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“OLTRE LA CRESCITA”? INATTESE CONVERGENZE POLITICHE VERSO LE ELEZIONI 2024

È terminata nel tardo pomeriggio del 17 maggio la conferenza-evento sul futuro del concetto di sviluppo, “Beyond Growth” (Oltre la crescita), tenutasi al Parlamento Europeo a Bruxelles e organizzata dai principali gruppi politici europei: Verdi (Greens/EFA), Sinistra (The Left), Socialisti, Democratici, Progressisti (S&D), Popolari e democristiani (EPP), Liberali (Renew). La conferenza aveva come obiettivo dare una nuova centralità al tema dei limiti dello sviluppo a livello continentale, auspicabilmente in vista di un futuro “Patto Verde e Sociale Europeo”. Italian Climate Network ha partecipato alla tre giorni di lavori.

Si trattava in realtà di una seconda edizione dopo un primo, sperimentale tentativo risalente al settembre 2018 (tra i 10 eurodeputati promotori del tempo l’attuale segretaria nazionale del PD, Elly Schlein), che non aveva però generato lo stesso richiamo mediatico, né politico. La nuova conferenza-evento sul tema di come uscire dalla trappola concettuale della crescita infinita basata sui fossili arriva, infatti, dopo gli anni della pandemia, che ha portato con sé milioni di morti, causato una crisi economica e sociale, rimesso le politiche pubbliche e l’interventismo statale al centro del dibattito pubblico. Arriva adesso, nel mezzo di una guerra d’invasione in Europa, di una ristrutturazione importante degli energy mix nazionali e dopo una impattante crisi dei prezzi dell’energia. Arriva a un anno dalle prossime elezioni europee. Dinamiche intrecciate e variabili inimmaginabili nel 2018, foriere di necessarie riletture del nostro business as usual a livello nazionale e comunitario.

Che la conferenza sarebbe stata altra cosa rispetto alla prima edizione del 2018 lo si capiva dal programma. Se nel 2018 solo una Commissaria Europea, Margrethe Vestager, aveva partecipato ai lavori portando un breve saluto inaugurale, l’edizione del 2023 è stata aperta da Roberta Metsola, Presidente del Parlamento Europeo e padrona di casa e Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea e prima promotrice nel 2019 del rivoluzionario Green Deal europeo. Altri Commissari europei hanno poi portato propri contributi e riflessioni durante la tre giorni, oltre a rappresentanti del mondo della ricerca, della filosofia, della politica e dell’attivismo.

Proprio la politica è stata, oltre che la nominale organizzatrice dell’evento, la protagonista di una tre giorni che sembra voler lasciare a chi verrà, nella prossima legislatura europea (si voterà per il nuovo Parlamento Europeo il prossimo 9 giugno 2024) una visione nuova, ambiziosa, un punto di partenza comune europeo basato su un’inedita convergenza intellettuale e politica su un’idea trasversale: dobbiamo superare l’attuale modello economico e di sviluppo, basato su una crescita infinita a fronte di risorse limitate, crisi climatica e crescenti disuguaglianze.

La Commissione Von der Leyen verrà probabilmente ricordata non solo come quella della lotta al Covid e del Next Generation EU, il più grande piano di ripresa economica in Europa dai tempi del Piano Marshall, ma anche come la promotrice del Green Deal europeo, il più importante piano continentale d’azione climatica a livello mondiale. Questa inattesa leadership, nata da una coalizione che vede insieme da anni popolari, socialdemocratici e liberali, tenta adesso di lasciare – con l’importante contributo dei Verdi – una base concettuale di partenza comune, appunto, per le prossime europee. Rispetto all’edizione del 2018, il titolo cambia da “Dopo la crescita” a “Oltre la crescita”, ma ciò che conta è capire cosa pensano effettivamente i vari partiti in merito.

A dirimere il dubbio già dalla sessione inaugurale è proprio Von der Leyen, che lascia capire che nella sua visione l’Europa non avrà bisogno di decrescita, bensì di crescita sostenibile: “il Club di Roma, 50 anni fa con l’uscita di “I limiti dello sviluppo”, non poteva immaginare l’idrogeno verde, auto elettriche come le abbiamo oggi, batterie al litio riciclabili, politiche di questo tipo a livello comunitario [..] potrà quindi esserci una crescita verde, sostenibile”, sottolinea Von der Leyen, che chiude il suo storico intervento citando André Gide: “Non si scoprono nuove terre senza essere disposti a perdere di vista la costadurante la crisi petrolifera degli anni ’70, negli anni in cui usciva il lavoro del Club di Roma, chi poteva decidere scelse di rimanere attaccato alla costa conosciuta, oggi possiamo fare diversamente”.

Nei numerosi e qualificati interventi a seguire si è potuto scorgere, già dalla prima mattinata di lavori, un significativo scarto interpretativo tra le parti politiche – principalmente in linea con la visione di Von der Leyen salvo appunto i Verdi e, parzialmente, la sinistra – ed i numerosi esperti chiamati a portare i loro contributi, inclusi rappresentanti dello stesso club di Roma, professori e ricercatori universitari. Punto nodale, l’affezione alla necessità della crescita come base delle nostre economie. Irrinunciabile, ma ora sostenibile e verde per gran parte della politica, discutibile per gli intellettuali. Il momento più significativo in questo senso si è visto nel primo pomeriggio del 17 maggio quando un video-intervento registrato del Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari Paolo Gentiloni è stato sonoramente fischiato (ben due volte) dalla platea presente, in particolare su due passaggi: “una crescita sostenibile non potrà basarsi su un’idea di decrescita”, “avremo bisogno di un nuovo modello di crescita: la crescita è e rimane una forza positiva”. Al netto di un’analisi, comunque necessaria, sulla composizione e politicizzazione del pubblico presente all’evento (inclusa un’importante componente studentesca e proveniente dalle basi dei partiti organizzatori), l’episodio non è usuale e offre, probabilmente, il segno di una nuova atmosfera politica su questi temi, relegati fino a pochi anni fa a ristretti circoli politici e universitari.

La lotta ai cambiamenti climatici come parte integrante delle future traiettorie politiche ed economiche è stata fortemente presente in tutte le relazioni, indice di una maturata e trasversale consapevolezza politica, almeno a livello dei partiti europei che hanno organizzato la tre giorni. Particolarmente interessante, nel pomeriggio tematico dedicato a crescita ed economia, l’intervento di Ann Pettifor, Direttrice del centro studi economici Prime. Pettifor ha rimarcato come la nostra società “priva di freni”, con economie strutturalmente orientate all’export per stimolare una crescita necessariamente infinita e quindi naturalmente caratterizzate da sovrapproduzione e incapacità di consumo, siano non solo insostenibili dal punto di vista della generazione di energia da fonti fossili, ma siano anche basate su un sistema di prestiti e garanzie che fa in gran parte riferimento ad asset a loro volta fossili, quindi in rapidissima svalutazione. Nella sua visione, pertanto, la più rapida uscita possibile dalla dipendenza dai fossili sarebbe anche un modo per evitare che i miliardi (fossili) che oggi sostengono le nostre imprese possano implodere, a suo dire, come accaduto nel 2006 con la crisi dei subprime.

Le famiglie politiche europee stanno avviando, già in queste settimane, i processi politici interni che porteranno alla stesura dei programmi elettorali comuni delle prossime europee del 2024. Al netto di evidenti differenze di interpretazione tra singole forze politiche e, come visto, tra politica e accademia in merito alla questione concettuale tra crescita, decrescita, sufficienza e necessità, sembra che il tema dell’insostenibilità del nostro modello di sviluppo entrerà prepotentemente, almeno a livello di cornice intellettuale trasversale, nei programmi elettorali a livello europeo. Fatto impensabile, in queste dimensioni, anche solo fino a pochi anni fa e contemporaneo ad un ciclo di “grande ripensamento” dei modelli economici e finanziari, si pensi al vertice di Parigi del prossimo giugno sulla ristrutturazione della finanza globale fortemente voluto da Macron. È tuttavia necessario uno sforzo aggiuntivo, da parte della politica e della società civile, per portare questi temi nei dibattiti politici nazionali e – perché no – locali, nel dibattito pubblico e sul radar delle formazioni politiche meno convenzionali che non hanno partecipato all’evento (conservatori, nuove destre) visto che la prossima Commissione Europea si troverà a dover gestire i cinque anni più importanti, cruciali, del Green Deal europeo e a nostro avviso non potranno essere fatti passi indietro, quale che sarà la maggioranza parlamentare.

Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point Italian Climate Network

Immagine di copertina: Euractiv

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