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10
Nov

EMISSIONI, A COP26 IL RAPPORTO DELL’ONU: NON STIAMO FACENDO ABBASTANZA

Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha presentato ufficialmente il suo report sul gap delle emissioni durante un side event alla COP26 di Glasgow. Il rapporto Emission Gap Report 2021 analizza il divario tra le emissioni di gas serra stimate nel 2030 se i paesi attuano gli impegni di mitigazione indicati negli NDCs e i livelli di emissioni globali necessari a rimanere sotto i 2°C o preferibilmente l’1.5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi. Questa differenza tra “dove probabilmente saremo e dove dovremmo essere” è diventata nota come “gap” di emissioni

L’evento in cui è stato presentato il report dell’UNEP a COP26

Nelle ultime due settimane, 150 Paesi hanno aggiornato i propri NDC (National Determined Contributions, o Contributi Nazionali Determinati) e/o presentato nuovi impegni volti a raggiungere la neutralità climatica. Insieme, queste nazioni sono responsabili complessivamente dell’81% delle emissioni globali ma le ultime analisi dell’UNEP mostrano che anche con i nuovi impegni l’impatto sulle emissioni risulta ancora limitato.

Come ha rilevato il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, infatti, le emissioni previste per il 2030 si ridurrebbero solo dell’8% rispetto a quanto si sarebbe verificato con gli impegni precedenti: per non superare i 2 gradi di riscaldamento rispetto all’era pre-industriale servirebbe un taglio del 30%, e per rimanere entro 1,5°C le emissioni dovrebbero essere ridotte del 55 per cento entro il 2030.

Per rimanere entro 2°C gli impegni dovrebbero essere all’incirca quadruplicati, e dovrebbero essere di circa 8 volte superiori per centrare l’obiettivo di 1.5°C. 

UNEP Emissions Gap Report 2021, Update November 9th 2021

Un altro punto importante riguarda gli impegni di emissioni net-zero o net-zero pledges che, ad oggi, sono stati assunti da oltre 70 Paesi. La buona notizia è che l’impegno dei paesi rispetto al raggiungimento di emissioni nette zero è aumentato. Le notizie meno positive invece riguardano la mancanza di obiettivi ambiziosi per il breve periodo al 2030 e la mancanza di trasparenza sui piani di realizzazione e sul processo di reportistica e revisione. 

Nel Rapporto sono stati analizzati anche i fondi destinati ai recovery plan nazionali post-Covid19, e sono stati valutati il metano e i meccanismi di mercato del carbonio come ulteriori opportunità per colmare più rapidamente il gap di emissioni. 

Per quanto riguarda i fondi dei recovery plan, su circa 16.7 trilioni di dollari spesi globalmente, solo circa 400 miliardi saranno utilizzati in investimenti green a supporto di una più rapida transizione ecologica, di fatto quindi un’occasione per chiudere più rapidamente il gap delle emissioni non colta appieno. 

Nella prima settimana a Glasgow 100 paesi hanno aderito all’Accordo sul metano, e si prevede una riduzione del 30% delle emissioni entro il 2030. Tuttavia, il Gap Emissions Report ci ricorda che gli attuali NDC coprono solo circa un terzo della riduzione di emissioni metano necessaria per essere coerenti con l’obiettivo dei 2°C, e solo il 23% circa di quanto è necessario per l’obiettivo di 1,5°C. Ci sono, tuttavia, ottime opportunità per includere ulteriori misure di riduzione del metano negli NDC. 

Infine, il numero di Paesi che nei loro nuovi o aggiornati NDC hanno indicato l’uso previsto o possibile di meccanismi di mercato del carbonio è quasi raddoppiato rispetto ai precedenti NDCs, mostrando un significativo aumento di interesse. 

Tuttavia, i mercati del carbonio possono rappresentare una reale opportunità e guidare l’ambizione solo se le regole saranno definite in modo chiaro, e supportate da accordi che permettano di monitorare i progressi e assicurare trasparenza. 
In conclusione, come ha ricordato Inger Andersen, Direttrice Esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, i Paesi non stanno facendo abbastanza e  bisogna agire con più ambizione. Andersen ha ribadito come il messaggio centrale del Rapporto sia la presenza di un gap di emissioni ma anche e soprattutto un gap di leadership che va colmato con urgenza.

di Margherita Barbieri, Volontaria Italian Climate Network per COP26

Questo articolo del Bollettino COP di ICN fa parte del progetto EC DEAR SPARK. ICN monitora i negoziati e riporta quanto accade in italiano e in inglese, sul nostro sito e sui canali social, come parte di un consorzio paneuropeo di oltre 20 organizzazioni no-profit impegnate nel promuovere la coscienza climatica con particolare attenzione al ruolo dei giovani e ai temi della cooperazione internazionale e delle politiche di genere.

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