cop28 bozza global stocktake
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LA BOZZA DEL GLOBAL STOCKTAKE DELL’11 DICEMBRE, PUNTO PER PUNTO

Alle 16.30 dell’11 dicembre è circolata la nuova bozza sul Global Stocktake, preparata stavolta dal Presidente della COP28, che ha subito lasciato molto amaro in bocca agli osservatori della società civile e ai membri di molte delegazioni, inclusa quella dell’Unione Europea. Vediamo le principali differenze con la bozza circolata in precedenza, lo scorso 8 dicembre.

In sintesi:

  • Scompare la previsione dell’uscita netta dalle fonti fossili, il “phase-out”: si parla ora di “sostituzione” delle fonti fossili non compensate da CCS, senza alcun riferimento temporale
  • Confermata la necessità di raggiungere il picco globale delle emissioni nel 2025, ma ora con un testo più debole.
  • Per la prima volta in un testo di questo tipo si parla dell’energia nucleare tra le fonti energetiche di transizione.
  • Non si parla più di “phase-out” neanche nel paragrafo sul carbone.
  • Emissioni nette zero entro la metà del secolo, e non più al 2040.
  • Sparisce ogni riferimento al carbon pricing.
  • Ridotte le pretese cinesi contro il CBAM europeo, rimane la posizione europea che tenta di coinvolgere Pechino nel finanziamento del Fondo perdite e danni.
  • Finalmente si fa chiarezza sui tempi di presentazione dei nuovi NDC, gli obiettivi climatici delle nazioni, ora previsti in arrivo al massimo tra dicembre 2024 e marzo 2025.
  • Introdotta nel testo una menzione dei migranti climatici.

In dettaglio:

Saltano titoli e capitoli

Il nuovo testo negoziale è un mono-blocco testuale senza più titoli né capitoli.

Preambolo

Nel preambolo non si parla di 1.5°C (come vecchia bozza)

La revisione del Presidente continua a tenere dentro un riferimento forte alle Responsabilità comuni ma differenziate (CBDR-RC) ma manca qui ogni riferimento all’obiettivo minimo di Parigi di contenere il riscaldamento globale entro +1,5°C alla fine del secolo. Questa assenza non è banale anche perché potrebbe essere riflessa negli altri testi delle decisioni finali della COP.
L’obiettivo compare qualche volta in paragrafi successivi (a fasi alterne), ma sappiamo quanto sia importante (politicamente) citare un obiettivo-quadro nel preambolo di un testo di questo tipo, e quanto lo sia diventato in particolare dal G20 italiano del 2021 in poi, quando la citazione dell’obiettivo di Parigi tornò improvvisamente nei testi negoziali dopo anni di minore ambizione. Insomma, questa assenza potrebbe non essere una mera distrazione.

Importante citazione dei diritti umani e dei diritti dei popoli indigeni (come nella vecchia bozza)

Spicca, per il posizionamento al sesto paragrafo del preambolo, un riferimento forte ai diritti, mantenuto nel nuovo testo senza modifiche o omissioni. Positivo.

Contesto e considerazioni trasversali (nuovi par. 1-18)

“Non ci siamo” (come nella vecchia bozza)

Il paragrafo 2 segnala che “nonostante progressi” negli ultimi anni “le Parti non sono ancora collettivamente in linea verso il raggiungimento dell’obiettivo generale dell’Accordo di Parigi ed i suoi obiettivi di lungo periodo”. Nel paragrafo 8 (vecchio par. 5) si dice, inoltre, che i Paesi “notano allarmati” che “le attività umane, principalmente tramite l’emissione di gas serra, hanno inequivocabilmente (sottolineato dell’autore) causato un riscaldamento globale di circa 1.1°C”,formulazione sopravvissuta ai tagli.

Spinta forte sull’obiettivo +1,5°C, qui sì

Il nuovo paragrafo 4 usa un linguaggio molto forte, intimando ai Paesi di mettere in campo “sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C”.
Un paragrafo solo su questo, a voler rimarcare l’importanza dell’obiettivo (che però, come detto, non compare nel preambolo generale).

Giustizia climatica internazionale, un testo ora più.. elegante

Rispetto alla bozza dell’8 dicembre, il tema della giustizia climatica viene ora affrontato con maggiore eleganza testuale, con riferimenti puntuali a considerazioni del sesto report IPCC a sostegno di un ragionamento sulle responsabilità storiche. Un testo nuovo a fronte di ben quattro opzioni nella precedente versione.

Mitigazione (nuovi par. 19-50)

Un copia e incolla venuto male?

I paragrafi 19 e 20 sulla necessaria aderenza dell’azione climatica agli obiettivi di Parigi sono di fatto dei copia e incolla dei paragrafi 3 e 4. Forse un errore dovuto alla fretta: non ha molto senso ripetere dati e obiettivi all’inizio di un capitolo se la struttura per capitoli è stata abbandonata. Verranno probabilmente eliminati nel testo finale.

Non si punta più il dito

Il vecchio paragrafo 23 offriva tre opzioni negoziali; sul finale dell’opzione 1 si puntava il dito, senza nominarli, contro due Paesi sviluppati che secondo gli ultimi report quinquennali sulle emissioni non avrebbero rispettato i loro impegni internazionali. Come avevamo previsto, il paragrafo è stato eliminato. In questo contesto ONU, il dito non si punta mai.

Picco delle emissioni al 2025: confermato, ma testo alleggerito

Il paragrafo 29 (vecchio paragrafo 25) indica con chiarezza la necessità di arrivare al picco globale di emissioni climalteranti entro il 2025. Tuttavia, non si chiede più ai Paesi di comunicare la data prevista di picco dei loro sistemi emissivi. Nessun ulteriore riferimento alla condizionalità degli NDC dei Paesi in via di sviluppo come da vecchia bozza.

Niente più phase out: il passo indietro che può cambiare la COP

Il nuovo paragrafo 39 (vecchio paragrafo 36) della bozza, probabilmente il più importante dell’intera COP, è stato fortemente rimaneggiato al ribasso. Centrale il ruolo del verbo inglese “could”: si dice che i Paesi “potranno” includere alcune delle politiche elencate, dicitura ora fin troppo blanda, mentre nel vecchio testo si “chiedeva” ai Paesi di applicare certe politiche.

Capacità rinnovabile x3: sopravvive, ma testo indebolito

Confermata la decisione della COP di triplicare globalmente al 2030 la capacità di generazione di energia rinnovabile, stavolta senza attenuanti per le fonti fossili nel percorso di transizione come da vecchia bozza; spariscono tuttavia cifre e obiettivi specifici.

Rimane la cattura e stoccaggio di carbonio, arriva il nucleare – ed è la prima volta

Non solo viene mantenuta la dicitura, nel paragrafo 39 (d), che vede i sistemi CCS tra le soluzioni identificate per procedere nella transizione ecologica, ma a questi viene aggiunta l’energia nucleare e – da quanto siamo riusciti a ricostruire in queste ore – sembra sia la prima volta nella storia delle COP che questa tecnologia appare in maniera così esplicita.

Phase-out, phased-out: scompare la dicitura, ora si parla di “Sostituzione”

Nella precedente bozza, quattro opzioni negoziali su cinque parlavano del phase-out dalle fossili, fatto che era stato salutato positivamente dalla società civile e dai Paesi più ambiziosi. Purtroppo, nella nuova bozza del Presidente (paragrafo 39) il termine scompare del tutto, per lasciare posto alla dicitura “aumentare gli sforzi verso la sostituzione dei combustibili fossili non compensati nei sistemi energetici”.
“Sostituzione” è probabilmente il termine di compromesso trovato da Al Jaber dopo i lunghi negoziati ministeriali di domenica, a fronte del gruppo OPEC ed altri Paesi che il “phase-out” nei testi finali proprio non lo volevano.

Una novità: “riduzione” di produzione e consumo dei fossili

Forse per ridare respiro a un testo tanto politicamente mutilato, la Presidenza ha aggiunto un sotto-paragrafo (e) nel quale tra le strade percorribili (non obbligatoriamente) dai Paesi si indica una generica riduzione di consumo e produzione delle fossili, che poi significa “phase down”.

Per il carbone c’è solo un blando phase down, senza più tempistiche
Rispetto al precedente testo, spariscono riferimenti temporali sull’uscita dal carbone, che diventa graduale – il vecchio testo parlava invece di uscita “immediata”, “in questo decennio”.

Testo indebolito sul metano, spariscono gli obiettivi

Il sotto-paragrafo sul metano (f) risulta fortemente indebolito rispetto alla bozza precedente (ex paragrafo 39, opzione 1); si dice che tra le soluzioni possibili i Paesi possono accelerare e ridurre le emissioni di metano entro il 2030 ma senza più un obiettivo, una cifra, una data.

Sussidi alle fonti fossili solo se promuovono benessere sociale (come nella vecchia bozza)

Rimane nel testo, leggermente integrata, la curiosa formulazione sotto la lettera (h), che promuove l’uscita dai sussidi (ora detti “inefficienti”) alle fonti fossili che non comportano impegni concreti e positivi su povertà energetica e giusta transizione. 

Testo più debole sulla revisione degli NDC, lato mitigazione

Se il vecchio paragrafo 46 “richiedeva” ai Paesi di rivedere i loro piani nazionali in termini di maggiore ambizione sulla mitigazione, il nuovo paragrafo 47 li “incoraggia” ad agire in questo senso. Una formulazione molto più debole.

Net zero al 2040? No, ora “entro la metà del secolo”

Il paragrafo 50 (vecchio paragrafo 49) sopravvive alla revisione della Presidenza, chiedendo ai Paesi di comunicare entro COP29 i propri piani per arrivare a emissioni nette zero, tuttavia rinunciando nel nuovo testo al riferimento al 2040 e tornando indietro ad un più generico “entro la metà del secolo”.

Adattamento (par. 51-86)

Gap finanziario sull’adattamento? Meglio non parlarne troppo

Il nuovo paragrafo 62, un rigo scarso, dice che i Paesi “notano con preoccupazione che il gap finanziario sull’adattamento si sta ampliando”. Questa breve frase va a sostituire, rispetto alla precedente bozza, un lungo e dettagliato paragrafo sui bisogni dei Paesi più vulnerabili. Forse per alcuni Paesi era preferibile non “impiccarsi” con troppe cifre in questa fase o in questa parte del testo.

Sparito il nuovo report speciale IPCC sull’adattamento
Sparisce dal testo il vecchio paragrafo 77, che chiedeva all’IPCC di redigere un nuovo Report speciale sull’Adattamento.

Un linguaggio ora chiaro sul raddoppio dei fondi

Il paragrafo 84 rende chiaro quello che il vecchio paragrafo 82 balbettava: con un linguaggio forte e deciso, dice che i Paesi sviluppati sono ora spronati ad “almeno raddoppiare il loro contributo collettivo in finanza per l’adattamento” entro il 2025 rispetto al 2019. Il successivo paragrafo 86 sottolinea la necessità che questi fondi arrivino in forma di contributi e non di prestiti.

Finanza (par. 87-128)

Il Global Stocktake dovrà essere parte del nuovo obiettivo post-2025

Il nuovo paragrafo 87 incoraggia i Paesi a considerare quanto emergerà a COP28 dal primo Global Stocktake nelle loro decisioni in merito al nuovo obiettivo finanziario globale per il post-2025, argomento che verrà trattato nella prossima COP.

100 miliardi all’anno, il testo ora è chiaro: non li abbiamo raggiunti

Il vecchio paragrafo 87 lasciava spazio all’interpretazione in merito al raggiungimento o meno, nel 2022, dell’obiettivo globale di destinare 100 miliardi di dollari all’anno in finanza per il clima. La formulazione del nuovo paragrafo 92, che ne prende il posto, indica con chiarezza che l’obiettivo non è stato affatto raggiunto e che i Paesi ne prendono atto “con profonda amarezza”. Il tema viene ripreso, in modo quasi identico, nel successivo paragrafo 104, che potrebbe venire eliminato nel documento finale per evitare ripetizioni.

Finanza climatica? Erogazioni, non prestiti

I precedenti paragrafi 90 e 92 si interrogavano sulla natura della finanza climatica, sottolineando l’assenza di una definizione condivisa. La nuova formulazione del paragrafo 96, che li sostituisce, indica brevemente ma in modo deciso che per finanza climatica si intendono principalmente erogazioni e non prestiti, in linea con quanto richiesto a ogni COP dai Paesi del Sud del mondo.

Un nuovo programma di lavoro sull’Articolo 2.1.c? No

Sparisce del tutto dal testo l’idea, precedentemente presentata nel paragrafo 113, di lanciare un nuovo programma di lavoro sull’Articolo 2.1.c dell’Accordo di Parigi, quindi sulla consistenza dei flussi finanziari esistenti con gli obiettivi sul clima. Un passo indietro.

Meno attenzione al greenwashing

Il paragrafo 115 della precedente bozza conteneva interessanti indicazioni di lavoro sull’uscita dai sussidi alle fonti fossili e, in particolare, al greenwashing e alla credibilità degli impegni del settore privato. Il paragrafo 124, che lo sostituisce, è fortemente annacquato e scompaiono tutti i riferimenti al tema.

Trasferimento tecnologico (par. 129-138)

Nuovo programma sull’implementazione tecnologica: scompaiono i soldi

Il paragrafo 138 della bozza vede sopravvivere la proposta di istituire un nuovo programma sull’implementazione tecnologica (Technology implementation programme), senza però più alcun riferimento alla prevista dotazione finanziaria iniziale di 2,5 miliardi di dollari da rinnovare in linea con ogni futuro Global Stocktake.

Capacity building (par. 139-148)

Un nuovo Fondo per il capacity building? No

L’idea di lanciare un nuovo Fondo a sostegno delle azioni di capacity building, quindi per il supporto ai Paesi in via di sviluppo nella loro implementazione degli NDC (opzione 1 del vecchio paragrafo 134), scompare del tutto dal testo e viene sostituita, al paragrafo 145, da una generica “condivisione di competenze” a costo zero.

Perdite e danni (par. 149-1)

Un riferimento in più ai migranti climatici

Al Paragrafo 150, nel quale si identificano le popolazioni ed i gruppi sociali maggiormente colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici in termini di perdite e danni, al termine di una lunga lista (già presente nella precedente bozza) viene aggiunto un riferimento ai migranti climatici. Inatteso.

L’Europa prova a coinvolgere la Cina (come nella vecchia bozza)

Si salva il paragrafo 165 (vecchio paragrafo 155), nel quale si dice che anche i Paesi di sviluppo che vorranno volontariamente contribuire alla finanza per perdite e danni potranno farlo; rimane quindi aperto lo spiraglio testuale tramite il quale l’Unione Europea prova a coinvolgere la Cina nel nuovo Fondo, lanciato due settimane fa.

Da un report annuale IPCC sul Loss and Damage Gap a un generico “report del Segretariato”

Presente nella precedente bozza, l’idea di far elaborare all’IPCC un report annuale su Perdite e danni (anche troppo ambiziosa) è stata sostituita dalla previsione di un generico report del Segretariato, da consegnare secondo scadenze non chiare.

Impatti dell’azione climatica (par. 172-187)

Moderati e alleggeriti gli attacchi al CBAM europeo

Il forte attacco (implicito ma non troppo) alle nuove misure frontaliere europee sulle emissioni previste dal Green Deal europeo (il cosiddetto CBAM) viene fortemente moderato e alleggerito, tanto che nella nuova bozza se ne parla solamente nel paragrafo 174, contro le quattro menzioni della bozza precedente. Se ne parla peraltro con un linguaggio molto più generico, evitando ora riferimenti puntuali a misure unilaterali considerate dannose per il libero mercato, riprese solo nel successivo paragrafo 192.

Una menzione in meno per l’obiettivo di +1,5°C

Senza particolari ulteriori revisioni testuali, scompare dal paragrafo 178 ogni riferimento all’obiettivo minimo di Parigi di contenere le temperature entro +1,5°C quando si parla delle misure necessarie alla transizione ecologica. Non rilevante ai fini dell’analisi complessiva, ma curioso.

Cooperazione internazionale (par. 188-202)

Prezzo sul carbonio? Sparito

Sparisce il vecchio paragrafo 188, che incoraggiava i Paesi a istituire un prezzo sul carbonio. Pensavamo potesse venire modificato o alleggerito, è stato invece cancellato.

Guardando avanti (par. 192-206)

Nuovi NDC: almeno entro 9-12 mesi da COP30 (miglioramento rispetto alla vecchia bozza)

Le varie opzioni del vecchio paragrafo 192 trovano sintesi e soluzione nei nuovi paragrafi 205, 206, 207. I Paesi “devono” (shall) – linguaggio forte e imperativo a livello negoziale – presentare i loro prossimi NDC al Segretariato almeno entro 9-12 mesi da COP30 nel 2025, con orizzonte temporale delle politiche al 2035.
Nel paragrafo 209 si ribadisce che i nuovi NDC dovranno riflettere la massima ambizione possibile di ogni Paese; nei paragrafi 211 e 212 si ricorda che gli NDC dovranno tenere in considerazione quanto emerso quest’anno nel primo Global Stocktake. Questo linguaggio così chiaro, con puntuali riferimenti alle revisioni quinquennali previste nell’Accordo di Parigi, rappresenta probabilmente l’unico miglioramento significativo di questo nuovo testo, altrimenti ampiamente alleggerito e indebolito dalla revisione del Presidente.

Spariscono il Report IPCC sui costi della transizione e il report annuale sul post-GST

Nella parte finale della precedente bozza venivano previsti un nuovo report IPCC sui costi della transizione, un report annuale del Segretariato sull’implementazione di quanto emerso nel primo Global Stocktake, un nuovo GST Forum per preparare meglio i nuovi NDC verso il 2025. Nessuna di queste idee sopravvive nella bozza odierna.

Nuove idee: il Dialogo sui bambini e il Dialogo sulle montagne

Entrano invece nel testo due novità inattese, la previsione dell’istituzione di un nuovo Dialogo su bambini e cambiamento climatico (paragrafo 220) e un nuovo Dialogo di esperti sulle montagne e i cambiamenti climatici (221). Abbiamo l’impressione che queste iniziative, come quelle precedentemente citate su costi della transizione e GST, potrebbero a loro volta venire cancellate dalla decisione finale – alcuni Paesi tentano di inserire output su proprie priorità nazionali, di volta in volta. Purtroppo, in questo caso con un notevole calo di ambizione rispetto alla bozza precedente, sebbene compaiano temi nuovi.

Verso i nuovi NDC: un evento con Guterres, ma non si dice quando

Il vecchio paragrafo 205 viene sostituito dal nuovo 230: rispetto alla scelta tra avere più eventi nell’avvicinamento ai nuovi NDC o averne uno unico sotto gli auspici del Segretario Generale Guterres a settembre 2025 a margine dell’Assemblea Generale annuale all’ONU, il nuovo testo indica che i Paesi hanno optato per l’evento unico, tuttavia senza specificare alcuna data. Previsione un po’ troppo vaga, in un mondo – quello UNFCCC – in cui i calendari dei lavori coprono già in dettaglio almeno i prossimi due anni.

Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor, Politiche Europee e Multilaterali sul Clima Italian Climate Network

Immagine di copertina: foto di Jacopo Bencini

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