IL DIRITTO UMANO UNIVERSALE ALL’AMBIENTE
ONU: un nuovo traguardo storico per la protezione ambientale e la lotta contro il cambiamento climatico
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto per la prima volta il 28 luglio di quest’anno il diritto umano fondamentale ad «un ambiente pulito, sano e sostenibile» («the human right to a clean, healthy and sustainable environment»). Originariamente proposto da Costa Rica, Maldive, Marocco, Slovenia e Svizzera, la risoluzione dichiara che il cambiamento climatico, la gestione delle risorse naturali, l’inquinamento e la perdita di biodiversità sono tutti fattori che ledono sia direttamente sia indirettamente il godimento – anche nelle future generazioni – di tutti i diritti umani. Si sostiene, inoltre, che il diritto ad un ambiente sano è intrinsecamente legato ai principi del diritto internazionale e la sua promozione richiede la piena attuazione dei trattati multilaterali ambientali.
La risoluzione adottata con 161 voti favorevoli e 8 astenuti (Bielorussia, Cambogia, Cina, Etiopia, Federazione Russa, Iran, Kirghizistan e Siria), pur essendo un traguardo storico per la lotta al cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento, non è purtroppo legalmente vincolante. Ogni Paese, pur avendo votato a favore, può decidere di non supportare concretamente la realizzazione del nuovo diritto. Lo stesso linguaggio utilizzato è molto vago e lascia ampi margini di interpretazione circa il reale significato di “pulito, sano e sostenibile”. Tuttavia, è bene ricordare che questo tipo di risoluzione costituisce un importante passo avanti per la formulazione di successivi trattati e leggi nazionali a favore della causa. Nel 2018 il primo Relatore Speciale sui diritti umani e l’ambiente del Consiglio dei diritti umani, John Knox, aveva delineato i vantaggi del riconoscimento internazionale di tale diritto: maggiore attenzione alle tematiche ambientali e un incentivo a leggi specifiche più severe.
La recente decisione richiama il testo adottato l’8 ottobre 2021 dal Consiglio dei diritti umani (ris n.48/13) il quale riconosceva, negli accordi e nel diritto internazionale ambientale, la base giuridica per un nuovo diritto umano ad un ambiente salubre. Il legame tra diritti umani e ambiente è stato oggetto di discussione in sede ONU sin dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente a Stoccolma nel 1972, 50 anni fa. In quell’occasione si dichiarò per la prima volta che ogni individuo ha il diritto fondamentale ad un ambiente che gli consenta di vivere una vita dignitosa e ha la responsabilità di proteggere e migliorare l’ambiente per le presenti e future generazioni. Il legame giuridico tra diritti umani e tutela ambientale si è rafforzato poi durante gli anni[1] al punto da incoraggiare costituzioni nazionali e accordi internazionali a riconoscere un diritto autonomo per l’ambiente. A tal proposito, fu fondamentale la Dichiarazione di Malé sulla dimensione umana del cambiamento climatico, adottata dai rappresentanti dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo nel novembre 2007. Questa è stata, infatti, la prima dichiarazione intergovernativa a riconoscere esplicitamente che il cambiamento climatico ha «chiare e immediate implicazioni per il pieno godimento dei diritti umani», compresi il diritto alla vita e al miglior stato di salute raggiungibile. La Dichiarazione chiedeva al Consiglio dei diritti umani di incoraggiare lo studio e il dibattito riguardo la relazione tra diritti umani e cambiamento climatico. Nel marzo 2008, il Consiglio dei diritti umani ha adottato la sua prima risoluzione (ris n. 7/23) nella quale si evidenziava il violento impatto che il cambiamento climatico ha sul pieno godimento dei diritti umani delle comunità di tutto il mondo.
Anche se non vincolante, la nuova risoluzione dell’Assemblea Generale rappresenta di fatto un atto volontario che può essere determinante per modificare le politiche statali e fornire agli individui nuovi strumenti per pretendere condizioni ambientali migliori. Le dichiarazioni delle Nazioni Unite riguardanti i diritti umani sono norme che cercano di garantire un mondo più giusto ed equo: possono essere strumenti indispensabili per fare pressione sui governi e sulle imprese affinché proteggano e migliorino il benessere umano. Il cambiamento può richiedere tempo, ma con la recente decisione, citando il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, «la comunità internazionale ha dato un riconoscimento universale a questo diritto e ci ha avvicinato a renderlo una realtà per tutti».
Articolo a cura di Camilla Pollera, Volontaria Italian Climate Network
[1] Report of the World Commission on Environment and Development (4 agosto 1987); Report of the United Nations Conference on environment and development (3-14 giugno 1992); Convention of the United Nations on Access to Information, Public Participation in Decision-Making and Access to Justice in Environmental Matters (25 giugno 1998); Report of the World Summit on Sustainable Development (26 agosto- 4 settembre 2002); Resolution of the United Nations on the declaration of the rights of indigenous peoples (13 settembre 2007); Report of the United Nations Conference on sustainable development (20-22 giugno 2012); Paris Agreement (12 dicembre 2015)