BONN, QUESTIONI DI BUDGET
Da sempre i negoziati intermedi di metà anno rappresentano il momento chiave nel quale i Paesi stabiliscono, spesso dopo lunghi negoziati precedenti le riunioni di Bonn e poi fuori da formalità e telecamere, quanto mettere a bilancio per il biennio successivo a supporto del Segretariato UNFCCC.
Il Segretariato infatti – che organizza le COP, convoca le riunioni, e di fatto gestisce tutto relativamente ai negoziati sul clima durante l’anno – basa la propria attività su un bilancio previsionale biennale approvato dai Paesi ONU durante gli intermedi dell’anno precedente al primo di esercizio: oggi, giugno 2023, si discute il budget del biennio 2024-2025.
Questa discussione è solo apparentemente tecnica. Tramite le decisioni sulle allocazioni finanziarie, infatti, i Paesi indicano al mondo i temi e le priorità sui quali vogliono lavorare nei due anni successivi, al netto di stravolgimenti politici epocali – e sappiamo che dopo COP27 possiamo davvero aspettarci di tutto, in un quadro geopolitico in così rapido mutamento.
A Bonn da oggi i negoziatori del mondo si stanno confrontando su uno schema di budget proposto dal Segretariato UNFCCC 2024-2025 che potrebbe veder crescere la disponibilità finanziaria del Segretariato fino a €301,1 milioni, non inclusivi di un previsto aumento per inflazione del +7% ed estendibili quindi a €322,2 milioni. Potrebbe sembrare molto, per un’organizzazione tutto sommato piccola – anche se costruita per gestire un processo ormai gigante, globale – ma è importante leggere bene i numeri.
Innanzitutto, si parla di un bilancio biennale: i Paesi sono cioè chiamati a decidere su una dotazione finanziaria che sosterrà due anni di attività. In pratica, occorre dividere il totale per due. Al netto degli attesi aumenti legati alle traiettorie dell’inflazione, possiamo quindi dire che lo schema in esame a Bonn prevede una capacità di spesa annuale media di circa €150,55 milioni, comunque in aumento rispetto al budget complessivo integrato del 2022 che si era attestato su €125,8 milioni. Bisogna tuttavia tenere conto del fatto che il biennio 2022-2023 era ancora segnato, anche se parzialmente, dagli effetti della pandemia. Questo è importante se pensiamo che il budget dell’UNFCCC serve anche, tra le altre cose, ad organizzare workshop di esperti in presenza, a comprare biglietti aerei, a prenotare hotel. Ridotte capacità di movimento a livello globale tra 2020 e 2022 hanno inevitabilmente contratto, anche significativamente, la spesa.
Parlando di budget “integrato” emerge un altro elemento non banale. Nella costruzione di ogni previsionale biennale, i Paesi indicano quanto destinare in termini di risorse “core”, ossia per attività imprescindibili e quanto, invece, in attività “supplementari”. Andando a scorporare la proposta di budget per il biennio 2024-2025 vediamo che il budget minimo richiesto dal Segretariato, ossia la soglia minima di funzionamento pre-concordata dai Paesi nelle riunioni preparatorie al negoziato vero e proprio, si attesta su €82,6 milioni sul biennio, circa €41,3 milioni all’anno, equivalenti per approssimazione al bilancio di spesa corrente del Comune di Martina Franca, in provincia di Taranto, o di un qualunque Comune italiano sui 40.000 abitanti che possa venirvi in mente.
Questo paragone aiuta a capire come una macchina organizzativa, tecnica e spesso di supporto scientifico ai Paesi goda in realtà di ben poca autonomia, rispetto ai quasi 200 Governi che compongono le Nazioni Unite. Paesi che, come detto, ogni anno influenzano, tramite il budget, le priorità di lavoro dei due anni successivi. Nel biennio 2022-2023 veniva data grande importanza al tema della trasparenza, che rappresentava il 20,6% delle spese sui vari programmi, con cifre di fatto riproposte identiche (almeno a livello di core, con una lievissima flessione sull’integrato) nella nuova proposta previsionale. Del tutto assente invece il tema di perdite e danni: per vederlo integrato tra i “pilastri” di missione del budget UNFCCC (mitigazione, adattamento, implementazione e trasparenza) servirebbe infatti una decisione in tal senso da parte dei negoziatori, probabilmente in una prossima COP. Le risorse dedicate ai workshop, agli incontri, alle riunioni sul tema – ormai centralissimo – delle compensazioni per perdite e danni rimangono quindi ascritte a bilancio, almeno per adesso, sotto le spese in adattamento. Da notare, infine, che nella proposta presentata dal Segretariato ai negoziatori aumentano lievemente le spese per risorse umane, anche se in questo caso, come sopra, sarebbe più opportuno paragonare la proposta oggi sul tavolo con l’ultimo budget pre-pandemia.
Continueremo a monitorare l’esito del negoziato, appena iniziato, sul prossimo budget UNFCCC nelle due settimane di negoziati intermedi.
Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point
Immagine di copertina: fonte UNFCCC
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