25
Mag

Bonn, ottavo giorno: rendicontazione e trasparenza degli INDC

di Rachele Rizzo

Le Co-Chair incontrano gli osservatori

Nella giornata di martedì le Co-Chair dell’APA hanno incontrato le organizzazioni osservatrici per la prima volta dopo l’avvio dei lavori. Entrambe hanno sottolineato l’importanza che hanno avuto le negoziazioni sulla definizione dell’agenda per riuscire ad ottenere il supporto di tutte le Parti e continuare così la sessione. Le due Co-Chair hanno notato come molti Paesi siano velocemente passati alle discussioni tecniche e abbiano preparato interventi dettagliati per tutti i punti dell’agenda. Gli sforzi sono rivolti a mantenere l’equilibrio raggiunto con l’Accordo di Parigi e a mantenere coerenza e collaborazione con SBI e SBSTA. Inoltre è importante notare come al momento tutti gli incontri dell’APA siano aperti agli osservatori in nome della trasparenza.

Dai lavori mattutini emergono in maniera ricorrente il tentativo di impostare la base dei lavori tenendo conto delle esperienze precedenti positive, e la necessità di identificare gli elementi in comune che si possano armonizzare e quelli invece dovranno adeguarsi alle esigenze dei singoli paesi.

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INDC: trasparenza e rendicontazione

Durante le negoziazioni sul punto 3 dell’agenda (sullo sviluppo di ulteriori indicazioni per la mitigazione circa gli INDC, la trasparenza e la rendicontazione) sono stati dibattuti diversi temi. La Cina (per conto di Like-Minded Developing Countries) suggerisce di non aggiungere nuove caratteristiche per gli INDC poiché queste sono già contenute nell’art.4 dell’Accordo di Parigi. L’Unione Europea, gli Stati Uniti, Granada ed altri chiedono invece che nuove linee guida vengano sviluppate poiché dai contributi inviati per il primo periodo è chiaro che ci siano ancora diversi elementi incompleti. E’ stata inoltre avanzata dalla Cina la proposta di raggruppare gli INDC per gruppi di Paesi (sviluppati e in via di sviluppo), date le diverse esigenze di mitigazione contenute nell’art.4.4-5. Alcuni tra i Paesi meno sviluppati, la Cina, l’Arabia Saudita, l’African Group e gli Stati Uniti chiedono che le linee guida non siano troppo operative ma che si limitino a principi generali. I Paesi in via di sviluppo insistono inoltre che le linee guida siano solamente volontarie, mentre Malesia e Vietnam chiedono che il raggiungimento degli INDC sia condizionale al finanziamento da parte dei Paesi sviluppati. La Nuova Zelanda esprime la propria preoccupazione che troppa flessibilità possa portare a una minore trasparenza e a una tendenza a non onorare le proprie promesse.

Riemerge nuovamente la divergenza di opinioni circa il rapporto tra i vari temi: Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi, da una parte, vogliono concentrare il dibattito (di questo punto dell’agenda) sul tema della mitigazione, mentre gli LMDC ed altri sostengono che gli elementi di adattamento e finanza debbano rientrare negli INDC. Interessante inoltre la proposta dell’India, la quale suggerisce l’utilizzo dell’Indice di Sviluppo Umano come unità di misurazione per i progressi degli INDC.

Per quanto riguarda la rendicontazione, quasi tutti i Paesi sono d’accordo sul fatto che molto lavoro sia già stato fatto per il Protocollo di Kyoto. Non è ancora chiaro se verranno sviluppate metriche comuni – come proposto da Granada, Stati Uniti e Norvegia – oppure se verrà solamente misurato il progresso di ogni nazione, come suggerito dal Brasile. La Nuova Zelanda e la Colombia chiedono che integrità ambientale, trasparenza e “adattamento” alle esigenze nazionali siano bilanciati anche nelle procedure per la rendicontazione: se questi principi saranno rispettati, allora una certa flessibilità potrebbe essere concessa. Il Brasile ha cercato di trovare una posizione intermedia, proponendo una struttura a più livelli: uno più generale, che sia da tutti applicabile, ed altri livelli di dettaglio che possano essere mano a mano adottati dai Paesi che migliorano la propria gestione degli impatti sul clima.

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