13
Nov

Impatti e mitigazione dei cambiamenti climatici

di Marta Iacopetti

Il Subsidiary Body for Implemention (SBI) e il Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA), le due entità permanenti che supportano e semplificano le attività amministrative e di budgeting della Conferenza delle Parti, si sono riunite per la 46esima sessione negoziale sul tema di mitigazione. Mitigare ed adattare gli effetti del cambiamento climatico significa sviluppare specifiche azioni di finanziamento e adattare gli sforzi nei paesi in via di sviluppo.

Trattandosi di un tema molto delicato, SBI ed SBSTA hanno richiesto al Segretariato di organizzare un forum pre-negoziale (FPA) il 4 e 5 Novembre 2017 che si focalizzasse su modalità, programmi e funzioni degli impatti dell’implementazione delle misure di risposta delle Parti. Tali impatti fanno riferimento all’effetto negativo risultante dall’implementazione delle attività di mitigazione del cambiamento climatico (Art. 4.8 della Convenzione).

Durante la sessione dell’8 Novembre i coordinatori del SBI hanno riassunto quanto emerso nel FPA focalizzando l’attenzione sul senso di responsabilità dei delegati presenti, vero catalizzatore dei negoziati.

Il minimo comun denominatore tra i Paesi in via di sviluppo è senza dubbio la richiesta di azioni concrete e scambio di know-how per accelerare la comprensione degli impatti delle misure di mitigazione in questa prima fase. Le Parti hanno dunque proposto di sviluppare una piattaforma informatica in cui le esperienze e i risultati nazionali raggiunti possano essere condivisi facilmente. Creare tools e sviluppare metodologie consultabili senza elevate barriere all’ingresso fornisce fondamentali strumenti di raccolta di dati di valutazione ed indirizzamento delle azioni di mitigazione.

Il dibattito si è in seguito incentrato sul delicato tema della copertura finanziaria delle azioni di mitigazione. L’Indonesia si fa portavoce dei Paesi in via di sviluppo, e sottolinea che a causa dell’estrema diversità dei singoli Stati, la trasformazione economica deve variare di conseguenza. One size doesn’t fit all. Molti credono che l’attuale programma ponga scarsa attenzione a temi specifici per ogni Paese come il commercio internazionale, i diritti umani, le questioni di genere, i migranti e l’equità intergenerazionale. Alcuni Paesi si sono invece mostrati tutto sommato soddisfatti dall’attuale corpo del programma. La soluzione potrebbe quindi essere quella di un approccio finanziario flessibile nel breve-medio termine, in grado di risolvere il dibattito e di adattarsi al contesto socio economico del singolo Paese.

Per quanto riguarda poi le modalità di continuità e sviluppo dei lavori di implementazione di misure di mitigazione, emergono una serie di opzioni. La più discussa è continuare il Forum con o senza il gruppo di esperti (TEG – Technical Expert Group) di valutazione degli impatti. Alcuni ritengono che il TEG debba essere permanente poiché da esso dipende la credibilità delle stime, mentre per altri potrà essere consolidato ad-hoc e se necessario possono essere formati più TEG in parallelo. Le discussioni nascono dal fatto che il TEG è formato da negoziatori nominati dai Delegati delle Parti, quindi più che un gruppo di esperti tecnici è percepito come un ulteriore step di negoziazione. Un’ipotesi conclusiva, che sarà presentata alle Parti nelle prossime sessioni, è mantenere l’architettura del corrente work programme, delineando però tre aree di lavoro: il Contact Group dove avvengono le discussioni e sono prese le decisioni; il Forum dove vengono definite policy, guideline e standard ; e il gruppo tecnico, TEG.

Al termine della sessione di discussione, il bilancio sembra essere quindi positivo. I delegati di Arabia Saudita, Maldive, Turchia, Thailandia, Australia e Singapore hanno espresso il loro entusiasmo nell’accogliere il Forum, il Report, la discussione, evidenziando lo spirito positivo in seguito all’Accordo di Parigi in tema di misure di mitigazione. Il Cile considera ottimi punti di partenza le parole positive di Arabia Saudita e Singapore. Gli unici non totalmente soddisfatti sembrano Sud Africa e Ghana che chiedono di più, vogliono vedere concretamente le azioni di mitigazione almeno su carta. “Non dimenticate che la velocità del raggiungimento di risultati” affermano i moderatori, “è direttamente proporzionale alla dedizione e al senso di responsabilità delle singole Parti in ogni sessione negoziale”. Il lusso del tempo non possiamo più concederlo.

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