COP23, la nipote di J. Hansen
di Marta Iacopetti e Francesco P. Campo, delegati a Bonn – 9/11
“CLIMATE MATTERS”: STIAMO FACENDO ABBASTANZA?
Sotto tale quesito nella giornata di lunedì si è svolta una conferenza stampa alla COP23 che ha visto protagonisti James Hansen, scienziato NASA e fautore di diverse battaglie per il clima, e sua nipote Sophie Kivlehan, una dei 21 giovani che hanno fatto causa al Governo degli Stati Uniti (Juliana v. U.S) con l’accusa di aver leso i diritti costituzionali delle giovani generazioni per via della mancata azione sul clima.
Photo credits: Sean Gallup/Getty Images
Nel suo intervento, James Hansen ha affermato come stiamo uscendo dalla scia per lo scenario più sostenibile volto a mantenere l’aumento delle temperature globali entro gli 1.5°C, a livello scientifico identificato nello scenario “RCP2.6” dell’IPCC. Secondo Hansen, le emissioni globali continuano a crescere ed il rischio è di ritrovarci alla fine del secolo con un aumento delle temperature superiore ai 3°C, con enormi costi economici ed umanitari.
Il contributo di Sophie Kivlehan, diciottenne, è invece partito dal famoso discorso che la dodicenne Severn Cullis Suzuki tenne nel 1992 all’Earth summit di Rio de Janeiro a nome dell’Environment Children Organization (ECO), in cui denunciò ai rappresentanti dei Paesi le problematiche ambientali e i loro effetti sulle generazioni future.
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Sophie ha affermato come, a distanza di 25 anni, quelle parole siano ancora attuali: “Adulti, dite di amarci: ma vi sfido a far coincidere le vostre azioni con le vostre parole. Se continuerete a perseguire i vostri fini in maniera egoistica, il risultato sarà una grande sofferenza per i vostri figli”, ha commentato (fonte: DW).