06
Giu

VERSO IL SECONDO GLOBAL STOCKTAKE DEL 2028

Nel secondo giorno di conferenza a Bonn, il Global Stocktake (il primo inventario globale delle politiche sotto l’Accordo di Parigi) adottato sei mesi fa a Dubai durante COP 28 è già sotto analisi. I delegati hanno iniziato a confrontarsi sugli elementi procedurali e logistici del processo negoziale che ha portato alla validazione del primo Global Stocktake (che da ora in poi potremo chiamare GST1, secondo l’uso di questi giorni in sala), di come migliorarlo e quali elementi specifici modificare in vista del prossimo, previsto per il 2028. 

Durante la consultazione avvenuta oggi a Bonn, i Paesi si sono pronunciati sulla loro esperienza durante l’adozione del GST1. Sono sorte molteplici problematiche legate alla lunghezza e alla inefficienza delle negoziazioni in termini di tempistiche, di leadership e di chiarezza del mandato e non sono mancati riferimenti al tema dell’inclusione degli attori non statali nel processo.  Infatti, tra i temi su cui le parti hanno proposto modifiche procedurali in vista del GST2 troviamo: uso delle fonti scientifiche, rappresentanza geografica ed inclusione, gestione del tempo e dell’efficienza del processo negoziale, cooperazione internazionale. Vediamo in dettaglio alcune tra le principali considerazioni udite oggi in sala:

1. Uso delle fonti scientifiche: le delegazioni della Federazione Russa e dell’Arabia Saudita hanno esplicitato la volontà di allargare la geografia delle fonti scientifiche utilizzate a supporto del processo negoziale e decisionale verso il prossimo Global Stocktake, andando quindi a fare riferimento formale ad altre voci oltre quella dell’IPCC, da sempre considerata la più autorevole fonte di informazioni sulla scienza del clima. Un tentativo, quello russo e saudita, di screditare il più importante panel scientifico globale sui cambiamenti climatici, probabilmente per via dei suoi messaggi ormai impossibili da conciliare con le politiche energetiche ed estere dei due Paesi.

2. Efficienza negoziale: le parti hanno riconosciuto il grande successo ottenuto con l’adozione del GST1 e della grande cooperazione tra parti che si è riusciti a raggiungere. Oltre al plauso alla cooperazione e al successo raggiunti le Parti hanno riflettuto anche su ciò che invece non è andato: la lunghezza del processo e la sua inefficienza. Sono emerse alcune possibili soluzioni a questi problemi, quali:

  • Programmazione di incontri intermedi così da dare maggiore robustezza e struttura nel coinvolgimento tra i delegati, lasciando più spazio e tempo per le riunioni
  • L’individuazione, ad inizio negoziato, di ‘domande-guida’ che dirigano le discussioni così da mantenere forte la coerenza tra le varie sezioni e componenti del testo; 
  • Mantenere il focus sul risultato finale (output), enfatizzando già dalla fase iniziale l’obiettivo e il risultato da raggiungere; quasi la totalità delle delegazioni ha citato questo punto nel proprio intervento, proprio per sottolineare come, durante il processo di adozione, a volte si perdesse una spinta attorno ad un obiettivo comune;
  • Coerenza del mandato negoziale con i risultati attesi dal processo stesso (ossia, chiarezza nelle istruzioni e negli obiettivi)
  • Esercizio di leadership da parte della Presidenza della COP, come accaduto a Dubai in occasione dell’adozione del GST1. 

3. Ruoli, rappresentanza geografica ed inclusione: le Filippine hanno richiesto una definizione più precisa delle funzioni dell’High Level Committee e del Joint Contact Group a suo tempo istituiti per supportare i Paesi nel processo; il Malawi e il Giappone hanno sottolineato l’importanza non solo di un’adeguata rappresentazione geografica nelle decisioni e dell’inclusione degli attori non-statali, ma anche di tenere in considerazione le sfide che i Paesi in via di sviluppo e quelli più fragili sono già oggi costretti ad affrontare.

4. Politicizzazione del processo: alcuni Paesi hanno sottolineato che la comunicazione tra la componente tecnica e quella politica è stata spesso carente o insufficiente durante il processo; in questo contesto, l’High Level Committee viene visto da molti come un possibile ponte tra le due parti, politica e tecnica; le Maldive hanno individuato nella componente politica, invece, un limite: a detta della delegazione insulare, infatti, le discussioni tecniche sembrano essere state sempre e comunque molto politicizzate e forse per questo non troppo efficaci nello spingere in avanti un processo ancora tutto sommato nuovo dal punto di vista del “come farlo”. 

Durante gli interventi finali altri suggerimenti sono stati presentati sul tavolo, come per esempio continuare ad utilizzare una varietà di strumenti di coinvolgimento, come i World Cafè (sessioni meno formali del solito per coinvolgere i delegati) e decidere in anticipo il formato del testo finale per avere più tempo per discutere del contenuto della decisione, cosa non accaduta prima di COP28.

Il clima in sala è stato tutto sommato costruttivo, tranne l’eccezione russa e saudita. I lavori continueranno domani, con la possibilità di intervenire in aula anche per i Paesi che non lo hanno potuto fare in questo primo round per motivi di tempo.

Articolo di Cecilia Consalvo, Volontaria Italian Climate Network

Immagine di copertina: di Cecilia Consalvo

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