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Giu

COP28, PRESENTATI GLI OBIETTIVI DELLA PRESIDENZA

  • A detta degli emiratini, la strategia per COP28 sarebbe ambiziosa e rifletterebbe gli interessi di molte delle parti coinvolte. 
  • Non manca però un riferimento alla “cooperazione con i settori ad alte emissioni”, tanto vicini agli interessi proprio della presidenza.

Con l’apertura della seconda settimana di negoziati intermedi a Bonn, la presidenza di COP28 ha presentato i principali obiettivi della prossima COP28 che quest’anno sarà ospitata da Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

La presidenza ha dichiarato di impegnarsi, insieme al governo degli Emirati Arabi Uniti, a garantire un processo trasparente e “underpinned by optimism”, basato sull’ottimismo rispetto ai risultati da raggiungere. Ma quali sono questi obiettivi? Da mesi diciamo che COP28 appare forse ancora più oscura in partenza, rispetto a priorità e obiettivi, anche della COP27 verso la quale partimmo tutti con troppi punti di domanda.

Nell’ottica di soddisfare tutte le parti coinvolte, frase ripetuta spesso dalla nuova Presidenza, oggi è stata presentata un’agenda forse fin troppo ampia, tanto da suscitare critiche da parte di alcuni stati, fra cui Brasile e Argentina.

Il primo tema menzionato, anche questa settimana, è stato il Global Stocktake, e la necessità di collaborare per ottenere dei nuovi obiettivi climatici nazionali (NDC) ambiziosi da parte degli Stati – revisione al rialzo decisa a Glasgow verso COP27, abortita a Sharm el-Sheikh per via della guerra in Ucraina e ora nuovamente sul tavolo.

La mitigazione è al centro dell’agenda, ha assicurato la presidenza, con obiettivi di riduzione delle emissioni basati sulla scienza ed in linea con l’intento di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.5°C rispetto all’era preindustriale. Se da un lato gli espliciti riferimenti alle soglie-limite indicate dall’IPCC sono un buon segnale, il tema dei nuovi obiettivi quantitativi sulle emissioni è contemporaneamente al centro delle discussioni d’agenda qui a Bonn e potrebbe non arrivare del tutto solido o ben preparato a COP28 – necessario qui capire cosa intendono dire gli emiratini.

Se la presidenza di COP28 ha indicato esplicitamente obiettivi quantitativi legati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, come anche di metano, è stato però sottolineato come “la sicurezza energetica debba rimanere al centro” dell’azione e che questa debba avvenire “in close cooperation with high emitting sectors”, in stretta collaborazione con i settori ad alte emissioni.

Anche l’adattamento è stato indicato tra i temi chiave, insieme al raggiungimento di un accordo rispetto al un set completo di indicatori relativi a perdite e danni (una tassonomia, ad oggi assente ma assolutamente necessaria per lanciare il nuovo fondo globale a COP28) . Lo stesso per l’obiettivo di rendere operativi strumenti adeguati di finanza climatica.

Non manca una stoccata ai Paesi del Nord del mondo sull’annoso tema della finanza climatica: “Quest’anno deve segnare il completamento dell’impegno a fornire i 100 miliardi” annuali ai Paesi in via di sviluppo in base a quanto, nel 2009, i Paesi sviluppati avevano promesso di fare entro il 2020 – promessa ad oggi mai mantenuta. Più che un punto in agenda, un invito a rispettare le promesse.

Anche gli investimenti privati dovranno essere portati alla scala più corretta per supportare le azioni di mitigazione ed adattamento, e la presidenza in questo senso ha dichiarato che si impegnerà nel continuare “a creare una riforma del sistema finanziario globale in questa direzione”, a pochi giorni dall’inizio del forum di Parigi sul nuovo patto finanziario globale del 22 e 23 giugno voluto da Macron e Mottley già da COP27. 

Oltre a quanto indicato come parte integrante della strategia di COP28, rilevante è anche la sottolineatura della centralità del phase out non solo dei combustibili fossili senza tecnologie CCS (“unabated”), ma anche dei sussidi agli stessi da parte dell’UE. L’importanza del phase out è stata sottolineata anche dalle organizzazioni e associazioni presenti, in linea con quanto visto e discusso – ma poi mai approvato nelle sale – da Glasgow in poi.

La plenaria si è chiusa con l’invito a raggiungere un risultato forte durante questi negoziati di Bonn, per fornire una solida base di partenza per la Conferenza di Dubai. Quasi un augurio, visto il caos di questi primi giorni in Germania.

Articolo a cura di Elisa Terenghi, volontaria di Italian Climate Network

Immagine di copertina: foto di Elisa Terenghi

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