06
Giu

ARTICOLO 6.8: C’È ANCORA DA LAVORARE

  • Riprende il negoziato sull’Articolo 6.8 con la presentazione della nuova piattaforma online del Segretariato
  • La definizione dei temi da trattare ha sollevato un punto dolente: ad oggi le Parti non sembrano avere ancora una visione comune sulla definizione degli approcci non di mercato
  • Diversi punti rimangono aperti per le prossime giornate negoziali: è possibile creare una visione comune? Come implementare gli approcci non di mercato? Quali informazioni scambiare?

Sono ripresi ieri i negoziati sull’Articolo 6.8, incentrato sugli approcci non di mercato sotto l’Accordo di Parigi. Le Parti si sono, in particolare, interrogate sulla definizione delle attività da portare avanti negli incontri tematici (detti spin-off) dei prossimi giorni. Quali siano però gli strumenti da considerare all’interno dell’Articolo 6.8 e, più in generale, quale sia la definizione degli approcci non di mercato, sono punti aperti da cui si dovrà partire nelle prossime fasi negoziali.

L’avanzamento fino ad oggi

L’Articolo 6.8 fa parte dell’Accordo di Parigi (COP21) e riconosce l’importanza di utilizzare approcci non di mercato (Non-Market Approaches – NMAs) per aiutare le Parti a implementare i piani nazionali sul clima (NDCs), concorrendo allo stesso tempo allo sviluppo sostenibile e alla riduzione della povertà. 

Come successivamente chiarito a Glasgow (COP26), la natura dei NMAs è triplice:

  • volontaria;
  • non basata su approcci di mercato, transazioni o pratiche di mercato “travestite” da cooperazione internazionale (tra cui anche il trasferimento di risultati di azioni di mitigazione);
  • che promuove l’aumento delle ambizioni di mitigazione e di adattamento.

In particolare, ogni NMA punta a determinare un impatto positivo sulla mitigazione e sull’adattamento, a favorire una maggiore partecipazione del settore pubblico, privato e della società civile nell’implementazione degli NDCs e a permettere un maggior coordinamento con strumenti esistenti e accordi istituzionali. Il raggiungimento di questi obiettivi è ottenuto attraverso una serie di strumenti che possono includere, ma non sono limitati a: mitigazione, adattamento, finanza, sviluppo e trasferimento tecnologico, capacity-building.

 La COP27 di Sharm el-Sheikh  ha visto la definizione di una timeline di lavoro per l’articolo 6.8 suddivisa in due fasi. La prima, cominciata nel 2023 e da concludersi entro la fine dell’anno corrente, si focalizza sull’identificazione delle attività di lavoro e sulla creazione di una piattaforma online del Segretariato; la seconda, da sviluppare dal 2025 al 2026, prevede l’implementazione delle varie attività.

A Dubai (COP28)  sono state incoraggiate le Parti a partecipare attivamente alla piattaforma (qui la nostra analisi finale completa) ed è stato richiesto al Segretariato di preparare entro COP29 (quindi, quest’anno a novembre a Baku) un report su quanto proposto e segnalato in fase negoziale. Rilevante la presenza nel Global Stocktake (par. 32) della segnalazione dell’”urgent need”, del bisogno urgente, di rafforzare gli NMAs.

L’inizio dei lavori a questi negoziati Intermedi di Bonn

Il dialogo negoziale sull’Articolo 6.8 ha preso il via a Bonn con la presentazione della piattaforma online del Segretariato. Lo strumento, che ha come obiettivo la raccolta e lo scambio di informazioni sui NMAs e sul supporto dato e ricevuto dalle Parti, attualmente contiene solo i riferimenti di una cinquantina di focal points. Una volta ricevute le informazioni dalle delegazioni, si prospetta possa diventare un elemento fondamentale per la diffusione di best practices e la facilitazione nella replicabilità di approcci non di mercato già esistenti.

Il secondo tema protagonista di queste prime due giornate negoziali è stato la definizione delle riunioni spin-off da realizzare nei prossimi giorni. Questa modalità di lavoro è stata, infatti, prevista per permettere di favorire una discussione (tecnicamente) più dettagliata tra le Parti interessate e, quindi, velocizzare il processo negoziale. Nel trattare questa tematica è, però, subito emerso un punto critico: ad oggi le Parti sembrano non condividere una univoca definizione di approcci non di mercato e di strumenti da considerare nel loro novero. Se da un lato, infatti, alcune delegazioni hanno proposto (EU) o appoggiato (US, Canada, Tuvalu) l’inclusione anche di meccanismi di carbon pricing e di soluzioni basate sulla natura tra gli NMAs, dall’altro diversi attori – Coalition for Rainforest (CfRN), Bolivia, Arab group, Like-Minded Developing Countries (LMDCs), Brasile e India –  hanno mostrato di considerare questi elementi più vicini ad approcci di mercato e, anzi, di essere preoccupati del possibile assottigliamento della linea di demarcazione tra queste categorie. 

La Bolivia ha fornito la propria definizione di NMAs, utilizzata anche nelle politiche nazionali, come di approcci che non contribuiscono a modificare e/o a prezzare le funzioni degli ecosistemi (non rientrerebbero quindi nella categoria i meccanismi di carbon pricing). Dall’altro lato, l’Unione Europea, portavoce della proposta iniziale, ha spiegato come , dal loro punto di vista, il carbon pricing possa essere invece utilizzato anche in approcci non di mercato. Un esempio a riprova è il loro impiego come strumenti di valutazione di progetti da parte della European Investment Bank. 

Ulteriori tematiche sono state proposte come argomenti per gli spin off: l’utilizzo degli NMAs per combattere la deforestazione, l’inclusività, la mobilitazione della finanza per l’adattamento, la difesa della biodiversità, la resilienza del sistema agricolo, l’utilizzo della piattaforma online del Segretariato. 

Controcorrente gli interventi di India e Brasile, che hanno sottolineato l’importanza di focalizzarsi sull’implementazione vera e propria dell’Articolo 6.8, che non ha ancora visto la luce dal lontano 2015, piuttosto che ampliare la discussione su “altri temi”. 

Diversi punti di domanda sono già emersi durante queste due giornate di negoziazione e rimangono aperti per le prossime: come creare una definizione univoca di NMAs? Come assicurarsi che gli impatti degli NMAs non vengano conteggiati più volte o che i risultati delle azioni di mitigazione non siano trasferiti? Quali dati ed informazioni inserire all’interno della piattaforma del Segretariato, considerando il fatto che essa ha un carattere pubblico? Il tema della definizione degli approcci non di mercato sotto l’Articolo 6 rimane uno dei grandi incompiuti dell’Accordo di Parigi ormai in vigore dal 2020 e si sembra ancora lontani dall’identificazione di definizioni e approcci univoci o condivisi; tuttavia, l’incredibile accelerazione vista negli ultimi due anni sul tema di perdite e danni (che non viveva una situazione migliore in termini di accettazione e definizioni) ci insegna che con il giusto sprint politico la sintesi in qualche modo può essere sempre trovata. Continueremo a seguire il tema.

Articolo di Claudia Concaro, Volontaria Italian Climate Network

Immagine di copertina: di Claudia Concaro

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