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SOCIETÀ CIVILE, PLENARIA SPECIALE IN SORDINA

Sabato 9 dicembre, a COP28 si è svolta una sessione plenaria speciale dedicata all’ascolto delle Organizzazioni Internazionali e Non Governative.

Un rappresentante della Presidenza di COP28 ha aperto i lavori, iniziati con circa un’ora di ritardo rispetto al previsto, sottolineando il senso di urgenza necessario per affrontare le sfide di questa conferenza, urgenza peraltro ribadita durante la giornata anche ai facilitatori delle varie sessioni negoziali e nella plenaria finale delle 20.30. La Presidenza ha quindi citato la collaborazione e cooperazione come aspetti necessari nel lavoro di tutti, esortando i delegati a lavorare intensamente visto il poco tempo rimasto per dare un chiaro messaggio al mondo. In seguito, ha sottolineato gli aspetti pratici e organizzativi della sessione esortando i delegati a un “effective time management” da mantenere durante gli interventi e a rispettare tassativamente gli appena due minuti messi a disposizione, così da permettere a tutti di esprimersi.

Dopo di lui hanno subito preso la parola le organizzazioni internazionali.
Sono state quasi 30 quelle intervenute in aula, tra centri di ricerca, centri per la conservazione della natura e per al biodiversità, centri di formazione e di educazione climatica e responsabile, centri e network per la cooperazione ambientale, commissioni per lo sviluppo sostenibile e la finanza climatica, organizzazioni focalizzate su temi specifici come agroforestry, diversità del suolo, conservazione dell’ecosistema delle Alpi europee e partecipazione giovanile.

In tutto, poco meno di metà delle organizzazioni rappresentavano la società civile.
11 delegati hanno infatti dato voce ai lavori, alle battaglie e allo scontento delle organizzazioni non governative e della società civile. Si è percepita da subito la differenza, nei toni più duri e nei contenuti più pratici, rispetto ai discorsi della sessione di interventi precedente, più impostata, più istituzionale.

Nella plenaria di sabato, l’eterogeneità degli interventi ha fornito tante visioni diverse su giustizia climatica, transizione energetica, trasparenza e governance, fornendo un palcoscenico aggiuntivo e necessario a tante realtà altrimenti confinate nei rari e brevi statement concessi durante le plenarie COP di apertura e chiusura.
La voce delle popolazioni indigene, delle persone disabili, del mondo della ricerca, di quello del business, dei giovani, degli agricoltori e delle organizzazioni femministe ha potuto esprimersi e far sentire la propria voce nei minuti concessi (solo 2, anche se non tutti hanno rispettato il timer) davanti alla presidenza di COP28. 

Purtroppo, questa plenaria speciale non ha catturato l’attenzione dei delegati.
Avendo seguito la sessione di persona, qui a Dubai, abbiamo infatti potuto constatare che la sala non era piena, anzi era occupata solo per un quarto. Questo non sorprende, tenuto conto che nella stessa fascia oraria si svolgevano negoziati tecnici e politici sul tanto discusso Articolo 6 dell’accordo di Parigi (ben 3 sessioni nella giornata, vista l’urgenza di chiudere imposta dalla Presidenza), sulle migrazioni climatiche, l’economia verde e sul tema dell’inclusione delle donne e la questione di genere – oltre a un infinito negoziato sul filone Just Transition iniziato alle 14.00 e, al momento della stesura di questo articolo, ancora non terminato dopo oltre otto ore consecutive.

Articolo a cura di Cecilia Consalvo, delegata di Italian Climate Network a COP28.

Immagine di copertina: foto di Cecilia Consalvo.

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