italian climate network 66ESIMA COMMISSIONE ONU SULLO STATUS DELLE DONNE
29
Apr

IL CLIMA E L’AMBIENTE ALLA 66ESIMA COMMISSIONE ONU SULLO STATUS DELLE DONNE

La 66a sessione della Commissione sullo Status delle Donne (CSW66) delle Nazioni Unite si è svolta lo scorso marzo, con un tema legato ai cambiamenti climatici: “Raggiungere l’uguaglianza di genere (…) nel contesto dei cambiamenti climatici, delle politiche e dei programmi di riduzione del rischio ambientale e di catastrofi”.

Con la scelta di questo tema si è cercato di legare il tradizionale lavoro della Commissione, dedicato alla piena implementazione dei diritti di donne, ragazze e bambine, alla questione climatica, che ancora non era stata affrontata ufficialmente da questo organo delle Nazioni Unite. Le Conclusioni Concordate dagli Stati membri serviranno da modello per i leader mondiali per promuovere la partecipazione e leadership piena e paritaria di donne e ragazze nella progettazione e attuazione di politiche e programmi relativi ai cambiamenti climatici, all’ambiente e alla riduzione del rischio di catastrofi.

La società civile ha osservato e cercato di influenzare il processo, nel tentativo di assicurarsi che, come tende ad avvenire ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite (UNFCCC COPs), non fossero prese in considerazione delle cosiddette “false soluzioni”, ovvero provvedimenti di tipo performativo che non hanno un impatto strutturale sui problemi affrontati. Purtroppo la partecipazione della società civile è risultata difficoltosa, e i risultati della CSW66 ne hanno risentito.

“La CSW66 rappresentava un’enorme occasione dato che è la prima volta nella storia della Commissione in cui clima e ambiente sono stati inclusi nell’agenda dei lavori, il potenziale per poter includere nel testo delle decisioni linguaggio sull’intersezionalità tra questioni di genere e clima era enorme, ma purtroppo la limitata partecipazione della società civile non ha aiutato in questo senso” ha commentato Emilia Reyez, Direttrice ad Equidad de Genero, presente durante la CSW66.

Reyez, inoltre, ha sottolineato come la partecipazione della società civile ai lavori della Commissione fosse incoraggiata in passato, permettendo la società civile di assistere direttamente nelle sali negoziali. Nell’ultimo decennio, invece, questa possibilità è stata limitata, fino a quest’anno, dove soltanto i rappresentanti degli stati parte sono stati ammessi nella sede centrale delle Nazioni Unite, escludendo la società civile dalla partecipazione in presenza, elemento fondamentale di ogni azione di lobbying, limitando lo spazio di interazione a poche sessioni via streaming. 

La CSW66 ha riconosciuto con preoccupazione gli impatti sproporzionati dei cambiamenti climatici, del degrado ambientale e dei disastri su tutte le donne e le ragazze, e la necessità che iniziative legate a questi ambiti debbano avere una lente di genere, ma non ha avuto la capacità di includere nelle decisioni finali previsioni che affrontassero le origini strutturali a livello globale di questi impatti, focalizzandosi su soluzioni a livello locale e nazionale. Secondo Reyez gli specialisti direttamente coinvolti nei lavori non avevano competenze approfondite su questioni climatico-ambientali, ed è qui che il contributo di membri della società civile impegnata sul fronte climatico-ambientalista avrebbe fatto la differenza. 

A margine del processo intergovernativo, la società civile ha contribuito a dei forum partecipativi che giungeresso a delle raccomandazioni da presentare per iscritto alla Commissione. Tra questi c’è stato il Forum Giovanile della CSW66, iniziativa stabile della CSW per il coinvolgimento giovanile organizzata da UN Women all’interno del programma Generation Equality, a cui Italian Climate Network ha partecipato contribuendo alle raccomandazioni finali del Forum poi presentate alla Commissione. Il documento CSW66 Global Youth Recommendations: Youth, Gender, and Climate ha riportato le preoccupazioni dei giovani sulle interconnessioni tra genere e cambiamento climatico, ambiente, riduzione del rischio di catastrofi, con raccomandazioni specifiche agli stati partecipanti alla CSW66. 

Ayshka Naijb, Leader Giovanile della Coalizione d’Azione su Azione Femminista per la Giustizia Climatica e una delle responsabili dell’organizzazione del Forum, ha sottolineato come uno dei punti più dolenti dei risultati della CSW66 sia stata, come agli ultimi negoziati ONU sul clima (UNFCCC COP26), la mancata inclusione di previsioni strutturate su Perdite e Danni (Loss and Damage – menzionato superficialmente in due punti delle Conclusioni Concordate), ovvero sulla creazione di un sistema di compensazione per quei paesi maggiormente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Inoltre, le menzioni all’estrattivismo e al colonialismo in questo ambito alla fine sono state rimosse, un risultato deludente considerando che erano stati invece menzionati nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC Sixth Assessment Report / Impacts Adaptation and Vulnerability – 2022) come modelli storici e contemporanei di iniquità che contribuiscono alla vulnerabilità degli ecosistemi e delle persone ai cambiamenti climatici.

Mentre parliamo della crisi climatica, dei suoi impatti e delle sue potenziali soluzioni, è fondamentale capirne l’origine, continuiamo a sentire come le donne e nazioni meno industrializzate sono vulnerabili ai cambiamenti climatici, ma perché finiscono per esserlo? La risposta è nei sistemi di oppressione e disuguaglianza intersezionale che sono stati creati, ad esempio, dal colonialismo” commenta Naijb. 

Renate Adriaansens e Alma Rondanini, UN Women National Gender Youth Advocates, anche loro coinvolte nell’organizzazione del Forum, hanno sottolineato come ci sia stato anche un tentativo da parte di diversi gruppi, inclusi quelli giovanili, di avere un riferimento alla necessità di contenere le emissioni per non superare i 1.5 gradi di temperatura media globale nel testo della decisione, ma purtroppo ogni riferimento all’ambito climatico sia stato diluito nel linguaggio e anche in questo caso è stato incluso il riferimento diretto all’Accordo di Parigi, in cui i 2 gradi sono considerati come il limite massimo da cui non superare. 

“Abbiano notato che le delegazioni governative non avevano necessariamente esperienza riguardo alle tematiche climatico-ambientali, alcuni aspetti tecnici sono stati affrontati solo verso la fine del processo negoziale, portando a risultati non sufficientemente intersezionali e ambiziosi”, conferma Rondanini

Come accade in tutti i  processi multilaterali, possiamo quindi affermare che i risultati della CSW66 sono ambivalenti . Ci sono stati, infatti comunque, dei risultati positivi riguardo la creazione di un dialogo interattivo con i giovani nel programma di lavoro annuale della CSW a partire dal 2023 per facilitare gli scambi tra i rappresentanti dei giovani delle delegazioni degli Stati membri, l’inclusione di maggiori riferimenti ai diritti di donne e ragazze con disabilità, alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti di donne e ragazze legati a questo ambito. La Commissione ha, inoltre, invitato l’intero sistema delle Nazioni Unite, le istituzioni finanziarie internazionali e i gruppi di interesse coinvolti a continuare a sostenere gli Stati membri per raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze nel contesto delle politiche e dei programmi di riduzione del rischio di cambiamento climatico, ambientale e di catastrofi. 

Legare formalmente diritti di genere e clima all’interno del lavoro della CSW è stato sicuramente un contributo importante all’urgente necessità di trovare soluzioni inclusive per ridurre le emissioni e contenere gli impatti dei cambiamenti climatici assicurandosi che nessuno venga lasciato indietro. Rimane la pressione della crisi climatica in corso che ci ricorda quanto poco tempo abbiamo per poter cambiare le nostre società, rendendole sostenibili ed inclusive e la crescente preoccupazione nel vedere ancora negli spazi internazionali poca ambizione nell’affrontare in maniera intersezionale le cause strutturali di tali problemi.

A cura di Chiara Soletti, Coordinatrice sezione Clima e Diritti Umani

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