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19
Nov

COP27 AGLI SGOCCIOLI: LA SINTESI DELL’ULTIMA BOZZA, ANALIZZATA DA ITALIAN CLIMATE NETWORK

La COP27 avrebbe dovuto concludersi più di 24 ore fa, da agenda, ma nel centro congressi di Sharm el-Sheikh i lavori sono ancora in corso. Queste dovrebbero comunque essere le ultime ore della Conferenza: sembra che dopo giornate estremamente tese e concitate i leader abbiano trovato una convergenza, e la Presidenza egiziana di COP27 ha assicurato che i negoziati termineranno sabato sera. In programma a breve una plenaria, che dovrebbe essere quella conclusiva.

Nel frattempo nel pomeriggio è stata pubblicata un’ultima bozza della dichiarazione finale di COP27, che nelle ultime ore è stata attentamente analizzata e valutata dalla delegazione di Italian Climate Network.

8 punti chiave

  1. Nel testo mancano ancora dettagli su perdite e danni (Loss and Damage) , ma su questo punto sono attesi aggiornamenti a breve: una proposta della Presidenza egiziana potrebbe portare alla decisione sulla creazione del Fondo nelle prossime ore. In particolare, si parla dell’istituzione del Fondo e di altri strumenti già da decisione COP27, poi dettagli da affidare a comitato di transizione che porterà raccomandazioni a COP29 (compromesso tra proposta G77 e proposta Germania-Cile).
  2. Rimane nel testo il riferimento all’obiettivo di 1.5°C e ai rapporti IPCC.
  3. Si fa particolare attenzione alle crisi energetica e alimentare, e agli impatti sui Paesi più poveri.
  4. Non si menziona l’obiettivo di raggiungere il picco delle emissioni globali nel 2025 (sparito anche dalle sotto-decisioni). Era stato richiesto dall’Unione Europea come “blindatura” in cambio del fondo su perdite e danni.
  5. I Paesi ammettono che neanche quest’anno raggiungeranno i 100 miliardi di dollari all’anno in finanza per il clima.
  6. Sull’aggiornamento degli impegni nazionali il testo appare debole. Si indica tuttavia l’aggiornamento degli NDC (i contributi determinati a livello nazionale, ovvero in pratica gli obiettivi climatici dei Paesi) entro il prossimo anno per quanto riguarda i targeto al 2030.
  7. Su phase-out e phase down la formulazione resta la stessa di Glasgow: phase-down dal carbone non mitigatophase-out dai sussidi “inefficienti” alle fonti fossili.
  8. Scomparso il paragrafo sui diritti umani e sul diritto a un ambiente salubre. Era presente nella bozza del testo presentata due giorni fa ed era stato cancellato dal testo pubblicato venerdì.

Il commento di ICN

È importante che il testo abbia mantenuto i riferimenti ai rapporti dell’IPCC e all’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1.5°C oltre i livelli preindustriali. Per il momento sembra che sia stata ignorata la richiesta dell’Unione Europea di “blindare” l’ambizione puntando a raggiungere il picco delle emissioni globali al 2025.

Nessuna novità rispetto alla COP26 di Glasgow per quanto riguarda l’addio alle fonti fossili: si parla ancora di phase-down invece che di phase-out, cioè di riduzione invece che di eliminazione, per il carbone e di eliminazione solo per i sussidi fossili identificati come “inefficienti”.

Torna l’indicazione di aggiornare al rialzo gli impegni nazionali entro il 2023 con un linguaggio ancora una volta identico a quello di Glasgow (articoli 28 e 29 del Glasgow Climate Pact), ma solo in riferimento agli obiettivi al 2030.

Nessuna novità per la finanza climatica: non si raggiungono nemmeno quest’anno i 100 miliardi di dollari all’anno (avrebbero dovuto essere stanziati nel 2020).

Grave l’eliminazione del paragrafo sui diritti umani e il riconoscimento del diritto a un ambiente salubre come un diritto umano.

Pur di portare a casa il Fondo su perdite e danni – che resta comunque un traguardo importantissimo – si cede su molti altri settori e sull’ambizione generale. È tuttavia positivo che non si siano fatti passi indietro sull’obiettivo di 1.5°C.

Immagine di copertina: crediti UNFCCC

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