perdite e danni
16
Nov

PROVA DI FORZA

Al termine delle sessioni informali della prima settimana di COP27 (poi in realtà sforate sull’inizio della seconda), i facilitatori del gruppo di lavoro su perdite e danni avevano chiesto ai Paesi di inviare in forma scritta contributi e trascrizioni dei loro interventi, anche a seguito dell’esame di un primo testo di sintesi molto confuso che non aveva convinto davvero nessuno. Ne avevamo parlato qui.

Negli ultimi due giorni il negoziato è sparito dai radar di noi osservatori, con i delegati dei Paesi impegnati in lunghe discussioni notturne tra gli uffici dei Paesi ormai popolati solo da personale dei Ministeri e padiglioni chiusi. Continuiamo a ricevere email da Segretariato UNFCCC sul fatto che il centro congressi di Sharm el-Sheikh rimane aperto ormai ogni giorno oltre l’orario (di solito fino a mezzanotte). Il motivo non è esplicitato ma è facilmente intuibile: si negozia lontano dalle telecamere.

Su perdite e danni hanno quindi cominciato ad arrivare i contributi scritti dei Paesi, che via via sono comparsi nella sessione “documenti” del sito web dell’UNFCCC. Niente di nuovo rispetto a quanto sentito in sala, fino al caricamento di un documento che ha azzerato il precedente modus operandi.

Il gruppo G77 più la Cina il 15 novembre ha caricato, come proprio contributo alla discussione, il testo di quella che vorrebbero fosse la decisione finale. O poco ci manca. Un testo dettagliato, per punti, molto più ordinato delle prime bozze circolate da parte dei facilitatori. 12 punti sintetici in cui il mondo in via di sviluppo, che, come abbiamo avuto modo di dire nei giorni scorsi, agisce in maniera estremamente coordinata su guida cinese e indiana, alza l’asticella e dice al resto del mondo: questo è il testo su cui negoziare, quelli precedenti sono poco più che appunti.

I 12 punti proposti dal gruppo G77 più Cina, in sintesi:

  1. Preambolo in cui si riafferma il principio di responsabilità storica (dell’Occidente, almeno fino alla fine del XX secolo) e differenti capacità finanziarie.
  2. Senso dell’azione su perdite e danni: rispondere al bisogno urgente di a) nuove, b) addizionali, c) prevedibili, d) adeguate, risorse finanziarie a sostegno di perdite e danni economici e non economici dopo disastri associati ai cambiamenti climatici (inclusi eventi lenti come l’acidificazione dei mari), anche in termini di riabilitazione e ricostruzione.
  3. Istituzione di un Fondo ad hoc su perdite e danni, che operi come entità operativa sotto il Meccanismo finanziario dell’Accordo di Parigi come da Art.11.1 e Art.11.3.
  4. Il Fondo sarà governato da un board composto da paesi ricchi e poveri, assieme, in percentuali da stabilire.
  5. Sarà avviato un Comitato transitorio per sviluppare obiettivi, principi e modalità operative del Fondo entro un anno, entro COP28; ne faranno parte 35 membri (4 africani, 4 da Asia e Pacifico, 4 da America Latina e Caraibi, 4 da piccoli stati insulari, 4 dai Paesi meno sviluppati al mondo, oltre a 15 Paesi ricchi per un bilancio finale di 20 poveri e 15 ricchi).
  6. Ogni gruppo di Paesi dovrà comunicare i propri membri rappresentanti entro la fine del 2022.
  7. Il Segretariato è invitato a lanciare il Comitato transitorio entro marzo 2023, per quattro incontri annuali con esperti di adeguato livello.
  8. Il Comitato transitorio prenderà atto dei risultati delle esistenti sessioni dei Dialoghi di Glasgow.
  9. Il Dialogo di Glasgow dovrà concentrarsi sugli strumenti di finanziamento e non più su altre questioni, in questa fase, con il supporto di esperti.
  10. Il Comitato transitorio dovrà ricevere finanziamenti adeguati per svolgere il suo mandato.
  11. Il Comitato transitorio sarà dotato di esperti assegnati funzionalmente da agenzie ONU, organizzazioni filantropiche, istituzioni internazionali e banche multilaterali di sviluppo, oltre al Green Climate Fund.
  12. Appendice tecnica.

Una prova di forza enorme, concordata, che risponde alle frustrazioni emerse in sala in questi giorni rispetto all’eterno rimandare a consultazioni informali la discussione su quella che avrebbe dovuto diventare la bozza, senza peraltro scrivere niente prima di lunedì pomeriggio.

Dalla presentazione della bozza dei G77 non si è più avuto notizia di alcun incontro accessibile agli osservatori. Proprio mentre questo articolo viene scritto, tuttavia, è stato convocato un tavolo ministeriale di consultazioni sul tema. Non è chiaro se la conversazione ripartirà dal testo, molto acerbo e ancora impreciso, proposto dai facilitatori oppure da quello dei G77; già questo sarà probabilmente un tema di scontro, salvo mediazioni notturne delle quali ad oggi non siamo a conoscenza.

Nell’incontro bilaterale del 15 novembre organizzato da CAN Europe con Frans Timmermans, Vicepresidente della Commissione Europea, era emerso che l’UE stava cercando di portare i due blocchi contrapposti (G77 e Cina da un lato, USA e alcuni occidentali dall’altro) verso una landing zone, una “zona d’atterraggio” negoziale confortevole per entrambe le fazioni. Magari un nuovo testo, o un mix dei due esistenti. 

In parallelo, in questi giorni, è continuato il negoziato sul Santiago Network, ovvero il network che raccoglie le organizzazioni, gli enti e gli esperti che possono fornire assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo, particolarmente vulnerabili agli effetti avversi dei cambiamenti climatici, per evitare e minimizzare i danni e le perdite a scala locale, regionale e nazionale. Contribuisce quindi all’implementazione efficace del Warsaw International Mechanism sul Loss&Damage.

Nella giornata del 16 novembre, dopo quasi quattro ore di sessione negoziale si è finalmente giunti ad una bozza definitiva di testo, da inviare alla Presidenza per la decisione finale. La sessione è iniziata con una discussione informale a gruppi di delegati, a cui gli osservatori sono stati invitati a non entrare. Solo in un secondo momento è stato possibile assistere alla discussione del testo. I delegati si sono confrontati su pochi paragrafi, ma si è potuto assistere a una netta divisione tra Unione Europea e Canada e Paesi G77 più Cina, con un commento finale del portavoce del Gruppo dei Negoziatori Africani (AGN) contro la delegata dell’Unione Europea, accusata di non voler collaborare al raggiungimento di un accordo, continuando a intervenire sugli stessi paragrafi.

In particolare la Giamaica, con il supporto della Colombia e dell’AGN, ha voluto introdurre il paragrafo 25 “Affirms that technical assistance provided through the Santiago Network in a demand driven manner will be developed through an inclusive and country-driven process, taking into account the needs of vulnerable people and local communities”, che l’Unione Europea ha invece cercato di modificare. 

Di contro, anche il Canada ha voluto togliere nella sezione B.(g) del testo il preambolo dell’Accordo di Parigi, che fa riferimento a “diritti umani, diritto alla salute, diritti delle popolazioni indigene, delle comunità locali, dei migranti, dei giovani, delle persone con disabilità, delle persone in situazioni di vulnerabilità, e al diritto allo sviluppo, così come all’equità di genere, all’empowerment femminile, e all’equità intergenerazionale”.

Però dopo l’ennesima discussione “informale informale”, i delegati sono riusciti a trovare un accordo, con un risvolto positivo per i Paesi in via di sviluppo.

Il testo definitivo avrà:

  1. il preambolo costituito da un unico paragrafo, in cui si menziona ”l’Accordo di Parigi e le decisioni rilevanti della COP e del CMA”,
  2. il paragrafo 16c semplificato e con menzione “all’assistenza tecnologica finanziata direttamente dal Santiago Network, diretta alle comunità particolarmente vulnerabili agli effetti avversi dei cambiamenti climatici”,
  3. il paragrafo 26 (prima 25) con la frase “taking into account the needs of vulnerable people and local communities”.

La sessione si è quindi conclusa con un ringraziamento dei delegati ai colleghi e al co-facilitatore, per l’impegno impiegato in tanti giorni e ore di negoziazioni, e con un intervento del delegato egiziano che si è detto soddisfatto per il raggiungimento dell’obiettivo.
Prima di uscire, i delegati e gli osservatori hanno accolto la buona riuscita del testo finale con un applauso.

Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor, e Francesca Casale, volontaria Italian Climate Network

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