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SCARSITÀ DELL’ACQUA E SALUTE MENTALE

Dal 22 al 24 marzo 2023 si è tenuta la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul tema dell’acqua, un’occasione di estrema importanza per rimarcare la necessità di garantire l’accesso universale all’acqua sicura entro il 2030. L’assemblea “deve sfociare in un’audace agenda d’azione per l’acqua, che dia alla linfa vitale del nostro mondo l’impegno che merita” ha dichiarato António Guterres, segretario generale dell’Onu, rispetto all’urgenza di agire concretamente (United Nations, 2023). 

Poter usufruire di acqua pulita è un diritto di base in quanto risorsa che favorisce ogni aspetto della vita sulla Terra. Tuttavia, se ne è abusato e se ne continua ad abusare ormai da decenni, mettendo a serio rischio sistemi complessi che necessitano grandi quantità d’acqua, come ad esempio il settore agricolo.. Nel mondo sono circa 2 miliardi di persone a non avere accesso all’acqua potabile e sono 3,6 miliardi ad avere accesso ad un’acqua su cui non vengono svolti gli opportuni processi di depurazione. Secondo i dati del Rapporto UNICEF e WHO, ogni anno almeno 1,4 milioni di persone, perlopiù bambini, muoiono per cattive condizioni igienico-sanitarie legate all’acqua (UNICEF and WHO, 2019.). Secondo il WWF, il problema dell’acqua si associa anche agli impatti del cambiamento climatico, aggravando una situazione di per sé complessa e difficile da affrontare. I due poli del problema relativo all’acqua in relazione al clima, si manifestano da un lato attraverso la siccità, data dall’evaporazione causata dall’aumento delle temperature, dall’altro da alluvioni e inondazionie dall’aumento del livello dei mari, causato dalla fusione dei ghiacciai (Bates et al. 2008).

Nonostante l’acqua stia diventando un bene più che prezioso (definito “oro blu” a causa del suo costo elevato) è anche soggetta a numerosi sprechi. L’Italia è tra i paesi che spreca più acqua a livello europeo ed utilizza una quantità di acqua significativamente elevata per usi produttivi, utilizzando circa il 75% per la produzione di colture destinate a nutrire il bestiame e il 10% per pascolo e allevamento, per un totale di un indice di impronta idrica dell’85%. Anche l’industria tessile è responsabile di un ingente uso d’acqua (la seconda al mondo) per cui si utilizzano circa 93 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno (ISTAT – Water Footprint Network – FAO). 

Stiamo attraversando una vera e propria crisi idrica mondiale e questa ha ripercussioni sociali oltre che economiche, come povertà, migrazioni, insurrezioni e violenza e soprattutto un grave impatto sulla salute. La mancanza e la contaminazione dell’acqua determina, infatti, un ulteriore fattore di stress individuale e sociale che intacca il benessere mentale, oltre che fisico, delle persone. In un recente studio longitudinale condotto a Flint (Miami), si riscontrano alti livelli di disturbi psichiatrici quali depressione e Disturbo da Stress Post-Traumatico (circa un abitante su 5). Si nota inoltre, un’associazione tra la condizione psicologica e fattori socioeconomici, rivelando una situazione particolarmente sfavorevole nella popolazione afroamericana operaia ed una interdipendenza tra malessere psicologico e sfiducia nella “public health information”. Si evince, quindi, che lo stress legato all’insicurezza idrica negli ambienti urbani non faccia che accentuare una condizione già preesistente, non identificandosi come unica causa di malattia mentale. In aggiunta, si evidenzia il ruolo determinante che ha la comunicazione sulla condizione ambientale attuale e le proposte concrete sulle possibili soluzioni, insieme al supporto psicologico necessario per affrontarla.  Inoltre, c’è pochissimo supporto dedicato alla salute mentale disponibile per le persone e le comunità MAPA (Most Affected People and Areas), che affrontano le devastanti conseguenze del cambiamento climatico. Sarebbero, infatti, necessarie proposte che si occupino dei rischi psicologici a lungo termine, oltre che della progettazione di piani strutturali adeguati a riparare e prevenire i danni abitativi causati dal cambiamento climatico.

Quasi un miliardo di persone in tutto il mondo soffre di una qualche forma di disturbo mentale. Tra questi, in un caso su sette, si tratta di adolescenti. Allo stesso tempo, i giovani sono anche i più coinvolti ed esposti nella lotta al cambiamento climatico, soffrendo inoltre i numerosi vissuti negativi riferiti all’ambiente, come ad esempio l’Eco-Ansia, l’intensa paura che si avveri lo scenario catastrofico e disastroso per cui le basi biologiche della Terra vengano meno (Innocenti, 2022). Infatti, secondo il report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) di febbraio 2022, il rapido aumento del cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per la salute mentale e il benessere psicosociale, causando disagio emotivo, ansia, depressione, fino a dolore psicologico e comportamenti suicidari (Creutzig et al. 2022). Inoltre, si evidenzia il bisogno crescente di valorizzare il benessere individuale tra i fattori di valutazione di un Paese, oltre che della crescita del reddito e di attribuire valore ad una più ampia varietà di esigenze individuali e collettive nelle scelte politiche e infrastrutturali per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Per un approfondimento su questo tema, potete leggere il Capitolo 5 del Rapporto IPCC del 2022, interessante inserto dedicato agli aspetti sociali della mitigazione degli effetti climatici.

A tal riguardo, la scarsità delle risorse idriche, rappresenta l’ennesima riprova del fatto che non esiste una giustizia climatica senza una giustizia sociale, sanitaria ed economica. Inoltre, alla luce della complessità e latenza con cui si estrinsecano gli effetti sulla salute mentale e globale, risulta di fondamentale importanza il passaggio da un approccio individuale al tema della salute ad uno planetario ed è fondamentale implementare l’evoluzione multidisciplinare degli interventi sanitari atti a gestire l’impatto della crisi climatica. 

Articolo a cura di Matteo Innocenti, IPSI- Istituto Psicologico Italiano e Giulia Dockerty, AIACC- Italian Climate Change Anxiety Association

Bibliografia: 

Bates, B.C., Z.W. Kundzewicz, S. Wu and J.P. Palutikof, Eds., 2008: Climate Change and Water. Technical Paper of the Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC Secretariat, Geneva, 210 pp.

Creutzig, F., J. Roy, P. Devine-Wright, J. Díaz-José, F.W. Geels, A. Grubler, N. Maïzi, E. Masanet, Y. Mulugetta, C.D. Onyige, P.E. Perkins, A. Sanches-Pereira, E.U. Weber, 2022: Demand, services and social aspects of mitigation. In IPCC, 2022: Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change. Contribution of Working Group III to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [P.R. Shukla, J. Skea, R. Slade, A. Al Khourdajie, R. van Diemen, D. McCollum, M. Pathak, S. Some, P. Vyas, R. Fradera, M. Belkacemi, A. Hasija, G. Lisboa, S. Luz, J. Malley, (eds.)]. Cambridge University Press, Cambridge, UK and New York, NY, USA. doi: 10.1017/9781009157926.007.

Innocenti, M. (2022). Ecoansia: i cambiamenti climatici tra attivismo e paura. Edizioni Centro Studi Erickson. 

Progress on household drinking water, sanitation and hygiene 2000-2017. Special focus on inequalities. New York: United Nations Children’s Fund (UNICEF) and World Health Organization, 2019.

United Nations (@UN) March 23, 2023

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