04
Set

Bonn, i diritti umani protagonisti

Da Bonn, Federico Brocchieri, Federica Pastore e Francesco Capezzuoli

Altra giornata di discussioni ieri al World Conference Center di Bonn, con i lavori che sono proceduti sempre a rilento in buona parte delle sessioni. Questa la sintesi dei nostri delegati dai vari meeting:

  • Obiettivi Generali (Sezione C)

Anche nella Sezione C hanno tenuto banco i diritti umani.

L’inserimento dell’equità intergenerazionale è stato supportato negli interventi del gruppo AILAC, della Bolivia e dello Zimbabwe.

L’Arabia Saudita è stata invece protagonista di un intervento piuttosto singolare, suggerendo la rimozione del paragrafo sui diritti umani in quanto non ne aveva chiaro il significato, ritenendolo troppo generico.

Il dibattito si è acceso sull’inclusione dell’uguaglianza di genere, osteggiata anche da parte di Malawi e Giordania, i quali hanno inoltre evidenziato l’assenza di un riferimento al CBDR e al tema dell’equità, aspetti a cui si sono riferiti successivamente anche Bolivia, Cina ed India.

Un fronte comune si è dunque costituto a sostegno dei diritti umani con Guatemala, Costa Rica, Messico, Filippine, Liberia, Bangladesh, Argentina, Venezuela e Norvegia, la quale ha sottolineato inoltre come i diritti umani siano universali.

Unione Europea e Stati Uniti, infine, hanno espresso una parziale insoddisfazione sul testo attuale.  

Sulla questione dei diritti umani si sono fatti sentire anche i rappresentanti delle varie constituency della società civile, che hanno dato vita ad un’azione per sostenerne l’inserimento.

La società civile supporta la presenza dei diritti umani nel testo - (C) Anton Jaekel

La società civile supporta la presenza dei diritti umani nel testo – (C) Anton Jaekel

  • Mitigazione (Sezione D)

Hanno tenuto banco le questioni della differenziazione e del CBDR (Responsabilità Comuni Ma Differenziate), nell’ottica dell’attuale proposta di divisione (nell’Accordo di Parigi) degli sforzi individuali e collettivi in due diversi paragrafi.

Al contrario del Giappone, che supporta la menzione del target temperatura nella Sezione D, l’Argentina vorrebbe questo trovasse posto nella Sezione C (Obiettivi Generali), aggiungendo come non vi sia ragione di escludere il principio CBDR dal paragrafo degli sforzi collettivi.

Sulla questione, Unione Europea, Nuova Zelanda e Canada si sono espresse in maniera congiunta nell’affermare come non abbia senso applicare il concetto di differenziazione all’interno degli sforzi collettivi.

Di diverso parere Giordania, Arabia Saudita e Malesia che invece vorrebbero gli sforzi collettivi fra gli Obiettivi Generali.

  • Finanza (Sezione F)

Sulla finanza, si è lavorato sulla base di 4 submission presentate rispettivamente da: G77 & Cina, Corea del Sud, Unione Europea, Umbrella Group (Stati Uniti, Australia, Russia, Canada, Giappone…).

La Corea del Sud in particolare ha proposto di adottare un meccanismo finanziario avente il Green Climate Fund (GCF) come principale entità operativa, enfatizzando come il GCF dovrebbe essere l’unico corpo da utilizzare per gli aspetti finanziari legati al cambiamento climatico. A tal proposito, è opportuno menzionare come la Corea sia il paese ospitante la sede del GCF…

  • Preambolo (Sezione A)

Nella sessione sul preambolo del testo, si è discussa la proposta elaborata da uno dei gruppi di lavoro informali, ovvero di includere i seguenti topic:

– la menzione al pieno rispetto di tutti i diritti umani;
– l’uguaglianza di genere;
– l’equità intergenerazionale;
– i diritti delle popolazioni indigene;
– il diritto allo sviluppo;
– la preservazione dell’integrità dell’ecosistema;
– il riconoscimento dell’importanza della “giusta transizione” della forza lavoro e la creazione di lavoro dignitoso;
– l’integrità di “Madre Terra“;
in tutte le azioni per rispondere ai cambiamenti climatici.

Ciò ha dato vita ad un curioso scambio di opinioni fra Bolivia, Repubblica Dominicana e Stati Uniti.

In seguito alle allusioni da parte delle prime su come “alcune delegazioni sembrino essere contro principi dei diritti umani inclusivi, peraltro già concordati in passato”, gli Stati Uniti (sentitisi evidentemente chiamati in causa) hanno preso la parola e affermato: “vorrei rispondere alla mia collega: affermare che i principi attualmente in discussione siano già stati concordati è abbastanza controverso. Ad esempio, per quanto concerne il diritto internazionale, gli Stati Uniti non riconoscono il diritto allo sviluppo. Lo sostengono, ma non lo riconoscono”. Piccata la risposta da parte della Bolivia, la quale ha espresso ironicamente il proprio rammarico, aggiungendo come “sarebbe utile capire le ragioni per cui gli Stati Uniti non l’abbiano ancora fatto”

Ai negoziati sul clima, succede anche questo.

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