cop27 g20
17
Nov

DA BALI A SHARM EL-SHEIKH: IL COMMUNIQUÉ DEL G20 COME POTENZIALE SPINTA PER I COLLOQUI SUL CLIMA DI COP27

I delegati della COP27 sul clima di Sharm el-Sheikh hanno osservato con attenzione il vertice dei capi di Stato e di governo del G20 che si è svolto a Bali, in Indonesia, il 15 e il 16 novembre, alla ricerca di segnali che indicassero la volontà dei Paesi sviluppati di assumere nuovi impegni sul clima. Questi segnali non hanno tardato ad arrivare e sono stati molto chiari. I leader del G20, infatti, hanno concordato e successivamente dichiarato in un Comunicato Finale (Final Communiqué) di voler proseguire gli sforzi per limitare l’aumento delle temperature globali a 1.5°C, riconoscendo inoltre la necessità di accelerare gli sforzi per ridurre gradualmente l’uso del carbone. Come queste dichiarazioni siano poi risultate in un concreto impulso ai colloqui sul clima della COP27 lo si è potuto verificare – quasi – subito.

Il 17 novembre è stata pubblicata la bozza della decisione finale (cover decision) dei negoziati sul clima. Il testo sta facendo molto discutere, perché ribadisce alcuni obiettivi dello scorso anno e lascia in sospeso questioni controverse, ma fa qualche passo in avanti sul rispetto del limite di 1.5°C.

Cosa emerge dalla bozza su 1.5°C? 

Per quanto riguarda l’implementazione, nella bozza “si prende atto” delle evidenze sottolineate dalla scienza: sono stati presi in considerazione i risultati del rapporto sul gap di emissioni e si sottolinea (stresses) l’importanza di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Questa formulazione, in realtà, va in continuità con le conclusioni del G20 del 2021, quando durante la presidenza dell’Italia e sotto la guida di Draghi, l’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e l’obiettivo 1.5°C sono tornati in auge a livello politico.  

Un cambio di tono più incisivo circa il rispetto del limite del 1.5°C lo abbiamo quando nel testo si esprime preoccupazione (concerns) per gli attuali contributi determinati a livello nazionale (NDCs) e si richiede a tutte le Parti di rivedere e rafforzare gli obiettivi per il  2030 così da allinearsi allo scenario che può permetterci di restare entro 1,5°C. Ciononostante, molti sostengono che a giudicare dalla bozza di decisione, parrebbe che neanche le dichiarazioni forti e chiare fatte dai leader del G20 siano bastate a un decisivo cambio di rotta

Giovedì 17 novembre, nell’incontro tra i capi delegazione delle parti e la presidenza della COP27 per discutere della bozza di decisione, molti stati si sono detti scontenti dei risultati in generale, ma anche di quello che viene stabilito circa il rispetto del limite dell’1.5°C. Per l’Australia, questo obiettivo rappresenta addirittura un passo indietro rispetto a Glasgow 2021. Sulla stessa linea di pensiero troviamo Tuvalu: il capo delegazione sostiene che nel testo ci sia un riferimento troppo debole ai combustibili fossili laddove si parla della crisi energetica, e teme che questo linguaggio poco incisivo “possa non essere abbastanza per fare ciò che dobbiamo fare per mantenere le temperature sotto il grado e mezzo”.
Secondo il delegato (ma molti Paesi del Sud del Mondo la pensano allo stesso modo) 1.5°C deve essere obiettivo del 2025, non del 2030. 

Obiettivi più audaci avrebbero dato una maggior linfa ai negoziati sul clima; ma è possibile che non abbia aiutato in questo senso la presidenza del vertice del G20. L’Indonesia, infatti, ha probabilmente usato la sua presidenza per concentrarsi sul consolidamento dell’accordo Partenariato per la transizione energetica, Just Energy Transition Partnership (JET-P), ma non ha fatto abbastanza per portare i maggiori emettitori di carbonio a impegnarsi per obiettivi climatici più ambiziosi. 

Nel complesso, però, visti gli ultimi avvenimenti, è una buona notizia che due forum internazionali di questa portata si concentrino sempre di più sulla piena ed effettiva attuazione dell’Accordo di Parigi circa l’obiettivo di temperatura di 1,5 °C. I leader, perlomeno, hanno rispettato la responsabilità di non fare una marcia indietro rispetto a quanto concordato al G20 di Roma del 2021. Ci si aspettavano, però, dei passi avanti sulla riduzione di tutti i combustibili fossili, compresi petrolio e gas.

L’addio definitivo ai combustibili fossili resta, infatti, un altro punto importante e che fa discutere. Sempre durante l’incontro tra i capi di delegazione e la presidenza della COP27 si è dibattuto a lungo sulla necessità di mettere nero su bianco l’intenzione di abbandonare tutti i combustibili fossili perché la bozza della decisione, per ora, è deludente tanto quanto le mancate prese di posizione dei leader presenti al summit del G20. Nell’attuale testo si incoraggiano sforzi costanti per accelerare le misure per la riduzione graduale dell’energia a carbone; si incoraggia, inoltre, l’eliminazione graduale delle sovvenzioni inefficienti ai combustibili fossili. Questo fraseggio è ancora ben distante dagli obiettivi ribaditi solo ieri da BOGA, l’alleanza per l’abbandono dei combustibili fossili (ne abbiamo parlato qui). 

Articolo a cura di Klarisa Stafa, volontaria di Italian Climate Network

Immagine di copertina: la stretta di mano tra Biden e Xi Jinping al G20 di Bali.
Crediti: The White House, via Twitter

You are donating to : Italian Climate Network

How much would you like to donate?
€10 €20 €30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
Loading...