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Dic

LA POSIZIONE DELL’UNIONE EUROPEA: PHASE OUT E RESPONSABILITÀ STORICHE

  • Arrivati a Dubai i negoziatori UE: il Commissario europeo all’azione climatica e la Ministra spagnola per la Transizione ecologica, per la presidenza di turno
  • Hoekstra sulla mitigazione sorprende anche gli scettici, affermando che da COP28 deve uscire il phase out dei fossili
  • ibera si sofferma sull’adattamento e sulle fonti per la finanza climatica, allargate anche ai Paesi che hanno oggi la capacità finanziaria

Dobbiamo guardare più avanti e preparare il terreno per il prossimo giro di NDC e andare al nocciolo della questione: la cosa di cui ovviamente tutti stiamo parlando è il phase out. Lasciatemi ancora una volta esser chiaro sulla posizione dell’Unione europea: questa COP deve segnare l’inizio della fine dei combustibili fossili. Si tratta di una parte fondamentale del mandato UE, dei nostri mandati negoziali; il che significa che tutti i 27 Stati membri europei vogliono che questo faccia parte del risultato del negoziato. E negozierò, insieme con Teresa Ribera (Vice Premier e Ministra spagnola della Transizione ecologica, che rappresenta la presidenza di turno della Spagna del Consiglio Europeo, ndr) per loro conto affinché questo risultato sia assicurato: semplicemente, dobbiamo sbarazzarci dei fossili.” 

Il Commissario UE per l’Azione climatica, Wopke Hoekstra, si presenta aDubai con fare deciso e spedito sulla decarbonizzazione. Sorprendendo anche gli scettici sul suo ruolo da quando è stato nominato la scorsa estate, con il conferimento delle deleghe che erano dell’ex vicepresidente Frans Timmermans. E, se questi saranno il suo atteggiamento e la sua azione nei negoziati per conto dell’Unione e dei 27 Stati membri, certo non farà rimpiangere il cipiglio del suo connazionale.

“Sin dall’Accordo di Parigi – aggiunge Hoekstra – abbiamo avuto un obiettivo: non oltrepassare un limite della temperatura per salvaguardare le nostre vite e anche delle future generazioni. Ci aspetta molto lavoro nei prossimi giorni, e COP28 è il momento per fare il punto sull’Accordo di Parigi e la scienza è chiarissima. Non abbiamo altra alternativa che seguire ciò che gli scienziati ci stanno dicendo: semplicemente non siamo sulla buona strada. Ci dicono che dobbiamo accelerare la riduzione delle nostre emissioni e dobbiamo farlo in questa decade.

L’Unione Europea è qui per negoziare un risultato del Global Stocktake che stabilisca un livello più alto. Sappiamo cosa è necessario e sappiamo che dobbiamo muoverci più velocemente: il mondo deve raggiungere il picco di emissioni entro il 2025 al più tardi e raggiungere il 43% di riduzione entro il 2030.”

Tutti nel mondo stanno sperimentando gli effetti del cambiamento climatico, questo significa che la transizione deve avvenire ora e deve avvenire più velocemente. Il Global Stocktake deve riconoscere la scienza e stare in linea con un futuro di 1,5°C, quindi questo è il nostro compito.

Teresa Ribera (Vice Premier e Ministra spagnola della Transizone ecologica, che rappresenta la presidenza di turno della Spagna del Consiglio Europeo) condurrà i negoziati per l’Unione Europea insieme al Commissario Hoekstra, “per garantire che l’UE faciliti ciò che ha detto la Presidente in questo decennio molto critico dal punto di vista storico. Questo significa che possiamo garantire che possiamo restare all’interno del percorso dell’1,5°C se si registra un forte calo nelle emissioni e un’azione garantita per investimenti sostenibili generalizzati in tutto il mondo”.

Dobbiamo raggiungere anche risultati sull’adattamento, – afferma la spagnola Ministra della Transizione ecologica – sicurezza sull’accesso all’acqua dolce, risposta alle sfide sanitarie, preservazione della biodiversità. Inoltre, risultati sulla resilienza, soprattutto per bambini e giovani, in un mondo con il clima che cambia. Sono anche questi punti critici in uno scenario a 1.5°C per scoprire la nostra ambizione sul cambiamento climatico. Vale anche la pena pensare a cosa significa finanza per il clima: l’impegno di 100 miliardi era il punto di partenza, ma Parigi prevedeva molto di più su questo tema. Non raggiungeremo 1,5 gradi se tutti i flussi finanziari non saranno a prova di clima”.

Alla fine del suo intervento, quasi come se non si dovesse notare, Ribera afferma una delle posizioni che da sempre sono le più dibattute e che è diventata determinante nelle ultime edizioni e certamente lo sarà anche a COP28, su chi deve finanziare la lotta contro il cambiamento climatico.

Per rendere questo possibile, abbiamo bisogno di molto lavoro, al di là di questa piattaforma. Ma è ora di iniziare questa conversazione: dobbiamo investire nell’architettura della resilienza, dobbiamo investire nelle infrastrutture della resilienza. Dobbiamo decarbonizzare l’industria e i sistemi energetici, affinché questo futuro sia reso possibile. L’Unione Europea continuerà a fornire assistenza finanziaria ai Paesi più vulnerabili, ma dobbiamo allargare la base dei contributori e cambiare le logiche applicate fino ad ora. Tutti i principi potrebbero essere importanti in queste discussioni: le responsabilità storiche, ma anche la capacità finanziaria aggiornata a oggi. Lavoreremo duramente insieme per garantire questi risultati e guardare avanti, questo è il nostro impegno”.

Articolo a cura di Paolo Della Ventura, Volontario Italian Climate Network

Foto: UNFCCC Platform

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