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Nov

CITTÁ: PROGRESSI, SFIDE E RICHIESTE A COP29

Il multilateralismo deve raggiungere la scala locale 

Il 20 novembre, il terzo Incontro Ministeriale su Urbanizzazione e Cambiamenti Climatici ha riunito leader nazionali, rappresentanti locali, banche multilaterali per lo sviluppo e organismi delle Nazioni Unite sotto la Presidenza della COP29. Anno dopo anno, questi incontri rappresentano l’occasione per cercare di definire il ruolo delle città e dei governi locali nel fronteggiare la crisi climatica a scala globale.

Dal 2022, le Presidenze delle COP hanno introdotto strumenti innovativi per integrare l’azione urbana nei negoziati internazionali: da SURGe (Sustainable Urban Resilience for the Next Generation), lanciato a Sharm El-Sheikh per migliorare la resilienza e l’adattamento delle città, a CHAMP (Coalition for High Ambition Multilevel Partnerships), attivato a Dubai per supportare l’integrazione di un approccio multi-scala (ovvero la collaborazione tra i decisori politici dalla scala urbana fino a quella nazionale) nei piani climatici nazionali. CHAMP ha già ispirato l’aggiornamento degli NDC di Paesi come Brasile ed Emirati Arabi Uniti; rimaniamo in attesa di ulteriori risultati nei prossimi mesi da parte degli altri 72 Paesi che hanno aderito all’iniziativa. Alla COP29 di Baku è stata introdotta una nuova dimensione attraverso l’iniziativa MAP (Multisectoral Actions Pathways), che punta a rafforzare il supporto finanziario e tecnico per progetti urbani integrati e multi-settoriali (ovvero facilitare l’accesso ai fondi, promuovere la collaborazione tra diversi settori per gestirli). Si è discussa infatti la possibilità di allargare i prossimi incontri ad altri Ministeri oltre a quelli direttamente coinvolti sull’Urbanistica, come ad esempio quello della Salute.

A garantire la continuità di questo approccio collaborativo, le Presidenze di Egitto, Emirati, Azerbaigian e Brasile (della futura COP30) hanno firmato la Coalizione di Continuità di Baku per l’azione climatica urbana e multi-livello. Il prossimo appuntamento sarà a Belém nel 2025, dove i Paesi presenteranno l’aggiornamento dei propri obiettivi di riduzione delle emissioni (le NDCs), che si spera integrino il contributo delle città in modo concreto. Nel 2026 è previsto anche un ritorno a Baku per il World Urban Forum, infatti per migliorare il coordinamento e la coerenza delle iniziative future, la Presidenza azera ha proposto la nomina di un Inviato Speciale per l’Azione Climatica Urbana.

Ridurre l’impronta di carbonio a partire dalle città

Secondo uno studio recente del Global Covenant of Mayors e Arup, azioni climatiche urbane ben strutturate potrebbero ridurre fino al 40% delle emissioni globali. Tuttavia, sul totale delle emissioni rimane elevato il peso delle città, da cui proviene il 70% delle emissioni globali. Settori come l’edilizia, i trasporti e i rifiuti rappresentano sfide cruciali: solo il settore delle costruzioni è responsabile di un terzo delle emissioni globali. Nel caso degli edifici, si tratta quindi di ridurre sia le emissioni operative (relative alla domanda energetica degli edifici per riscaldamento, raffrescamento, elettrodomestici e illuminazione) che quelle incorporate (provenienti dalla produzione, trasporto e smaltimento dei materiali di costruzione). 

Le città europee sono impegnate al raggiungimento della neutralità climatica al 2050 (tra cui oltre 100 entro il 2030), uno slancio ambizioso che riflette l’urgenza di un’azione concreta e condivisa, in cui le città siano abilitate a implementare politiche locali in linea con gli impegni nazionali delle NDCs. Strumenti come lo ZERB (Zero Emissions and Resilient Buildings) Accelerator, lanciato a Baku dal Gruppo dei Leader Subnazionali per l’Azione Climatica (SCALE), rappresentano esempi concreti di strumenti mirati a ridurre le emissioni e a costruire città resilienti. Ma, come ha sottolineato Rama Dunayevich, rappresentante di Autodesk, azienda leader mondiale di software per architetti, è necessario «decarbonizzare le tecniche di costruzione attraverso nuove tecnologie in grado di determinare l’impronta di carbonio degli edifici sin dalla fase concettuale e per tutto il loro ciclo di vita». La decarbonizzazione dei trasporti, il rafforzamento dell’economia circolare e l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente rimangono prioritari per raggiungere questi obiettivi, sfruttando i meccanismi come MAP. 

Decisioni insufficienti per i governi subnazionali

La COP29, però, non ha soddisfatto le richieste dei governi locali e subnazionali. L’analisi dei testi negoziali di Baku mostra un ridimensionamento del riconoscimento del loro ruolo rispetto agli anni precedenti. Nel Mitigation Work Programme (MWP), che come già detto in un articolo precedente quest’anno aveva un focus specifico sulle città, vengono citati gli obiettivi di riduzione delle emissioni incorporate e operative degli edifici, il rafforzamento delle infrastrutture verdi e blu per lo stoccaggio del carbonio, la pianificazione urbana con una visione a lungo termine, lo sviluppo di capacità locali e la collaborazione tra città attraverso lo scambio di buone pratiche, sebbene vengano considerati come “conclusioni principali” senza un valore attuativo. L’impegno a una collaborazione tra governi nazionali e locali è stato declassato rispetto allo scorso anno: dalla sollecitazione esplicita si passa a un semplice riconoscimento della sua importanza, lasciandone però l’implementazione su base volontaria e contestuale. Sul fronte della finanza climatica (NCQG), il riferimento a un accesso diretto ai fondi climatici per i governi subnazionali è scomparso, sostituito da un invito generico a rafforzare, quando appropriato, il supporto ad approcci locali, con un particolare focus sulle misure di adattamento. E, nel capitolo sulla transizione giusta (JTWP), pur evidenziando l’importanza di un dialogo inclusivo, non è stato assegnato un ruolo decisionale concreto ai governi subnazionali (che di fatto si trovano a gestire gli impatti della crisi climatica in prima linea).Questi compromessi rischiano di indebolire la capacità delle città e dei governi locali di agire come partners efficaci nel raggiungimento degli obiettivi climatici a scala globale. Come ha ricordato Minna Arve, Sindaca di Turku e portavoce della constituency dei governi locali e delle autorità municipali dell’UNFCCC, «le città sono pronte all’azione. Ora spetta ai leader nazionali collaborare con noi per ottenere dei risultati migliori». Il multilateralismo deve evolversi, coinvolgendo le città non solo nell’azione climatica, ma anche nei processi decisionali.

Articolo a cura di Caterina Vetrugno, Volontaria di Italian Climate Network ed esperta di Resilienza Urbana

Immagine di copertina: foto di Caterina Vetrugno

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