MITIGAZIONE E ADATTAMENTO: LA BOZZA DELLA DECISIONE FINALE PRESENTA ANCORA LACUNE
Il testo della cover decision (la decisione finale) della COP27 sul clima si divide in 9 sezioni riguardanti i principali argomenti che hanno scandito l’agenda dei negoziati. Giovedì 17 novembre i delegati delle Parti hanno discusso la bozza pubblicata dalla presidenza egiziana e dal segretariato dell’UNFCCC. Di seguito analizziamo i paragrafi relativi alle sezioni di mitigazione e adattamento.
MITIGAZIONE
La sezione sulla mitigazione della cover decision si apre con un “welcome” al report di sintesi del 2022 sui national determined contributions (NDCs). Le Parti “prendono nota con seria preoccupazione” (serious concern) che gli obiettivi dei Paesi non sono in linea con l’obiettivo previsto dall’Accordo di Parigi di contenere l’aumento di temperatura entro 1.5°C. In base agli impegni presi negli NDCs (i contributi determinati a livello nazionale, ovvero gli obiettivi climatici che si pone ogni Paese), la riduzione delle emissioni di gas climalteranti risulta essere solo dello 0.3% al 2030 rispetto ai livelli del 2019, ben lontana dal 43% indicato come necessario dal Working Group III dell’IPCC nel relativo capitolo (Mitigation of Climate Change) del Sesto Rapporto di Valutazione AR6, pubblicato ad aprile 2022.
In seguito, le Parti hanno dichiarato di “prendere nota con apprezzamento” del contributo del Working Group III all’AR6 dell’IPCC. Come principale risultato di questo contributo viene specificato che esistono azioni di mitigazione che permetterebbero almeno di dimezzare le emissioni al 2030 rispetto al 2019.
È interessante leggere che le Parti “enfatizzano” la necessità urgente di una “immediata, profonda, rapida e duratura” riduzione delle emissioni di gas climalteranti per limitare il riscaldamento globale a 1.5°C rispetto al periodo pre-industriale. Infatti “urge” che le Parti che hanno un NDC non in linea con Accordo di Parigi lo aggiornino rivedendo gli obiettivi al 2030, entro l’anno prossimo, in tempo per il Global Stocktake. Già entro questa COP27 le Parti avrebbero dovuto ripresentare i propri NDCs, invece solo 33 Paesi su quasi 200 l’hanno fatto.
Altro punto importante: le Parti “sottolineano” l’importanza di assicurare una transizione giusta per i Paesi in via di sviluppo.
Si possono individuare tre temi su cui si è concentrata la discussione informale dei delegati:
- Il delegato di Tuvalu, stato insulare nel Pacifico, ha chiesto di modificare il testo della cover decision specificando che l’obiettivo è quello di rimanere “well below 1.5°C”, quindi ben al di sotto dell’incremento di temperatura di 1.5°C
- Il delegato del Brasile ha sottolineato l’importanza di enfatizzare e accogliere positivamente i risultati forniti dalla comunità scientifica e dall’IPCC.
- I delegati di Tuvalu, Bangladesh, Canada e AOSIS (Alliance Of Small Island States), con referente le Barbados, hanno chiesto di modificare il testo della cover decision puntando finalmente, a differenza del risultato ottenuto a Glasgow, ad una rapida uscita (phase out) dal carbone e dai combustibili fossili, diversamente da quanto riportato nel testo “efforts to accelerate measures towards the phase down of unabated coal power and phase out and rationalize inefficient fossil fuel subsidies”, in cui si parla di misure per ridurre l’uso del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili. Oltre a Stati Uniti e India, che tipicamente si oppongono all’uscita dal carbone, è intervenuto il delegato dell’Iran dicendo che “per i Paesi in via di sviluppo i combustibili fossili sono necessari per sviluppare le loro economie”.
ADATTAMENTO
La sezione sull’adattamento della cover decision si apre con un “welcome” al contributo del 2022 del Working Group II (Impacts, Adaptation and Vulnerability) dell’IPCC all’AR6, con un focus sull’importanza di uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici, integrando azioni di mitigazione e adattamento. Si “prende nota con seria preoccupazione” che nonostante i progressi nella pianificazione e nell’implementazione delle azioni di adattamento, esiste un gap di adattamento tra i livelli attuali e quello che bisognerebbe fare per ridurre i rischi relativi ai cambiamenti climatici.
È quindi “urgente” che le Parti migliorino la loro pianificazione in termini di adattamento, con piani e politiche adeguate di adattamento. Infatti, l’80% delle Parti ha almeno uno strumento di pianificazione sull’adattamento, ma solo 38 Paesi in via di sviluppo hanno dei piani nazionali.
Due punti importanti sono:
- “Riconfermare” che l’adattamento è una sfida globale, ma varia molto a livello locale, nazionale e regionale. Nella cover decision inoltre si “enfatizza” che il percorso per l’adattamento deve essere inclusivo e determinato a scala locale.
- Le Parti “riconoscono” che le popolazioni indigene e le conoscenze tradizionali hanno un ruolo cruciale per l’adattamento.
Le parti invitano inoltre l’IPCC a produrre un Report speciale sul Global Goal on Adaptation entro la COP28, che si svolgerà tra un anno, da inserire in seguito nel ciclo del settimo report di valutazione (il prossimo report in preparazione), che vada ad analizzare e le necessità dei Paesi e il gap di adattamento.
Per quel che riguarda la finanza sull’adattamento, i finanziamenti verso i Paesi in via di sviluppo sono ancora insufficienti e inadeguati per rispondere agli impatti e ai rischi dei cambiamenti climatici. Serve una forte volontà politica per raddoppiare i finanziamenti rispetto al 2019 entro il 2025.
La discussione tra i delegati si è concentrata proprio sulla finanza climatica, compresi i fondi relativi all’adattamento. In particolare, lo Zambia, la Bolivia e la Cina hanno richiesto che l’incremento dei fondi per l’adattamento diventi effettivo, e l’Australia ha sostenuto questa posizione dei Paesi in via di sviluppo. La discussione si è concentrata, più in generale, anche sulla possibilità dei privati di contribuire alla finanza climatica. Questa possibilità è stata appoggiata dall’Unione Europea, ma sconsigliata dai Paesi in via di sviluppo che invece la vedono come una scusa per i Paesi sviluppati di disinteressarsi della tematica dei finanziamenti.
Tra gli altri, il delegato del Pakistan, considerando gli eventi avvenuti quest’estate nel suo Paese, ha insistito molto sulla sezione dell’adattamento, con l’invito di raggiungere il prima possibile un minimo livello di adattamento accettabile per i Paesi più vulnerabili.
Articolo a cura di Francesca Casale, volontaria di Italian Climate Network
Immagine di copertina: foto di Francesca Casale