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Lug

COME È ANDATO L’INCONTRO CON IL NUOVO RELATORE SPECIALE SU CLIMA E DIRITTI UMANI DELLE NAZIONI UNITE AI NEGOZIATI INTERMEDI UNFCCC

Il gruppo informale di lavoro sui diritti umani unisce trasversalmente membri delle diverse constituencies della società civile integrate nel sistema dell’UNFCCC, con lo scopo di coordinarne l’azione per amplificare l’impatto. Il gruppo, guidato dal Centro di Diritto Internazionale dell’Ambiente (Center for International Environmental Law – CIEL), durante i negoziati intermedi di Bonn, ha richiesto una possibilità di confronto con il Relatore speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani nel contesto del cambiamento climatico, Ian Fry.

Il relatore è stato nominato dal Consiglio per i diritti umani nella sua 49a sessione nel marzo 2022 e ha iniziato il suo mandato il 1 maggio 2022, la sua presenza ai negoziati intermedi dell’UNFCC di giugno ha rappresentato la sua prima partecipazione con questa carica. Fry ha, infatti, un’esperienza decennale all’interno dei meccanismi dell’UNFCCC. Uno dei ruoli più significativi che ha ricoperto in questo ambito è stato rappresentare il governo del Tuvalu, uno degli stati insulari che sta già sperimentando le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici.

Dopo una prima introduzione tra i presenti, l’incontro si è sviluppato organicamente in una conversazione aperta tra i rappresentanti della società civile e il Relatore, a cui è stato chiesto subito un chiarimento sulle priorità del suo mandato. La sua replica è stata incoraggiante, tra le aree di priorità ha nominato: Perdite e Danni (loss and damage), la tutela dei difensori dell’ambiente e delle popolazioni indigene, le migrazioni (includendo non solo quelle tra confini di diversi stati per una maggiore protezione delle popolazioni indigene), la necessità di un nuovo status per i rifugiati che tuteli anche chi fugge dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, le questioni femminili e di genere (LGBTQIA+), l’osservazione dello sviluppo della giurisprudenza e il contenzioso legato ai cambiamenti climatici (soprattutto per promuovere l’equità intergenerazionale), la responsabilità aziendale e giusta transizione.

Fry ha continuato specificando che il suo mandato prevede la stesura di un rapporto annuale da presentare al Consiglio per i diritti umani, a partire dalla sua cinquantesima sessione, e all’Assemblea generale alla sua settantasettesima sessione. In entrambe le occasioni ha dichiarato che conta di portare delle prime istanze sull’inazione politica su Perdite e Danni e finanza climatica verificatasi alla COP di Glasgow e successivamente ai negoziati intermedi di Bonn. Sta, inoltre, pianificando le sue prime due visite annuali che saranno in Bangladesh e Mozambico e da cui svilupperà dei rapporti nazionali su clima e diritti per facilitare delle soluzioni.

Il piano di lavoro del Relatore è ambizioso e tale ambizione è dettata dalla gravità della crisi climatica.Durante l’incontro però la domanda è sorta spontanea: come questo lavoro farà la differenza nell’integrazione e protezione dei diritti umani in ambito climatico? Le evidenze sugli impatti dei cambiamenti climatici sui diritti umani sono solide, ampiamente riconosciute e presentate da decenni dalla società civile ai decisori politici ad ogni livello, come lo è la necessità di integrare principi dei diritti umani nelle politiche climatiche per via della loro funzione di salvaguardie ambientali e sociali, eppure la situazione rimane drammatica. Fry ha riconosciuto la puntualità della domanda ed ha sottolineato che è proprio per l’urgenza delle tematiche legate al suo mandato che conta di poter sfruttare la sua esperienza all’interno del sistema delle Nazioni Unite per essere un alleato della società civile, dichiarando che intende usare i risultati del suo lavoro (posizioni, report, visite ecc…) per poter far emergere i punti deboli della posizioni del nord globale e delle corporazioni che stanno rallentando la riduzioni delle emissioni, lanciando l’umanità verso un aumento della temperatura media globale drammaticamente insostenibile.

Italian Climate Network, parte del gruppo informale di lavoro sui diritti umani, era presente all’incontro rappresentata da Chiara Soletti, Policy Advisor dell’associazione.

Articolo a cura di Chiara Soletti, Policy Advisor e Coordinatrice della Sezione Clima & Diritti

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