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Nov

LA PRIMA TAVOLA ROTONDA MINISTERIALE SULL’AMBIZIONE PER LA MITIGAZIONE PRE-2030 SI SVOLGE A SHARM EL-SHEIKH

Alla COP27 che si sta svolgendo Sharm el-Sheikh è andato in scena il primo incontro sull’ambizione relativa alla mitigazione climatica per avviare un dialogo con tutti i ministri volto a individuare la direzione globale prima del 2030, secondo quanto era stato deciso a Glasgow lo scorso anno. 

La prima tavola rotonda si è svolta in un momento critico: l’ultimo report dell’IPPC ci dice che le emissioni globali di gas a effetto serra devono raggiungere il picco prima del 2025 se si vogliono raggiungere gli obiettivi di contenimento delle temperature medie a 1,5°C o 2°C, ma allo stesso tempo l’ultimo Emissions Gap Report avverte che siamo sulla strada per raggiungere i 2.5° gradi circa di riscaldamento. In questo contesto, le aspettative nei confronti di questa tavola rotonda erano alte, nella speranza che riuscisse a porre le basi per un’azione climatica concreta e immediata, a partire dal 2023.

Oltre agli interventi della presidenza egiziana e di Simon Stiell, segretario generale della convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che di prassi aprono le danze a ogni evento ministeriale, durante l’incontro hanno preso parola anche il ministro all’ambiente e alla sicurezza energetica italiano, Gilberto Pichetto Fratin, l’inviata speciale tedesca per l’azione climatica internazionale, Jennifer Morgan, il vice presidente della Commisione Europea, Frans Timmersman, oltre che Alok Sharma, ormai vero e proprio “attivista” climatico influente sulla scena internazionale.

Al motto di “we need to keep the 1.5°C alive” Alok Sharma continua a incoraggiare i leader politici a farlo diventare un obiettivo reale – sulla scia dell’ambizione trasmessa a Glasgow, ricordando che anche raggiungendo l’obiettivo avremmo comunque effetti devastanti per millioni di persone. Nel meeting, Sharma è stato l’unico a fare un riferimento ai leader del G20, che stanno per incontrarsi in Indonesia, e ricordando la leadership che avevano mostrato lo scorso anno ha affermato che vorrebbe vedere lo stesso tipo di risultati a Bali nei prossimi giorni. Alok Sharma ha inoltre esortato i paesi a fare ulteriori passi avanti verso l’eliminazione del carbone e delle fonti fossili, e a rivedere gli NDCs – i Contributi determinati a livello nazionale – facendo sì che siano allineati con l’obiettivo di 1.5°C, dato che finora solo 33 Paesi li hanno consegnati.

I Paesi europei che sono intervenuti alla ministeriale hanno tutti ribadito l’importanza della mitigazione e del Mitigation Work programme, mentre l’India – che nel testo finale di COP26 aveva imposto la sostituzione del termine phase out del carbone (eliminazione) con phase down (diminuzione) – durante il vertice ha sottolineato come la strada futura sia quella a basse emissioni di carbonio e della transizione giusta.Per la Svezia, il paese di Greta Thunberg, che quest’anno non è presente alla COP27, ha parlato la giovane ministra all’ambiente, una donna 26enne di origini iraniane,  che ha ribadito l’importanza dell’azione per il clima dicendo che questo non è un problema delle generazioni future, ma è un problema delle generazioni di oggi. Forte e chiaro anche il messaggio delle Isole Marshall, che hanno incitato all’ambizione dicendo “se continuate a dare sussidi ai combustibili fossili ci fate annegare”.  La Cina  invece ha parlato delle soluzioni che ha realizzato finora e di come non dovremmo politicizzare la crisi climatica, ma piuttosto lavorare con il multilateralismo, discorso in linea con l’incontro previsto tra Biden e  Xi Jinping in Indonesia nell’ambito del G20.

A fine incontro, la presidenza egiziana di COP27 ha tirato le somme, preparando una nota che ha racchiuso tutti gli interventi sottolineando in particolare l’importanza di:

  • trovare sinergie tra questa tavola rotonda ed il Mitigation Work Programme;
  • raggiungere l’obiettivo dei 1.5° gradi seguendo la scienza;
  • incoraggiare le parti che non hanno ancora inviato i loro NDCs a essere più ambiziose rispetto allo scorso anno, rispettando le responsabilità comuni ma differenziate (CBDR principle) e assicurandosi che attori pubblici e privati siano coinvolti nel favorire la finanza climatica necessaria.

Insomma non ci sono sorprese particolari, se non un rinnovo degli impegni presi a Glasgow. Rimane degna di nota l’apertura della Cina al multilateralismo, che sia davvero arrivato il momento in cui i più grandi emettitori del mondo, Cina e USA, riusciranno ad aprire un dialogo che ci possa portare a un’azione climatica significativa?

Articolo a cura di Aurora Audino, volontaria sezione Clima e Advocacy

Foto di copertina: a cura di Aurora Aurino

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