BRASILE, LUCI E OMBRE SUI PRIMI DUE MESI DI LULA
Il grande entusiasmo che ha accolto la ri-elezione di Ignacio Lula da Silva come Presidente del Brasile, nell’autunno scorso, riverberò anche tra i padiglioni di COP27 a Sharm el-Sheikh quando il neoeletto Presidente visitò il padiglione brasiliano assieme alla Ministra dell’Ambiente Marina Silva. Accolto con cori nell’abbraccio degli attivisti, Lula si era addirittura spinto a candidare il Brasile come paese ospite per COP30, prevista per il 2025, in Amazzonia, simbolicamente ricucendo la ferita prodotta dall’improvviso “no” di Bolsonaro del 2019, a COP25 già organizzata e poi migrata prima in Cile, quindi in Spagna, portandola ora in un luogo altamente simbolico.
Ma come sono andati i primi due mesi del governo Lula dal punto di vista dell’ambiente e del clima? Difficile, complice il complesso scenario internazionale, tratteggiare una linea netta, ma due storie raccontano bene questi primi due mesi. Quella di una nave e quella, appunto, della foresta.
ELEZIONI IN BRASILE 2022: UN EVENTO CHIAVE PER IL CLIMA
Da quando Jair Bolsonaro ha assunto la presidenza del Brasile nel 2019, la politica estera del Paese più grande del sudamerica ha ricalcato lo stile del suo leader. Durante queste due settimane di negoziati intermedi qui a Bonn, si invece è notato un cambio di attitudine da parte della delegazione Brasiliana, con i negoziatori che hanno fatto interventi costruttivi in più di un’occasione, invece di darsi all’abituale ostruzionismo. Brasilia sembra aver dato un po' di respiro ai propri diplomatici, sorge quindi spontaneo chiedersi a cosa sia dovuto questo cambio di approccio, che quasi inquieta quando si considera la totale dissonanza con ciò che quotidianamente accade in Brasile. La ragione più probabile è l’incertezza che regna attorno alle incombenti elezioni nazionali di ottobre, che probabilmente non permette di aggiungere ulteriori “grattacapi” alla già tesa situazione interna al Paese.
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