PERDITE E DANNI, DALLA TEORIA ALLA PRATICA
Come sappiamo con COP27, il tema del Loss and Damage (L&D) è formalmente entrato a far parte dell’agenda dei lavori dei negoziati sul clima. Dunque, è anche uno dei temi ‘scottanti’ di queste sessioni di Bonn (SB58) e, in particolare, bisogna ora capire come rendere operativo il relativo fondo. Va precisato che L&D non è parte della agenda di SB58 (è infatti un item dell’agenda COP) tuttavia, vista l’importanza che il fondo ha e avrà per le comunità afflitte dal cambiamento climatico, sono già in corso discussioni in merito.
Da questo punto di vista, anche i Chairs di SB58 hanno tenuto a precisare che L&D verrà messo al centro dei lavori del Glasgow Dialogue che è, invece, oggetto di queste sessioni anche se l’agenda non è ancora stata formalmente adottata (ne abbiamo parlato all’articolo a questo link). Nel frattempo si stanno tenendo, quindi, multipli side-events le cui conclusioni hanno la funzione di informare e mandare avanti il processo.
Quello che emerge è sicuramente che le popolazioni più esposte al cambiamento climatico hanno ben presente cosa significhi subire perdite e danni a cause degli eventi climatici avversi. Le popolazioni indigene hanno, infatti, portato al tavolo delle discussioni molti esempi per dare concretezza alle lore parole. Gunn-Britt Retter, rappresentante delle popolazioni Inuit e Saami dell’Artico, ha spiegato come il cambiamento climatico stia seriamente riducendo le risorse naturali disponibili, alterando i sistemi tradizionali di funzionamento delle comunità oltre a forzare molti a ricollocarsi altrove. Andrea Carmen,Executive Director dell’International Indian Treaty Council, ha rilevato che l’estinzione di alcune specie autoctone sta alterando la biodiversità dei territori tra il Messico e gli Stati Uniti d’America e questo sta influendo negativamente sulle comunità che vivono di agricoltura o pastorizia che hanno sviluppato le loro tecniche contando sul corretto funzionamento degli equilibri naturali.
‘The loss and damage we have suffered from the impacts of climate change is already extreme and is both economic and non-economic and directly affect knowledge systems and ways of life. While no price can be put upon what we have already lost and all that is threatened, adequate, direct financial resources would greatly assist Indigenous communities to adapt to these losses, restore what we can and protect and strengthen the resilience of what remains’.
Citazione dalla dichiarazione di Gruppo delle Comunità Indigene rilasciata a COP26
Certamente, la diversità di scenari che il cambiamento climatico è capace di generare apre le porte a profonde discussioni in merito a cosa si intende esattamente per danni e perdite. Questa difficoltà è anche stata espressa dal Co-Chair dell’Executive Committee del Meccanismo Internazionale di Varsavia (WIM ExCom). Per questo motivo, è stato avviato con il 18esimo meeting di WIM ExCom tenutosi a Manila un canale di dialogo diretto con le comunità indigene al fine di poter integrare all’interno dello stream work di lavoro del Santiago Network il loro punto di vista e, dunque, catalizzare gli sforzi affinché le soluzioni individuate siano efficaci e incontrino le necessità delle comunità stesse (per maggiori informazioni sul Santiago Network puoi leggere un nostro articolo a questo link).
Da questo punto di vista le comunità indigene hanno già le idee chiare su come il fondo dovrebbe essere strutturato. In primo luogo, il fondo per L&D non dovrebbe essere associato ad altri fondi per la finanza climatica ma dovrebbe mantenere una sua indipendenza. Inoltre, dovrebbe essere progettato all’interno della UNFCCC, affinché sfugga a potenziali soggetti privati e serva invece interessi pubblicistici. In questo senso, fondamentale è che si creino canali diretti di finanziamento alle comunità indigene e che le soluzioni finanziate vengano elaborate con un apporto dal basso. In questo modo, da una parte, si eviterebbe il rischio di replicare modelli di fundings spesso inefficaci (ad esempio il Green Climate Fund che frequentemente viene utilizzato per iniziative avulse dai problemi reali affrontati quotidianamente da certe comunità), dall’altra, servirebbe a garantire un approccio umano e che rispetti le necessità e i diritti delle persone. In questo, le comunità indigene premono affinché la definizione stessa di L&D sia flessibile in modo da adattarsi ai contesti locali, includendo sia perdite e danni tangibili e intangibili (perdite economiche e non).
Infine, il fondo non dovrebbe avere solo una funzione emergenziale e ristorativa di danni e perdite già subite, ma anche agire per prevenire i danni e perdite potenziali. Questo aspetto è anche stato sollevato dagli attori del sistema degli aiuti umanitari che hanno messo in evidenza le lacune di tale approccio rispetto alle sfide degli impatti, presenti e futuri, del cambiamento climatico e che, quindi, non deve essere replicato. Dunque, è necessario che si lavori in primo luogo su iniziative che forniscano resilienza e capacità di adattamento con il contributo diretto delle comunità coinvolte.
Articolo a cura di Erika Moranduzzo, Volontaria ICN
Foto di copertina di Erika Moranduzzo