SB52: la scienza che dialoga con la politica (approfondimento)
di Elisa Terenghi
Questo articolo fa parte del Bollettino ICN dai Negoziati Intermedi 2021 (UNFCCC SB52)
Per iscriverti al nostro Bollettino, visita www.italiaclima.org
Accanto alle plenarie e alle sessioni informali, durante i negoziati intermedi in corso di svolgimento, come anche durante le COP, si svolgono incontri dedicati alla presentazione dei più recenti risultati scientifici nel campo della comprensione, dell’adattamento e della mitigazione del cambiamento climatico: uno di questi è il “Research Dialogue”, le cui prime due sedute si sono tenute il 1 e 2 giugno 2021. I delegati dei diversi paesi hanno potuto ascoltare le presentazioni degli scienziati e porre domande.
Il ruolo di questi incontri è proprio quello di creare un’occasione di confronto fra le comunità scientifiche e politiche, per far sì che non solo gli attori dei negoziati siano al corrente dello stato dell’arte tecnico, ma anche che la scienza diriga le proprie ricerche nella direzione più consona alla diretta applicazione in ambito negoziale e governativo. Un esempio di questa seconda direzione di comunicazione – dalla politica alla scienza – è stata la richiesta, da parte di un delegato, di implementare nei modelli di valutazione delle strategie di mitigazione fattori che tengano conto dei costi e della fattibilità delle azioni da valutare, così che anche questi elementi vengano presi in considerazione nell’elaborare le indicazioni a politici ed esecutivi.
D’altra parte, è fondamentale che le negoziazioni possano essere guidate e possano avere radici nella consapevolezza scientifica del problema del cambiamento climatico, delle strade possibili per contenerlo, per affrontarlo, e della sua relazione con le altre crisi ambientali, quale quella della biodiversità. Per questo, durante i “Research Dialogues” sono stati presentati progetti e risultati scientifici nei tre ambiti della scienza del clima, della mitigazione e dell’adattamento climatico – in particolare rispetto alle cosiddette “Nature Based Solutions”.
Riguardo al primo di questi ambiti, sono stati mostrati i risultati di alcuni gruppi di lavoro, per la maggior parte afferenti al World Climate Research Programme (WCRP). Spicca la presentazione del progetto Cordex, da anni impegnato, anche con una rilevante partecipazione di enti di ricerca italiani quale il CMCC (Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici), nel perfezionamento di modelli climatici in grado di dare risposte con attendibilità sempre più elevata sull’evoluzione locale delle caratteristiche degli eventi meteorologici estremi. Si tratta di risposte fondamentali che stanno a monte delle politiche e dei piani di adattamento, i quali, per loro stessa natura, devono essere specializzati, come i risultati di questo progetto, sulle caratteristiche climatiche dei singoli territori.
Riguardo all’adattamento, Cynthia Rosenzweig, del World Adaptation Science Programme ha ricordato come la nuova generazione di modelli climatici (CMIP6) mostri una maggiore sensibilità del clima alla forzante antropogenica (e quindi un maggiore riscaldamento a parità di emissioni) e come in assenza di mitigazione – per alti livelli di riscaldamento globale – esistano limiti concreti all’adattamento. Tenendo ben presente quindi la necessità di affiancare adattamento e mitigazione, la studiosa ha sottolineato come negli ultimi vent’anni siano stati fatti importanti passi in avanti: il 72% dei Paesi possiede almeno uno strumento di pianificazione nazionale che affronta l’adattamento e 125 Paesi in via di sviluppo hanno iniziato a formulare o implementare un Piano Nazionale di Adattamento. Tuttavia, è necessario che tali piani siano sufficientemente flessibili, così da evitare il “lock-in”, l’investimento in azioni ed infrastrutture che risultino obsolete o inadatte di fronte all’evolversi e all’incertezza delle minacce, investimento che potrebbe precludere l’implementazione di soluzioni più efficaci.
Una possibile strada per evitare il lock-in è quella di utilizzare soluzioni Nature Based, più flessibili ed adattabili di quanto possa essere, ad esempio, una barriera in cemento contro le inondazioni.
Proprio alle soluzioni Nature Based è stata dedicata la seconda giornata dei “Research Dialogues”. L’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) le definisce come “azioni per proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare ecosistemi naturali o modificati, che mirano ad affrontare in modo efficace ed adattivo sfide della società (ad esempio il cambiamento climatico, la sicurezza idrica o alimentare, i disastri naturali), fornendo simultaneamente benefici per l’uomo e per la biodiversità”. Si tratta, insomma, di soluzioni che basano il proprio buon funzionamento sul benessere degli ecosistemi. Esempi di queste sono il ripristino o la gestione delle foreste, azioni utilizzate come forma di mitigazione del cambiamento climatico per la loro capacità di incrementare gli assorbimenti di CO2.
Potenzialmente, le soluzioni Nature Based potrebbero costituire più di un terzo della mitigazione necessaria entro il 2030 per contenere il riscaldamento climatico sotto i 2°C; permettono inoltre di affrontare simultaneamente le cause, le conseguenze del climate change, contribuendo sia alla mitigazione che all’adattamento, e la crisi della biodiversità.
Tuttavia, Hans-Otto Pörtner dell’IPCC e Minna Epps dello IUCN mettono in guardia dall’utilizzo di tali forme di mitigazione come scusa per ritardare la riduzione delle emissioni stesse. Queste, infatti, subiscono gli imbatti del cambiamento climatico e la loro efficacia nell’assorbimento di carbonio risulta fortemente ridotta – se non annullata – negli scenari di maggior riscaldamento: già oggi l’Amazzonia è una fonte (e non un assorbitore) netta di carbonio. Pörtner sottolinea: “Riduzioni ambiziose delle emissioni sono cruciali per mantenere/rinforzare la capacità della biosfera di supportare sia la mitigazione che l’adattamento”. Non sono un sostituto, ma un meccanismo complementare alla decarbonizzazione.
Infine, conclude: “Ambiziose riduzioni delle emissioni, combinate con la gestione dei suoli e dell’oceano per la conservazione e il ripristino, supportano la conservazione della biodiversità, la sicurezza alimentare, la mitigazione del clima, e … permettono di evitare future pandemie!”
Questo articolo fa parte del Bollettino ICN dai Negoziati Intermedi 2021 (UNFCCC SB52)
Per iscriverti al nostro Bollettino, visita www.italiaclima.org