DENTRO LE SALE: QUESTIONI DI FINANZA CLIMATICA
La fine dei negoziati si avvicina e sale il nervosismo tra i banchi negoziali: nelle prime bozze emerge la necessità di arrivare a impegni più concreti e credibili sul tema della finanza climatica. Nonostante uno dei tre obiettivi dell’Accordo di Parigi sia dedicato all’orientamento dei flussi finanziari compatibili verso un scenario a basse emissioni di gas serra, nella storia dei negoziati sul clima questo rimane uno degli impegni spesso disatteso dalle Parti.
La Presidenza vede il rischio che un mancato accordo su questo tema possa ripercuotersi sugli altri tavoli negoziali. Per questo e per mettere pressione sui negoziatori è stato quindi chiesto di concludere i lavori entro mercoledì (oggi).
Molte ancora le questioni sul tavolo, in primis quali siano i flussi da rendicontare come “finanza climatica”. Quella che sembra una finezza tecnica nasconde però enormi difficoltà da parte dei Paesi donatori e riceventi nel decidere quali flussi bilaterali (tra Paesi) e multilaterali (tramite banche di sviluppo e altri fondi) debbano essere conteggiati. Senza questa definizione sarà infatti difficoltoso parlare di progresso rispetto all’obiettivo dichiarato di destinare $100 miliardi all’anno ai Paesi in via di sviluppo entro il 2020. Secondo gli ultimi aggiornamenti mancano ancora circa $20 miliardi all’obiettivo già intrapreso e non sono ancora presenti nuovi obiettivi legati alla finanza climatica a coprire i prossimi anni di riferimento dell’Accordo. Sul tema della definizione, sembra inoltre che le Parti dissentano anche sull’affidamento del mandato per lavorare ulteriormente sulla definizione condivisa da parte dello Standing Committee on Finance.
Alcune Parti, tra cui l’India e il gruppo G77+Cina, hanno dichiarato di non voler procedere con l’aggiornamento dei propri obiettivi nazionali fino a quando non sia fatta chiarezza sul tema della finanza, mentre dai Paesi sviluppati emerge la richiesta che ulteriori Stati, tra cui la Cina, vengano aggiunti alla lista dei Paesi donatori. I Paesi del Pacifico e l’Africa Group ricordano invece di come la finanza sia uno strumento vitale per i Paesi in via di sviluppo per poter implementare i propri obiettivi di mitigazione e allo stesso tempo chiedono a gran voce che altrettanta importanza venga data ai fondi per l’adattamento, destinando la stessa quota di finanziamento riservata alla mitigazione. Il raddoppiamento di tali fonti è però fortemente osteggiato dai Paesi donatori.
Crescono quindi la frustrazione e le accuse verso i Paesi sviluppati, accusati di essere reticenti nell’arrivare ad un accordo sul tema e si fa sempre più forte richiesta di impegnarsi sul tema con tempistiche chiare e con impegni concreti, così come richiesto per il filone di lavoro sulla mitigazione. Sono in discussione alcune proposte invece sugli obiettivi oltre il 2020, le proposte però sono ancora diverse, dalla creazione di un comitato ad hoc all’organizzazione di gruppi di lavoro o workshop dedicati. I dissapori sono anche evidenti sulla quantificazione di questo obiettivo, che varia significativamente, a partire dalla soglia dei $100 miliardi all’anno, tuttavia la decisione sarà presa nel 2023 o nel 2024.
Ultimo ma non per importanza è il tema della rendicontazione biennale. Per monitorare i progressi verso l’obiettivo, sarà compito delle Parti di finalizzare le modalità di rendicontazione dei flussi finanziari. Questo tema vede richieste di maggior trasparenza da entrambi i lati: ai Paesi donatori viene richiesto un maggior dettaglio, mentre ai Paesi in via di sviluppo viene richiesto di migliorare la loro capacità di rendicontazione nel tempo.
(articolo a cura del Team COP26)
Questo articolo del Bollettino COP di ICN fa parte del progetto EC DEAR SPARK. ICN monitora i negoziati e riporta quanto accade in italiano e in inglese, sul nostro sito e sui canali social, come parte di un consorzio paneuropeo di oltre 20 organizzazioni no-profit impegnate nel promuovere la coscienza climatica con particolare attenzione al ruolo dei giovani e ai temi della cooperazione internazionale e delle politiche di genere.