle donne e delle piccole aziende agricole.

In questa sessione è emerso anche quanto ogni singola parola possa fare la differenza nell’interpretazione e sia oggetto di dibattito anche in un testo informale. Sempre in relazione al paragrafo sugli incentivi pubblici, il Brasile ha obiettato l’uso di “pratiche agricole rigenerative” e ha chiesto di lasciare solo “sostenibili”: la motivazione è che il termine “rigenerativo”, a differenza di “sostenibile”, non farebbe parte del linguaggio concordato e potrebbe generare ambiguità. Il paese ha chiesto di attenersi a un linguaggio aperto, che tenga conto delle condizioni specifiche di tutte le Parti. Il rischio, tuttavia, è che l’inclusivo sfoci in vago. Il testo finale dovrà essere discusso a Glasgow, ma è lecito temere che un’eventuale approssimazione nella decisione formale creerebbe delle lacune a cui alcuni paesi potranno appigliarsi.

Molto controversa la nota informale sul workshop “gestione del bestiame”, discussa durante la sessione dell’11 giugno. Anche in questo caso, la nota ha sintetizzato gli input dei paesi, ma diversi gruppi negoziali hanno accusato i co-facilitatori di aver ignorato il loro punto di vista. In particolare, il gruppo G77 e Cina, il Gruppo africano e il Gruppo dei paesi meno sviluppati (LDC) si sono opposti al paragrafo in cui si considera, come soluzione, la possibilità di “ridurre e migliorare i sistemi di gestione del bestiame” e “ridurre il numero dei capi di bestiame”. Secondo le obiezioni, questa proposta andrebbe contro le esigenze dei paesi che dipendono dall’allevamento, e negherebbe perfino il mandato stesso del programma di Koronivia, che si prefigge tra le altre cose di garantire una maggiore sicurezza alimentare. Sicurezza alimentare che ritengono essere legata in modo imprescindibile anche dal numero dei capi di bestiame. Anche il Kenya ha espresso delle obiezioni, sottolineando che il punto in cui si suggerisce di “sviluppare inventari nazionali di gas serra” sarebbe fuori posto, non essendo questo un tema di cui dovrebbe occuparsi Koronivia.

Date le proteste, i co-facilitatori avevano in un primo tempo revisionato leggermente il testo oggetto di critiche. Il discusso paragrafo sul “ridurre e migliorare i sistemi di gestione del bestiame” e “ridurre il numero dei capi di bestiame” era stato rimosso del tutto, così come era stata omessa la frase “(la necessità di) sviluppare inventari di emissioni di gas serra” nel paragrafo sul capacity building.

L’approccio è tuttavia cambiato nella settimana conclusiva. Su richiesta della Svizzera durante una sessione informale-informale, il paragrafo “ridurre e migliorare i sistemi di gestione del bestiame” è stato inserito nuovamente: il paese ritiene che escludere questo elemento cruciale di mitigazione comprometterebbe la credibilità del programma, e ha ricordato che un’eventuale decisione finale terrà conto della situazione dei paesi con problemi di sicurezza alimentare – problemi che una gestione più efficiente del bestiame aiuterebbe peraltro a risolvere. Nella sessione finale, i co-facilitatori hanno confermato che l’approccio sarà quello stabilito inizialmente: la nota finale dei Co-chair racchiuderà i punti di vista di tutti, rinviando la negoziazione alla COP26.

Appare evidente che raggiungere un compromesso non sarà facile, se già in fase di semplice consultazione le Parti sembrano ostinate a restare ferme nelle loro posizioni senza cedere un centimetro di terreno. Peraltro, è inevitabile che alcuni punti siano oggetto di controversie, e un’eventuale intesa potrà raggiungersi solo con i lunghi e difficili negoziati faccia a faccia a cui ci ha abituati la COP. Valutiamo quindi positivamente che alcuni temi non siano stati esclusi a priori dal tavolo delle discussioni, cosa che avrebbe compromesso l’ambizione di Koronivia ancora prima di Glasgow.

Come ribadito dagli osservatori, è infatti necessario sviluppare un programma per l’agricoltura che sia al passo con i tempi: che consenta una ripresa dalla pandemia e al tempo stesso una transizione a sistemi sostenibili e resilienti. Come ha esortato CAN International, la società civile si aspetta azioni concrete per risolvere i problemi più pressanti, tra cui: la sicurezza alimentare; il sostegno ma anche l’emancipazione delle piccole aziende agricole; le barriere che impediscono l’equa partecipazione delle donne (che pure rappresentano la metà della popolazione agricola); la transizione dalle pratiche agricole intensive e industriali a quelle agro ecologiche, che riducono le emissioni e migliorano la resilienza dei raccolti (come indicato dal rapporto speciale dell’IPCC su Climate Change and Land); la riduzione non solo della produzione ma anche della domanda di prodotti animali.

La speranza, quindi, è di ottenere un programma per l’agricoltura onnicomprensivo a questa COP26, anche se raggiungere un consenso tra le Parti appare ora più arduo che mai. Ma, come ha ricordato il delegato dell’Unione europea: “negoziare è il nostro lavoro”

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