11
Nov

PIANO DI ATTUAZIONE ACE: UN NUOVO TRAGUARDO PER I DIRITTI UMANI

Si sono concluse a COP27 le consultazioni di ACE, Action for Climate Empowerment (ci eravamo lasciati qui). In questi giorni, nelle sale negoziali  si è dibattuto molto sul testo definitivo che delineerà le quattro aree prioritarie per il piano di attuazione. Il co-facilitatore era stato incaricato dai delegati di semplificare il testo in negoziazione e li aveva sollecitati a trovare velocemente un accordo sul suo contenuto. Mentre ieri sono state presentate alcune modifiche sulle quali i diversi Paesi avevano lavorato nelle consultazioni private, oggi, dopo ulteriori discussioni, si è arrivati finalmente al testo definitivo.

Le consultazioni private degli ultimi giorni avevano chiarito, in particolare, un punto che riguardava il tema “strumenti e supporto” dell’Action Plan. È stato infatti modificato il risultato previsto dall’attività relativa all’inclusione dei giovani all’azione per il clima e alla facilitazione della partecipazione di, tra gli altri, bambini, donne, popolazioni indigene e persone con disabilità. Su questo punto, il testo delle sessioni intermedie di giugno alludeva alla possibilità di nominare un rappresentante nazionale dei giovani per partecipare ai processi di rilievo a livello nazionale e internazionale. Nelle successive consultazioni, però, il consenso è stato raggiunto su una diversa decisione. L’Unione Europea si è opposta al testo originario preoccupata dal fatto che un rappresentante nazionale dei giovani fosse nient’altro che espressione del solo Paese di riferimento e che eliminasse dunque il carattere d’indipendenza che la delegazione dei giovani ha tuttora nelle sale negoziali. Poiché tale posizione ha trovato sostegno da parte di altre delegazioni, il risultato dell’attività sarà ora quello di fornire opportunità di sviluppo delle capacità dei giovani, con particolare riguardo all’azione per il clima a livello nazionale e internazionale

Se alla fine di giovedì si era trovato un accordo su questo punto, altri erano rimasti in sospeso una volta esaurita l’ora a disposizione per la consultazione. Tra questi, il complicato tema riguardante le forme e modalità di inclusione dei diritti umani nel testo finale dell’Action Plan. La sessione si è da subito animata con l’intervento della delegazione del Gambia, che si è opposta ad ogni tipo di riferimento ai diritti umani nel testo. Come reazione, gli altri Paesi sono stati decisi nel concludere che l’Action Plan dovesse garantire il riconoscimento dei diritti nello stesso modo in cui essi sono menzionati nel Preambolo dell’Accordo di Parigi. 

A questo riguardo, è giusto ricordare che l’appello dell’Accordo di Parigi al rispetto degli obblighi derivanti dai diritti umani nell’azione contro il cambiamento climatico, è alquanto debole e andrebbe considerato solo come punto di partenza. Sembra scontato affermare che un piano come quello di ACE – che ha l’obiettivo di coinvolgere attivamente i membri della società civile sui temi del cambiamento climatico -, dovrebbe far di più che limitarsi ad un accenno sui diritti umani. È giusto che questi siano chiaramente espressi all’interno delle attività dell’Action Plan e i gruppi della società civile sono stati occupati tutto il giorno per far sì che ciò accadesse. Lo stesso Ian FryRelatore speciale sui diritti umani nel contesto del cambiamento climaticoha dichiarato venerdì  mattina di essere deluso dall’andamento del negoziato e di aver sollecitato alcuni delegati a ripensare le loro posizioni. 

L’ultima consultazione di venerdì si è aperta dopo un’intera giornata di incontri privati tra i delegati riguardo la modifica di uno specifico paragrafo del testo. L’originale dicitura richiedeva all’Action Plan di integrare gli elementi di ACE nelle politiche, nei piani, nelle strategie e nelle azioni nazionali in materia di cambiamenti climatici, compresi i diritti umani, e riferire in merito nella relazione annuale di sintesi del programma di lavoro di Glasgow. Nonostante le resistenze di alcuni delegati, il richiamo ai diritti umani di questa disposizione non era considerato abbastanza incisivo da molti Paesi. 

L’Organo Sussidiario per l’Implementazione (SBI) dell’UNFCCC, che ha il compito di supportare il lavoro delle parti negoziali, ha proposto un compromesso: si sarebbe aggiunto al testo un riferimento ad un paragrafo del Preambolo dell’Accordo di Parigi.
La delegazione del Gambia, che si era opposta fino a quel momento, ha accettato il compromesso. Per il resto delle Parti, non era comunque abbastanza. Gli Stati Uniti hanno segnalato che la dicitura era ancora troppo generale: serviva una precisazione sul numero del paragrafo di riferimento. Gran Bretagna, Messico, Canada, Unione Europea erano tutti concordi con la proposta statunitense. Alla fine, il Gambia ha accettato e ha aggiunto che non si sarebbe solo menzionato il numero del paragrafo dell’Accordo di Parigi ma che si sarebbe riportato esplicitamente tutto il suo contenuto. 

Le questioni di inclusione e diritti umani rendono complesso qualsiasi negoziato internazionale, ma quando l’accordo è stato infine raggiunto oggi, l’intera sala di consultazione è esplosa in un forte applauso da parte di tutti i presenti. 

Articolo a cura di Camilla Pollera, volontaria della sezione Clima e Diritti

Foto di copertina: credit Alexandra Goossens-Ishii

You are donating to : Italian Climate Network

How much would you like to donate?
€10 €20 €30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
Loading...