Action for Climate Empowerment cop28
05
Dic

ACTION FOR CLIMATE EMPOWERMENT: LA FINANZA CLIMATICA È LA MELA DELLA DISCORDIA

  • A COP28 sono entrate nel vivo le negoziazioni sull’Action for Climate Empowerment.
  • Il tema della finanza climatica si conferma un punto di scontro tra Nord e Sud globale.

Insieme ai numerosi temi sul tavolo alla COP28 di Dubai, nelle sale negoziati è tornato anche l’Action for Climate Empowerment (ACE). Il tema centrale riguarda l’approvazione del summary report, che valuta i progressi registrati finora dalle Parti in merito all’implementazione del Glasgow Work Programme on Action for Climate Empowerment. Le prime consultazioni informali si sono aperte il 2 dicembre con molto entusiasmo e voglia di raggiungere un accordo, e proseguiranno per tutta la durata di COP28. 

Anche se il Segretariato ha lavorato duramente in questi mesi per presentare un documento pronto per essere approvato, a parere delle Parti restano ancora alcuni temi da definire con maggiore attenzione. I punti in agenda ruotano principalmente attorno alla forma e struttura del testo, alle linee guida da seguire per monitoraggio, valutazione e rendicontazione, e,infine, al dibattuto tema della finanza climatica

Ma, prima di entrare nel vivo del dibattito, dove eravamo rimasti alle precedenti COP sul clima?

L’ACE è un’iniziativa volta all’implementazione dell’articolo 12 dell’Accordo di Parigi, che sancisce la necessità di migliorare l’educazione e la formazione sui cambiamenti climatici, e di assicurare più sensibilizzazione, partecipazione e accesso alle informazioni da parte della società civile, con l’obiettivo di permettere alla cittadinanza di impegnarsi attivamente nell’azione per il clima. Durante COP26, nel 2021, le Parti hanno approvato un piano decennale, il Glasgow work programme, che serve da base per l’attuazione di progetti relativi all’ACE. Alla COP27 di Sharm el-Sheikh nel 2022, è poi stato adottato un piano quadriennale per pianificare le attività in quattro aree di priorità (coerenza delle politiche, azione coordinata, strumenti e supporto, monitoraggio, valutazione e rendicontazione) con lo scopo di accelerare l’implementazione degli elementi cardine di ACE: educazione, sensibilizzazione, formazione, partecipazione, accesso alle informazioni e cooperazione internazionale. 

Fonte: UNFCCC

Quest’anno, alla COP28 di Dubai, le discussioni si stanno concentrando soprattutto sul tema della finanza climatica.

Nei primi giorni di negoziato il G77, guidato dalla Repubblica Domenicana, ha subito evidenziato la necessità di inserire un esplicito riferimento al sostegno finanziario per i Paesi in via di Sviluppo sia nel summary report sia negli ACE Dialogues (forum annuali per le Parti e gli stakeholders per condividere esperienze, scambiare idee e mettere in luce le cosiddette “good practices”). Un riferimento tendenzialmente contrastato dai Paesi sviluppati, tanto che gli Stati Uniti hanno affermato che “sarebbe per loro difficile concordare su un linguaggio specifico alla finanza, e che preferiscono venga rimosso”. Per trovare un accordo e creare un ponte tra le due posizioni, la Norvegia ha proposto un cambio di parole da “matter of finance” a “matter of technical and financial support”. Tale compromesso, tuttavia, non è stato approvato durante le seconde consultazioni informali e ha costretto, con esplicito disappunto da parte dei facilitatori, al rinvio alla prossima seduta. 

Nel campo della diplomazia il linguaggio è fondamentale, in quanto una semplice virgola può cambiare completamente il significato di un testo negoziale. Pertanto, quando avvengono questi dibattiti le negoziazioni tendono a risultare impegnative ed alquanto accese. Infatti, i co-facilitatori di ACE non hanno nascosto la loro frustrazione, e hanno esortato i delegati a non impuntarsi sulla grammatica e a essere più flessibili. 

Insomma, anche su ambiti generalmente caratterizzati da un elevato consenso, come l’Action for Climate Empowerment, stiamo osservando tensioni e divisioni tra il Nord e il Sud globale legate al tema della finanza climatica. I Paesi in via di sviluppo, infatti, si mostrano determinati a ottenere supporto finanziario da parte delle nazioni più ricche, e difficilmente saranno disposti a scendere a compromessi sul tema: sarà dunque compito dei co-facilitatori evitare un impasse.

Articolo a cura di Alice Rotiroti, Volontaria Italian Climate Network 

Immagine di copertina: UNFCCC

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