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GLOBAL GOAL OF ADAPTATION, TRA LUCI E OMBRE VERSO L’ADOZIONE A COP28

  • A COP28 si riconosce un “preoccupante” divario sui finanziamenti per l’adattamento, tra previsioni, impegni e reali trasferimenti; ma non ci sono vincoli, solo appelli.
  • Ancora opzionale nel testo il richiamo a Convenzione e Accordo di Parigi e anche, nel caso, al richiamo delle responsabilità comuni ma differenziate.
  • Per tutti i Paesi sono previsti obiettivi al 2025, come le valutazioni aggiornate su impatti e rischi e al 2027, come l’adozione di sistemi di allerta precoce multirischi.
  • Riconosciuto il ruolo fondamentale delle popolazioni indigene e delle comunità locali.

La presidenza di COP28 ha fretta.
I lavori delle sessioni negoziali sono indietro, ma il Presidente Sultan Al Jaber ha fretta di chiudere in tempo per la scadenza prevista per il 12 dicembre. Anche per questo ha convocato nel corso della serata di sabato, una sessione informale per fare il punto sui lavori e, soprattutto, serrare le fila.

La mattina di domenica, infatti, sono uscite le prime bozze di decisione di alcuni Contact Group. Tra queste, quella relativa al GGA, il Global Goal on Adaptation, che è – come si legge – una versione di “testo del Presidente” seppur, come specificato nelle note, adottata consultando i presidenti degli Organismi Sussidiari.

Un testo che, tra i punti che balzano subito agli occhi,  evidenzia (art.25) “con preoccupazione che il divario nei finanziamenti per l’adattamento si sta ampliando e ribadisce l’appello e l’esortazione ai Paesi sviluppati almeno a raddoppiare i propri finanziamenti climatici “per l’adattamento ai Paesi in via di sviluppo, dai livelli del 2019 entro il 2025”.

In realtà come sappiamo è proprio questo il punto fondamentale per implementare politiche e pratiche di adattamento ad opera dei Paesi in via di sviluppo o comunque più vulnerabili, che ne hanno necessità immediata o nell’immediato futuro. Attivisti, organizzazioni umanitarie e società civile evidenziano tutta la criticità rispetto all’urgenza di agire sull’adattamento, al trasferire i fondi necessari e alla non obbligatorietà di trasferire  fondi. La questione cruciale rimane il rapido ed efficace superamento di questo divario da parte dei Paesi sviluppati, in linea con i loro obblighi finanziari nell’ambito degli accordi climatici delle Nazioni Unite.

Altro aspetto controverso, e che evidentemente rispecchia la diversità di posizioni tra le Parti dei negoziati, è che, al momento, non è ancora chiaro se la decisione sul GGA richiamerà la Convenzione e lo stesso Accordo di Parigi (opzioni 1 e 2, nelle premesse) o anche, nel caso, se lo saranno le responsabilità comuni ma differenziate (opzione 1). O non ci sarà alcun richiamo ad essi (opzione 3).

Tra gli aspetti positivi che ci sentiamo di evidenziare, sono gli obiettivi (art.11) fissati per tutti i Paesi al 2025, al 2027 e al 2030. 

Nei primi,  “valutazioni aggiornate dei pericoli climatici, degli impatti dei cambiamenti climatici e dell’esposizione ai rischi e alle vulnerabilità e abbiano utilizzato queste valutazioni per informare la formulazione dei piani di adattamento nazionali e dei contributi determinati a livello nazionale”.

Entro il 2027,  è previsto che “tutte le Parti abbiano istituito sistemi di allerta precoce multirischio e servizi di informazione sul clima per la riduzione del rischio”.

Inoltre, entro il 2030 sono previsti obiettivi in tema di pianificazione (al 2025), attuazione, monitoraggio e valutazione relativamente alle politiche di adattamento.

È anche imposto un programma di lavoro per sviluppare ulteriormente obiettivi e indicatori. Sono previsti obiettivi (ma, non specifici) su temi quali: acqua, cibo, agricoltura e salute, resilienza di ecosistemi e infrastrutture.

Nel testo è riconosciuto il ruolo fondamentale delle popolazioni indigene e delle comunità locali circa i loro valori per sviluppare il quadro di riferimento sull’adattamento (art.8); nella protezione del patrimonio culturale (art.10.g); nella definizione di indicatori, metriche e obiettivi nell’implementare l’azione adattiva (art.13); nell’attuazione del quadro complessivo di adattamento (art.19); nel riconoscimento della propria leadership come custodi della natura (art.21).

Aspetti negativi del testo rimangono, al momento e stante la bozza decisoria attualmente pubblicata, l’assenza di  un chiaro linguaggio sull’implementazione e sulla finanza (oltre il raddoppio dell’obiettivo di finanziamento dell’adattamento).

Insomma, il quadro non è ancora definito. Ci sono luci e ombre, ma l’aspetto fondamentale resta quello della finanza: della sua urgenza e della sua quantità. Affinché lo strumento istituito nel 2015 a Parigi (COP21), portato avanti nel 2021 dal programma biennale stabilito a Glasgow (COP26, CMA3) e con il quadro avviato nel 2022 a Sharm el-Sheikh (COP27, CMA4) non resti una bellissima iniziativa teorica, priva di risvolti concreti e reali.

Ecco, delle luci vorremmo che si accendessero prima possibile quelle luminose dei pixel degli schermi dei decisori politici dei Paesi Sviluppati, accesi per premere il tasto “invia” ai trasferimenti dei fondi necessari.

Articolo a cura di Paolo Della Ventura, volontario Italian Climate Network

Foto di copertina: Sultan al Jaber, UNFCCC Platform)

Bozza di Decisione sul GGA

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