ELEZIONI IN COREA DEL SUD: PERCHÉ SONO IMPORTANTI PER IL CLIMA
Oggi, 9 marzo 2022, in Corea del Sud si vota per l’elezione del Presidente della Repubblica. Le elezioni per l’esecutivo hanno un solo turno, quello di oggi appunto, senza ballottaggio ed il Presidente potrà rimanere in carica per cinque anni senza possibilità di ricandidarsi. Sulla scheda elettorale i coreani troveranno 14 candidati, ma i principali competitors sono i rappresentanti del Partito Democratico (liberali, attualmente al governo con 172 seggi su 300 al Parlamento), del partito Potere del Popolo (conservatori) e del Partito della Giustizia (socialdemocratici). I tre principali candidati sono Lee Jae-Myung (P. Democratico), Yoon Suk-Yeol (Potere del Popolo) e Sim Sang-Yung (Giustizia). I tre principali partiti ed i loro candidati hanno, durante quella che è stata una lunga campagna elettorale, espresso posizioni diverse e specifiche sulle politiche relative al clima e all’energia, andando anche molto in dettaglio nelle loro visioni programmatiche.
Prima di entrare nell’analisi è lecito chiedersi: perché le politiche energetiche della Corea del Sud dovrebbero interessarci tanto? La Corea del Sud è tra i principali responsabili globali delle emissioni di gas serra, alla base dei cambiamenti climatici in corso. L’economia sudcoreana ha visto un vero e proprio boom industriale e tecnologico dal termine del conflitto tra Sud e Nord (1950-53) ed in particolare dagli anni Sessanta, fino a posizionarsi stabilmente tra le principali economie globali, con tassi di crescita del PIL superiori al +4% anche nel 2021, nel pieno della pandemia. Questa rapidissima crescita economica, oltre ad alti livelli di benessere e sviluppo tecnologico, ha portato con sé un carico importante di emissioni di gas serra, fino al picco emissivo di 605,9Mt di Co2 emesse nel 2018. Complessivamente, la Corea del Sud emette oggi l’1,7% delle emissioni globali, posizionandosi stabilmente tra l’ottavo e il nono posto tra le economie più climalteranti al mondo. L’energy mix coreano nel 2020 vedeva ancora, nella produzione energetica, un uso massiccio del carbone (24%) a completare un quadro dominato dal petrolio (37%) e sostenuto in buona parte da energia nucleare e gas naturale.
Gli obiettivi climatici nazionali presentati nel dicembre 2021 (aggiornamento dell’NDC) mirano ad una riduzione del 40% di tutte le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto al picco emissivo del 2018, fino al raggiungimento della neutralità climatica nel 2050. Il fatto che le emissioni coreane annuali siano diminuite costantemente dal 2018 ad oggi rappresenta un segnale positivo verso l’obiettivo, secondo il governo di Seoul. Tuttavia, rimane da capire come un’economia manifatturiera ancorata a carbone e petrolio possa effettivamente decarbonizzarsi in velocità. Per questo è importante conoscere le promesse sul clima dei principali contendenti alla Presidenza.
In campagna elettorale, volendo operare un’estrema sintesi, i tre candidati hanno offerto approcci tra loro molto diversi sui principali temi della transizione energetica. In particolare i democratici, con Lee, si sono mostrati più cauti nelle proposte ma decisi a perseguire quanto promesso in sede internazionale, con lievi limature al rialzo degli obiettivi. Yoon, del primo partito di opposizione Potere del Popolo, ha invece impresso un’impronta totalmente pro-industry alla sua campagna elettorale, bollando gli attuali impegni coreani come troppo ambiziosi e contrari alle necessità del mondo industriale. La candidata del Partito della Giustizia, Sim, ha invece presentato l’approccio più ecologista e radicale su tutti i principali temi. Di seguito, per punti, alcune delle principali posizioni espresse dai tre.
Aggiornamento degli impegni nazionali (NDC)
– LEE (Partito Democratico): riduzione emissioni del 50% entro il 2030, neutralità al 2040
– YOON (Potere del Popolo): necessario ridurre l’ambizione, attuale NDC dannoso per le industrie
– SIM (Partito della Giustizia): riduzione oltre il 50% rispetto al 2010, neutralità al 2040
Uso del carbone
– LEE: uscita dal carbone prima del 2050, sforzi verso uscita anticipata entro il 2040
– YOON: uscita troppo accelerata, nessuno stop a centrali in costruzione
– SIM: uscita dal carbone entro il 2030, chiusura delle centrali entro il 2030, divieto di nuovi investimenti sia in Corea che all’estero
Rinnovabili
– LEE: aumentare la quota di energia prodotta da rinnovabili fino al 30% entro il 2030, investimenti in eolico offshore
– YOON: aumentare la quota di energia prodotta da rinnovabili fino al 30% entro la metà degli anni Trenta, investimenti in fotovoltaico
– SIM: ristrutturazione a guida pubblica dell’intero settore energetico, produzione di energia da rinnovabili al 50% entro il 2030
Nucleare
– LEE: uscita graduale dal nucleare, stop a nuove costruzioni
– YOON: a favore del nucleare e nuovi investimenti, raggiungimento 30% energia nucleare a livello nazionale e nuovi accordi su energia nucleare con USA
– SIM: spegnimento delle centrali esistenti entro il 2040, stop a ogni nuovo investimento
Per un’analisi più completa rimandiamo al sito web di Solutions for Our Climate, ONG di advocacy climatica coreana e partner di Italian Climate Network, che ringraziamo per la condivisione di numerosi documenti e policy brief.
di Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point, Italian Climate Network