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Apr

PERCHÈ SI PARLA ANCORA DI NATURE RESTORATION LAW?

Nonostante il disegno di legge sulla Nature Restoration Law risalga a maggio 2022, a oggi non solo la legge non è ancora stata approvata, ma rischia di essere ulteriormente rimandata e indebolita. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come si è arrivati a tale processo e cosa è successo in questo ultimo anno. 

Nature Restoration Law: come nasce e cosa prevede la legge per il ripristino della natura

Il disegno di legge per il ripristino della natura è stato inizialmente proposto dalla Commissione Europea nel maggio 2022 e puntava alla rigenerazione di almeno il 20 per cento della natura e degli habitat europei. 

Considerando che attualmente l’80% degli habitat dell’Europa è in pessimo stato di conservazione, questo disegno di legge presentava obiettivi ambiziosi, ma fondamentali per la protezione e il ripristino di ciò che per anni abbiamo continuato a distruggere.

Per fortuna, l’importanza della legge è stata subito riconosciuta, e si è deciso di rendere giuridicamente vincolanti gli obiettivi e gli obblighi degli Stati membri, a differenza di quanto accade per altre normative.

Tuttavia, nel 2023 il Consiglio Europeo ha revisionato e modificato la legge, garantendo  più flessibilità agli Stati membri e riducendo gli oneri dei precedenti, cercando di fatto degli escamotage per rendere meno vincolanti le misure previste. 

Il disegno di legge approdato al Parlamento europeo nel luglio scorso era dunque più debole di quello proposto dalla Commissione europea, ma ha comunque rischiato di essere affossato: solo 336 i voti favorevoli, 300 quelli contrari.

Dopo l’approvazione per un soffio a Strasburgo, purtroppo nel marzo 2024 il regolamento ha subito una nuova preoccupante battuta d’arresto perché gli Stati membri non hanno raggiunto la maggioranza necessaria al via libera definitivo: tra i Paesi che si sono opposti c’è stata anche l’Italia. . Come mai ci sono stati questi passi indietro e queste modifiche?

Lo stallo e le proteste

Il 27 febbraio era sembrata ormai decisa l’adozione della Nature Restoration Law, con 329 voti a favore, 275 contrari e 24 astenuti. Il passaggio successivo sarebbe stato l’adozione anche da parte del Consiglio europeo, per poi passare in mano ai Governi nazionali per la sua attuazione. Tuttavia, il 25 marzo, il voto finale è stato rimandato dopo che alcuni Stati membri hanno ritirato il loro appoggio.

La principale causa di questa decisione è da ricercare nelle pressioni sui Governi conseguente alle proteste degli agricoltori che, partite dalla Germania a inizio anno, si sono poi diffuse a macchia d’olio in tutta Europa nei mesi successivi.

Le ragioni delle proteste sono state differenti da Paese a Paese, ma tutte sono state spinte da alcuni fattori comuni, quali l’aumento del prezzo del gasolio, la richiesta della revisione del Green Deal europeo, la critica verso la politica di erogazione dei sussidi della PAC (Politica Agricola Comune), i limiti previsti per l’uso di pesticidi e la concorrenza dei prodotti d’importazione non comunitari. 

Molte aziende del settore si trovano, infatti, in gravi difficoltà economiche: in 15 anni, tra il 2005 e il 2020, 5.3 milioni di aziende agricole in Europa hanno di fatto cessato la loro attività. 

La situazione in Italia

Il Governo Meloni sostiene di supportare le associazioni degli agricoltori e definisce le politiche del Green New Deal non appropriate: per questo, l’Italia è stata tra i Paesi che a marzo si sono opposti alla legge per il ripristino della natura insieme a Svezia, Paesi Bassi e Ungheria. 

Le associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica si schierano invece dalla parte del Green Deal europeo e, ritenendo che la soluzione risieda proprio nella transizione ecologica, mettono in luce il timore di strumentalizzazioni politiche delle manifestazioni in vista delle Elezioni Europee di giugno.

Inoltre, fa sapere la coalizione Cambiamo Agricoltura, l’esito della riforma della PAC  2023-2027 in realtà ha confermato il sostegno all’agricoltura e all’allevamento intensivi, attraverso sussidi che favoriscono più che altro le grandi aziende a discapito delle piccole, con oltre l’80 per cento dei fondi che vengono distribuiti a solo il 20 per cento delle aziende agricole europee.
Secondo la coalizione, la soluzione starebbe proprio nelle strategie europee – come Farm to Fork e Biodiversità 2030 – a sostegno di una crescita delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica, che risulta essere più remunerativa per gli agricoltori e ha costi di produzione meno vincolati alla variabilità del valore di petrolio e gas.

Punto d’arrivo o punto di partenza?

L’Europa non può permettersi di perdere biodiversità, e sarebbe grave soprattutto per l’Italia, che è il Paese UE con maggiore diversità biologica. In vista delle Elezioni Europee di giugno, l’attuazione della legge sarebbe importante per dimostrare di essere sulla via giusta, non solo per la rigenerazione della natura ma anche per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici in atto, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Ci auguriamo, quindi, che la Nature Restoration Law possa essere portata avanti e migliorata per la tutela, non solo del patrimonio naturale, ma anche per la salute degli esseri umani. 

Articolo a cura di Giorgia Ivan e Lorena Piccinini, volontarie Italian Climate Network

Foto di copertina: di Lorena Piccinini

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