Bonn, prima settimana intensa al negoziato
Si apre oggi a Bonn la seconda settimana di lavoro del negoziato intermedio “SB46” dell’UNFCCC.
Diversi i temi sul tavolo dalla scorsa settimana: dalla mitigazione all’adattamento, dalla trasparenza delle azioni e del supporto alla compliance, sino alla Global Stocktake prevista nel 2023. Non sono mancati scontri tra i Paesi su aspetti chiave dell’agenda, in particolare sulla natura e gestione dei Contributi Nazionali Volontari (NDC) e sull’equilibrio nella negoziazione dei vari temi, secondo alcuni Paesi troppo sbilanciati a favore dei Paesi sviluppati.
In attesa dei nostri approfondimenti su alcuni eventi specifici della prima settimana, tra cui il Technical Expert Meeting sulla mitigazione (TEM-M) ed un side event della OMS sul rapporto tra clima e salute, vi proponiamo tre temi oggetto di dibattito “politico” nel corso dei giorni scorsi, analizzati in maniera ancor più dettagliata dal Third World Network.
NDC: come conciliare il bisogno di uniformità con la natura nazionale (e volontaria) dei Contributi?
Un’altra questione che ha tenuto banco è quella degli NDC, relativamente alle caratteristiche dei Contributi Nazionali Volontari futuri. La difficoltà sta qui nel trovare un equilibrio tra: la necessità di fornire delle linee guida comuni, da rispettare, che aiutino a preservare l’ambizione; e la natura stessa dei contributi, che sono per definizione determinati a livello nazionale in maniera volontaria – punto questo sollevato dalla Cina.
Secondo l’India, tali linee guida non dovrebbero avere l’effetto di ridurre gli NDC in una specie di singolo form comune ove compilare obiettivi di riduzione delle emissioni, in quanto verrebbe alterata la natura stessa di tali contributi, connotandoli in maniera prescrittiva. Su questo aspetto, la Nuova Zelanda ed il Sud Africa ritengono che possano esserci alcuni aspetti determinati centralmente.
Più dettagliata l’Unione Europea, che suggerisce la definizione di alcune linee guida valide per tutti, ad esempio circa gli anni di riferimento.
Il G77 accusa i Paesi sviluppati di tentare di reinterpretare l’Accordo di Parigi
G77 e Cina hanno avanzato le proprie rimostranze lamentando un trattamento iniquo in sede negoziale, ad esempio (ma non solo) in termini di allocazione dei tempi tra alcune delle tematiche in agenda. Tra queste il mancato riconoscimento di alcuni aspetti importanti legati alla differenziazione, il bisogno di un equilibrio tra mitigazione e adattamento, i collegamenti tra le azioni ed i mezzi di implementazione, il bisogno di un uguale trattamento tra trasparenza delle azioni e trasparenza del supporto.
Secondo alcuni Paesi, tutto ciò non sarebbe semplicemente frutto di semplici difficoltà tecniche o di casualità, bensì almeno in parte di una strategia dei Paesi sviluppati per spostare il focus delle discussioni su aspetti loro più congeniali (si veda, ad esempio, la differente fluidità nelle negoziazioni sul tema della mitigazione rispetto a quelle sull’adattamento).
Taglio di fondi all’IPCC? Preoccupazione tra i Paesi in via di sviluppo
Da quanto si è potuto evincere dalla proposta di budget dell’UNFCCC per il periodo 2018-2019, non sarebbero attualmente previsti contributi economici a supporto del lavoro dell’IPCC (contro i circa 500.000 € destinati nel precedente biennio). I Paesi in via di sviluppo (guidati dal G77 + Cina) a Bonn hanno manifestato preoccupazione circa tale eliminazione: secondo alcuni Paesi, infatti, tale soppressione costituirebbe un cattivo segnale del mondo negoziale verso quello scientifico, chiamato a fornire quelle basi su cui l’intero processo politico deve poggiarsi e costantemente aggiornarsi.