cop28 gender action plan
06
Dic

GENDER ACTION PLAN: COP28 E I PASSI COMPIUTI SULLE QUESTIONI DI GENERE

  • A COP28 si sono chiusi i lavori del GAP (Gender Action Plan)
  • L’adozione sbrigativa del testo lascia scontenti per la mancanza di tempo materiale per discutere ogni dettaglio del testo
  • La finanza e le popolazioni indigene rimangono i grandi temi esclusi nonostante i proclami

A COP28 si sono chiusi i lavori su ‘Gender and climate change con l’adozione del relativo testo finale. Questo filone di lavoro affidato al Subsidiary Body for Implementation (SBI) sviluppa e monitora l’implementazione dell’ehnanced Lima work Programme on Gender e del relativo Gender Action Plan. Il focus delle discussioni è stato il connubio tra equa partecipazione e implementazione di policy climatiche, così come lo sviluppo di strategie e azioni attente alle disuguaglianze di genere e alla loro ‘mainstremizzazione’ in tutte le attività e con riferimento a tutti gli obiettivi della COP.

Come ribadito da Brenda Akia  (UN- CEDAW Commitee), durante il side event presieduto dall’OHCHR a COP28, nonostante donne e ragazze siano  maggiormente impattate dal cambiamento climatico, rimangono tra le meno equipaggiate a fare fronte alle conseguenze della crisi climatica. Le donne sono, inoltre,  le più escluse dai processi decisionali dove vengono concordate le strategie di adattamento e resilienza al surriscaldamento globale, nonostante queste siano ancestralmente portatrici di conoscenze e di punti di vista fondamentali per assicurare una efficace, equa e sostenibile azione climatica.

Dal 2014 che ha visto, grazie all’infaticabile lavoro della società civile, la nascita del Lima Work Programme on Gender (LWPG), si sono susseguiti l’adozione del relativo Gender Action Plan (GAP) nel 2017, la revisione del LWPG e del relativo GAP e infine l’adozione nel 2019 a COP25 di 5 nuovi anni di LWPG e GAP che formano poi l’oggetto di discussione di questa COP. Dunque, dal ‘gli uomini [decidono] le cose’, riformulando le parole di Rebecca Solnit, si è arrivati all’integrazione delle considerazioni di genere nelle azioni climatiche. Un po’ di progressi sembrano essere stati fatti. Ma è proprio così?

A questo riguardo va detto che il testo elaborato a COP28 è stato adottato da parte dei Paesi, ma in molti hanno espresso disappunto sui tempi degli accordi e sui contenuti concordati. Da una parte, in molti hanno lamentato la mancanza di tempo materiale per discutere ogni dettaglio del testo. I delegati, infatti, hanno avuto solo tre consultazioni (informal consultation) seguite da due inf-inf (informal informal consultations) per chiudere il documento che doveva essere pronto per il 5 dicembre. E sono stati rallentati nell’accesso alle negoziazioni da numerosi problemi logistici, a partire da meeting room collocate molto distanti tra loro.

Dall’altra, molti negoziatori e negoziatrici hanno sottolineato come il testo si concentri per lo più sul definire i termini (deadlines) e le linee guida per la presentazione dei vari report e l’invio degli input sui progressi e le aree di priorità degli Stati in vista di COP29, escludendo due temi fondamentali:  (lasciati tra parentesi quadre nelle ultime bozze e infine eliminatidal testo finale):

  • la finanza climatica. Come sostenuto anche da alcuni Paesi in Via di Sviluppo le risorse finanziarie sono essenziali per efficaci azioni climatiche che rispondano alle questioni di genere e di empowerment femminile, pena il rischio di strategie che perpetuino e alimentino le disuguaglianze esistenti. Per cui, sebbene già citata nel precedente testo approvato a COP27, sarebbe stata opportuna una sua esplicita ripetizione.
  • una menzione intersezionale alle donne delle popolazioni indigene e delle comunità locali, da sempre in prima linea nell’affrontare la crisi climatica, e ancestrali portatrici di un sapere inedito sulla gestione di ‘Madre Natura’. In questo frangente, la Bolivia ha manifestato, ad esempio, il suo disappunto citando il fatto che il proprio Focal Point on Gender sia una donna indigena e di come questa non si senta rappresentata da questo testo. Un approccio oltremodo che subodora di pinkwashing considerate le numerose iniziative e i side events che trattavano il tema della rappresentanza delle donne delle comunità native.

In sostanza, un testo poco ambizioso e poco intersezionale, nonostante la sua importanza. Infatti, il ciclo di questo GAP si chiuderà a COP29 e questo significa tirare le file di quanto fatto e porre le basi per i futuri passi da compiere. Inoltre, questo filone è cruciale per rafforzare la lotta alle disuguaglianze di genere nel nuovo round di National Determined Contribution (NDC) previsto entro il 2025. Al momento, secondo un’analisi della Women Gender Constituency, nel primo round, solo 64 Paesi su 190 hanno menzionato le considerazioni di genere nei propri NDCs e sono tutti Paesi sviluppati. Inoltre, solo 22 di questi ne parlano in modo trasversale. Ma è altresì fondamentale nell’ottica della chiusura del primo ciclo di Global Stocktake dove si assegneranno le ‘pagelle’ agli Stati sul lavoro compiuto sinora anche in questo ambito. 

Ci aspettiamo maggiore ambizione e concretezza da parte degli Stati e l’idea che si debba ancora una volta rimandare all’anno prossimo non è delle più confortanti visto che nel frattempo le donne continuano a sopportare il peso e fare le spese di questa inerzia. 

(1) FCCC/SBI/2023/4, Report by the secretariat on the joint dialogue on advancing the leadership and highlighting the solutions of women from local communities and Indigenous women in climate policy and action; FCCC/CP/2023/4 Annual report by the secretariat on gender composition; FCCC/CP/2023/5 Biennial synthesis report by the secretariat on progress in integrating a gender perspective into constituted body processes; FCCC/SBI/2023/13 Report by the secretariat on the dialogue among the Chairs of UNFCCC constituted bodies on progress in integrating a gender perspective into their processes. Informal report on the in-session expert meeting held under activity D.1 of the gender action plan available at https://unfccc.int/documents/632419

Articolo a cura di Erika Moranduzzo, Esperta di Diritti Umani e Coordinatrice della Sezione ‘Diritti e Clima’ e Martina Rogato, Delegata COP28 Italian Climate Network e Co-Chair Women7 Italy.

Immagine di copertina: GreenBiz

You are donating to : Italian Climate Network

How much would you like to donate?
€10 €20 €30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
Loading...