08
Mag

Da Bonn a Katowice: Prima settimana di negoziati intermedi sul clima

edf

di Chiara Soletti e Jacopo Bencini

Si avvia verso la conclusione la prima delle due settimane di negoziati intermedi sul clima, iniziata lo scorso 30 aprile a Bonn, in Germania. In vista della prossima COP24 in Polonia, a Katowice, gli Stati stanno cercando di tener fede all’agenda dei lavori stabilita a Parigi ormai tre anni fa. I punti caldi dei negoziati sono la preparazione, attesa entro il 2018, delle linee guida per l’applicazione dell’Accordo di Parigi (che, ricordiamo, è già in vigore ma produrrà i suoi effetti a partire dal 2020), la strutturazione dei meccanismi di trasferimento di fondi “climatici” ai paesi in via di sviluppo e le necessarie questioni di trasparenza anche in vista della prossima revisione dei Contributi Nazionali, ossia i documenti con i quali gli Stati nel 2015 si sono impegnati a lavorare sulla riduzione delle emissioni climalteranti e sull’adattamento. A spingere verso risultati ambiziosi i piccoli stati insulari (guidati a Bonn dalle Maldive) e quelli più fragili rispetto alle insidie del clima che cambia, come l’Etiopia.

Dialogo Talanoa

Mercoledì 2 Maggio è stato inaugurato il cosiddetto Dialogo Talanoa, uno strumento aggiuntivo ed innovativo per facilitare il confronto fra le Parti (gli Stati) ed il variegato mondo degli attori non statali e sub-statali attivi nel contrasto al cambiamento climatico. L’iniziativa, promossa dalla presidenza Fiji della scorsa COP23 e supportata dall’UNFCCC si ispira al metodo polinesiano di risoluzione dei conflitti interno alle comunità locali: tutti gli attori coinvolti si siedono assieme, ed assieme cercano di rispondere a tre domande. Dove siamo? Dove vogliamo andare? Come ci arriviamo?

Il termine Talanoa dovrebbe ispirare, quindi, un processo di dialogo inclusivo, partecipativo e trasparente. Seguendo questa filosofia, anche il segretariato UNFCCC ha organizzato il dialogo in modo semi-informale, con i partecipanti seduti in cerchio attorno a piccoli tavoli per favorire la discussione, ed incoraggiando una narrazione di esperienze e buone pratiche. La speranza è quella di costruire maggiore fiducia tra le parti, favorendo un atteggiamento costruttivo per il futuro, con una sempre maggiore ufficializzazione del ruolo degli attori non statali nel raggiungimento degli obiettivi nazionali indicati nel 2015 che, lo ricordiamo, non sarebbero comunque sufficienti per mantenere l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto di 1.5°C.

Nell’ottica di ridurre il più possibile la distanza fra i negoziati di Bonn-Katowice e la realtà degli attori che effettivamente implementano azioni climatiche a livello locale, prima del meeting di Bonn era inoltre stato deciso che ogni iniziativa regionale inclusiva di attori non statali supportata dall’UNFCCC sarebbe stata considerata come Dialogo Talanoa: come tali sono state infatti registrate l’Africa Climate Summit di Nairobi (Kenya), e la recente iniziativa sugli attori non statali organizzata a Bruxelles dal Comitato Economico e Sociale dell’Unione Europea, e come tale sarà considerato il prossimo summit asiatico sul clima in programma a Singapore. L’Unione Europea ha a sua volta annunciato un nuovo, grande evento per Giugno.

La società civile era presente e, tra gli altri, si sono fatti sentire i gruppi di interesse per il coinvolgimento giovanile (YOUNGO) per i dei diritti delle donne (WGC) che hanno incoraggiato le Parti verso una consultazione aperta e a un dialogo “franco e critico” sulle problematiche e i sistemi che hanno portato alla insostenibilità del corrente modello di sviluppo. L’intervento delle organizzazioni delle popolazioni indigene (IPO) ha sottolineato uno dei rischi del Dialogo Talanoa: focalizzarsi sulle soluzioni, hanno dichiarato, non deve distrarre dall’eradicazione delle cause principali del problema.

Dialogo Suva

Con il 4 maggio si è concluso il secondo giorno del SUVA Expert Dialogue, un dibattito tecnico sugli strumenti finanziari per affrontare perdite e danni causati dai cambiamenti climatici. Proposta durante la COP23, e resa operativa nell’ambito del Meccanismo Compensatorio Internazionale di Varsavia (WIM), questa piattaforma ha l’obiettivo di identificare come i paesi possono valutare i rischi associati al cambiamento climatico, quali ostacoli devono affrontare, quali strumenti tecnici e finanziari sono loro a disposizione e in quali ambiti non hanno ancora modo di ricevere adeguato supporto.

Il problema principale emerso in questa prima due giorni di consultazioni è principalmente finanziario. La comunità internazionale dovrebbe riuscire a stanziare 50 miliardi l’anno per compensare i danni del cambiamento climatico entro il 2022, altre stime parlano invece di 300 miliardi l’anno entro il 2030. Il Tuvalu Trust Fund e l’Ethiopian Productive Safety Net sono stati riportati come ottimi esempi di meccanismi finanziari compensatori, ma rimangono esperienze limitate e locali.

La società civile ha quindi richiamato il gruppo di esperti ad aumentare l’impegno per replicare questi programmi a livello internazionale, sebbene su come e in che tempistiche non è purtroppo ancora chiaro.

APA4RIGHTS

Prosegue l’azione coordinata tra i gruppi di interesse della società civile per la promozione dei diritti umani all’interno degli strumenti per l’implementazione dell’Accordo di Parigi.

Ci si sta concentrando in particolare sulle decisioni del Gruppo di Lavoro Ad Hoc sull’Accordo di Parigi (APA). L’obiettivo annuale dell’APA riguarda la creazione di una serie di linee guida (Paris Agreement Rulebook) su, tra i gli altri aspetti, trasparenza, contabilità, cooperazione di natura finanziaria e non, revisione e comparabilità dei Contributi Nazionali (NDCs).

L’inserimento nel Rulebook di elementi legati ai diritti umani – già presenti nel preambolo dell’accordo di Parigi – è di grande importanza in quanto le decisioni dell’APA, una volta approvate ed entrate in vigore, saranno in grado di condizionare l’azione degli Stati firmatari per decenni.

Di particolare importanza è il linguaggio usato per questa azione di advocacy. Non si parla di diritti umani o di principi, ma di elementi legati ai diritti umani. Per evitare il timore di certi negoziatori di assumersi maggiori impegni rispetto a quelli correnti, si fa riferimento alle “reciproche responsabilità” sottolineando come questi principi facciano parte di accordi internazionali già ratificati dai loro paesi.

You are donating to : Italian Climate Network

How much would you like to donate?
€10 €20 €30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
Loading...