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50ESIMA SESSIONE DEL CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI ALL’ONU: UN LEGAME SEMPRE PIÙ FORTE TRA CLIMA E DIRITTI

A luglio di quest’anno si è svolta a Ginevra la cinquantesima sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (United Nations Human Rights Council – UNHRC), che si  è conclusa con l’adozione di una specifica risoluzione dedicata al legame tra diritti umani e clima (HRC 50/L.10). Il documento ha enfatizzato l’urgente bisogno di includere la lotta ai cambiamenti climatici all’interno delle politiche sui diritti umani legate allo sviluppo sociale ed economico.  

Il Consiglio ha portato in evidenza il tema sull’onda della crescente urgenza di attuare non solo azioni mitigative, ma anche compensative, rispetto ai danni e alle perdite causate dai cambiamenti climatici nei Paesi a basso e medio reddito. In queste nazioni il divario tra la capacità di attuare politiche di sviluppo sostenibile e le misure di adattamento necessarie ad affrontare le conseguenze della crisi climatica, si sta allargando sempre di più, portando ad estese violazioni dei diritti umani. 

Per ovviare a questo problema si sta cercando di sviluppare degli strumenti finanziari dedicati a compensare le Perdite e i Danni causati dai cambiamenti climatici (Loss and Damage). Questo sistema dovrebbe essere il principale veicolo per garantire che gli investimenti in ambito climatico ed ambientale possano aiutare i Paesi più in difficoltà. Ciò limiterebbe anche l’impatto dei cambiamenti climatici sui diritti delle popolazioni colpite da questi fenomeni   garantendo le condizioni per uno  sviluppo sostenibile. 

La creazione di questi strumenti di adattamento climatico non sta, però, purtroppo avanzando. L’empasse politica rallenta drammaticamente il progresso di queste decisioni multilaterali e si è riflessa anche nella risoluzione HRC 50/L.10, dedicata al legame tra diritti umani e clima, che mantiene una particolare attenzione sulla mitigazione, ma che rappresenta anche un’importante strumento istituzionale per influenzare i decisori politici ad un’azione urgente su Perdite e Danni e sui diritti umani ad essi connessi.

Il lavoro del Consiglio nell’ultimo biennio, al netto degli importanti rallentamenti dovuti alla pandemia di Covid-19, ha dato un importante impulso all’integrazione delle tematiche climatiche all’interno del lavoro degli Organi dei Trattati sui Diritti Umani(Human Rights Treaty Bodies – HRTBs), i comitati di esperti indipendenti che monitorano l’attuazione dei principali trattati internazionali sui diritti umani delle Nazioni Unite.

Grazie all’adozione di documenti come la risoluzione HRC 48/13, che ha riconosciuto il diritto a vivere in ambiente salubre, pulito e sostenibile e la risoluzione HRC 48/14 che ha nominato un Relatore speciale sulla promozione e la protezione dei diritti umani nell’ambito del cambiamento climatico, il Consiglio ha cercato di rendere sempre più intersezionali questi ambiti chiave per la cooperazione internazionale, portando a risultati misurabili. Secondo il Center for International Environmental Law (CIEL), tra il 2020 e il 2021, il 46% dei rapporti nazionali presentati agli Organi dei Trattati sui Diritti Umani menziona un legame con i cambiamenti climatici. 

La risoluzione HRC 50/L.10 si colloca, quindi, nel solco di questa importante linea d’azione e istituisce un legame formale tra il lavoro del Consiglio e quello dei negoziati sul clima della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC), creando sempre maggiori obblighi anche per gli HRTBs  con l’obiettivo di attuare delle politiche climatiche per azioni efficaci per il clima in materia di diritti umani. 

Contribuire a risolvere le cause politiche ed economiche che stanno bloccando un’azione efficace su Perdite e Danni è, quindi, una priorità che ha superato la difficoltà di raggiungere un accordo ai negoziati sul clima e che interessa intersezionalmente un numero sempre maggiore di istituzioni ONU. La speranza è che questo porti ad azioni concrete, concertate ed efficaci, dato che risorse e tempo per contrastare la crisi climatica e le emergenze umanitarie scarseggiano. Le nazioni che hanno approvato per consenso la risoluzione su diritti umani e clima del Consiglio, sono le stesse che parteciperanno ai prossimi negoziati sul clima in Egitto (UNFCCC COP27) e ci si auspica che agiscano coerentemente al voto espresso a luglio a Ginevra.

Articolo a cura di Chiara Soletti, Policy Advisor e Coordinatrice sezione Clima e Diritti e Gianluca Persia, Volontario Italian Climate Network

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