COP27 E I DIRITTI DELLE DONNE E RAGAZZE AFRICANE
07
Nov

COP27 E I DIRITTI DELLE DONNE E RAGAZZE AFRICANE

Alla conferenza stampa che si è svolta lunedì mattina a COP27, WEDO (Women Environment & Development Organizationha dato voce alle donne e alle ragazze africane. 4 speaker hanno preso parola per rendere note le priorità e le richieste della comunità delle donne e ragazze africane affinché queste vengano integrate nei lavori negoziali della COP27. La necessità di dare loro centralità nasce dal fatto che COP27 è ospitata da un paese africano. Da qui l’occasione e anche l’urgenza di far esprimere questa comunità costantemente lasciata ai margini delle discussioni sul clima, nonostante sia tra le più afflitte dal cambiamento climatico. Nothing about us withous us, il loro motto!

La moderatrice della conferenza ha spiegato che le donne e le ragazze africane in uno sforzo collettivo hanno stilato 27 richieste, una per ogni anno di COP. Queste sono state esposte in modo dettagliato a turno dalle speaker, distinguendole in 4 aree tematiche.

  1. Il Diritto di Rappresentanza

Secondo Nada Elbohi dall’Egitto, un elemento essenziale affinché le priorità e le richieste delle donne africane vengano recepite durante COP27 è dare loro accesso e inclusione nei processi decisionali. La giustizia climatica non può essere garantita senza un’adeguata rappresentazione delle donne africane ai tavoli negoziali della COP27. In particolare le donne devono essere messe nelle condizioni di avere accesso alle discussioni, ed è necessario che vengano forniti loro i mezzi e le risorse necessarie a  partecipare in modo effettivo. Elbohi ha sottolineato infatti che le donne e le ragazze africane possiedono anche conoscenze preziose, maturate sia sul campo sia dalla cooperazione con le comunità locali, e che portarle all’attenzione di COP27 consentirebbe di trovare soluzioni climatiche più efficaci.

  1. Giusta Transizione (Just Transition)

Anne Songole dal Kenya ha invece messo in evidenza come le donne africane non abbiano causato la crisi climatica e tuttavia più di altri stiano sopportando i costi del surriscaldamento globale. In questo frangente, la comunità africana osserva i paesi del Global North tra cui l’Unione Europea affinché mantengano fede alle promesse ‘green’ di transazione energetica. Secondo Songole, l’attuale crisi energetica non deve essere strumentalizzata dai paesi sviluppati per evitare di adempiere agli impegni assunti. Inoltre, la comunità di donne africane si aspetta maggiori progetti a supporto delle persone più povere e vulnerabili del Global South con iniziative ‘pulite’ e contestualizzate sulle realtà specifiche delle comunità colpite dal cambiamento climatico.

  1. Agricoltura

Gertrude Kenyangi dall’Uganda ha ricordato che la terra è il più importate asset nel settore agricolo. Tuttavia le donne in Africa non hanno accesso al relativo diritto di proprietà sui terreni, nonostante siano proprio loro quelle maggiormente impiegate nell’agricoltura. Solo una percentuale minima di donne africane ha diritto di proprietà sui terreni (circa il 7%), mentre la maggior parte non ha accesso a tale diritto, così come non ha controllo decisionale in materia. A questo si aggiungono i processi di land-grabbing (cioè di appropriazione dei terreni) in favore di attività di estrazione, che minano i diritti delle donne africane nel processo di distribuzione e gestione dei terreni da destinare all’agricoltura. Le donne africane chiedono dunque maggiore equità e un processo decisionale che sia gender-responsive.

  1. Finanza climatica

Priscilla Achakpa dalla Nigeria ha infine sottolineato che le donne africane chiedono effettivo accesso alla finanza climatica, specialmente per far fronte ai danni e alle perdite derivanti dal cambiamento climatico (Loss&Damage) e garantire una giusta transizione verde. Inoltre, ha evidenziato che gli investimenti in tecnologie dovrebbero tenere conto degli strumenti tecnologici sviluppati dalle comunità indigene e che potrebbero essere utilizzati per lo scopo. Infine, ha dichiarato che i fondi individuati nell’ambito della finanza climatica dovrebbero essere fatti confluire nelle mani delle donne africane specificamente per implementare misure di adattamento, ad oggi ancora carenti, e per far fronte ai conflitti innescati dal cambiamento climatico, i cui effetti negativi colpiscono per lo più donne e ragazze africane.

Le donne africane hanno dunque le idee chiare su quali siano le loro priorità e necessità. Ci si attende ora che le stesse vengano recepite in sede negoziale.

Articolo a cura di Erika Moranduzzo, volontaria sezione Clima e Diritti

Foto di copertina: credits Erika Moranduzzo

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