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Giu

LA VISIONE DI ICN PER IL NUOVO PNIEC: EFFICIENZA, INCENTIVI E SEMPLIFICAZIONE

Il 9 maggio 2023 il Governo ha lanciato una consultazione aperta sul nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), piano sul quale si basa il contributo italiano, come membro dell’Unione Europea, sotto l’Accordo di Parigi sul clima. Italian Climate Network ha partecipato, tramite il proprio Consiglio Direttivo, alla consultazione pubblica depositando le proprie osservazioni lo scorso 25 maggio 2023.

La revisione del PNIEC entro il 2024 è sia un atto obbligatorio secondo i cicli quinquennali di pianificazione sulle politiche climatiche sia un atto dovuto, visto che il PNIEC attualmente in vigore risale “ad un’era geologica ormai lontana  politicamente e climaticamente”. Il precedente piano, infatti, risale a dicembre 2019; è era stato, quindi, elaborato e redatto prima del lancio del Green Deal europeo. Esso risultava ampiamente insoddisfacente sotto molti punti di vista e, appunto, non allineato neanche al nuovo minimo comun denominatore continentale, il Green Deal. Per fare un esempio, mentre Bruxelles annunciava che l’Unione Europea avrebbe raggiunto un -55% di emissioni climalteranti entro il 2030 (obiettivo poi corretto al rialzo nel 2022 con -57% a seguito di riconteggi), il “nuovo” Piano italiano si attestava sul precedente obiettivo (pre- Green Deal) di una riduzione di -40% rispetto al 1990. Almeno quindici punti percentuali di differenza, differenze sensibili e sostanziali se pensate in tonnellate di CO2 emessa. 

La consultazione pubblica è arrivata in ritardo rispetto alle aspettative, considerato che il Governo deve inviare una prima stesura del nuovo PNIEC alla Commissione Europea entro il 30 giugno 2023. Ancora a fine marzo di quest’anno non era chiaro, se e quando, questa consultazione sarebbe stata avviata, o come. Ne avevamo parlato qui. Successivamente, in maggio, è stato aperto un portale contenente un questionario a scelta multipla composto da 34 quesiti di indirizzo generale – forse non il modo migliore per raccogliere al meglio il polso e le idee della società civile e del mondo accademico. Italian Climate Network ha, comunque, partecipato tramite il proprio Consiglio Direttivo, depositando osservazioni e linee di indirizzo che riportiamo sinteticamente di seguito.

Fonti rinnovabili – distribuite e grandi impianti

  • Per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabili distribuite, ICN ha indicato una preferenza, in termini di strategie di decarbonizzazione nei settori residenziale e terziario, per la promozione e diffusione di una generazione distribuita sul territorio e basata sulle rinnovabili, contestuali a importanti politiche di efficientamento energetico;
  • sul “come” promuovere la diffusione di impianti rinnovabili sugli edifici e la loro integrazione nelle reti esistenti, ICN vede utili e necessarie agevolazioni economiche (quali contributi, agevolazioni fiscali), incentivi tariffari per autoconsumo collettivo e comunità energetiche, oltre a incentivi in conto capitale per comunità energetiche realizzate in Comuni con più di 5.000 abitanti;
  • per quanto riguarda invece lo sviluppo di generazione basata su rinnovabili in termini di grandi impianti, ICN crede che gli strumenti più efficaci per promuovere la transizione siano i contratti a lungo termine tra operatori privati (PPA), assieme ad una potenziata promozione degli investimenti in nuove capacità di accumulo ex d.lgs. 210/2021, rispetto a soluzioni meno regolamentate.

In generale, ICN ritiene che si possa investire nella diffusione su larga scala di tecnologie esistenti per la produzione di energia elettrica da rinnovabili, preferendo impianti a copertura di edifici esistenti e soluzioni sperimentali (quali l’eolico offshore), per garantire uno sviluppo in termini di ricerca e conseguenti abbattimenti dei costi di mercato rispetto a grandi impianti a terra costruiti in ottica di economie di scala che si riferirebbero a tecnologie e contesti tecnici attualmente esistenti e non di prospettiva. Il tutto accompagnato, però, da una importante revisione legislativa che porti in tempi brevi ad un Testo Unico nazionale sulle autorizzazioni, attento alla partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità interessate.

In questo senso è, comunque, da sostenere lo sviluppo del settore agrivoltaico, da intendersi comunque come accompagnamento al contestuale sviluppo di sistemi di altro tipo nel resto del Paese. Nella scelta sul mix di soluzioni tecniche sulle quali investire da oggi al 2030, oltre a fotovoltaico, agrivoltaico ed eolico, ICN vede come strategici investimenti nel settore geotermico, in priorità rispetto ad esempio a nuovi investimenti e ristrutturazioni nel settore idroelettrico.

Efficientamento degli edifici – pubblici e privati

  • In materia di efficientamento degli edifici di privati, ICN ritiene fondamentale stabilire degli obblighi di riqualificazione opportunamente supportati, però, da incentivi pubblici, onde evitare il rischio di una riqualificazione a due velocità sul territorio nazionale ed un inasprimento delle disuguaglianze – se non una ancor maggiore disaffezione alla causa della transizione ecologica. Oltre alle barriere economiche sarà cruciale abbattere molte delle attuali barriere decisionali e amministrative per velocizzare le pratiche e renderle quanto più possibile comprensibili e fruibili a tutta la cittadinanza. Utile, in questo senso, riprendere e potenziare l’esperienza dei Certificati Bianchi (titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento dell’efficienza energetica);
  • per quanto riguarda l’efficientamento energetico nella Pubblica Amministrazione saranno fondamentali nuovi incentivi a fondo perduto ed il potenziamento di strumenti finanziari quali il Fondo nazionale per l’efficienza energetica, oltre a campagne di sensibilizzazione e formazione capillari per tecnici, progettisti e impiegati a tutti i livelli dal nazionale al locale.

Trasporti

  • La riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti passa prima di tutto da uno sviluppo capillare del trasporto pubblico locale (TPL) anche e soprattutto nelle aree provinciali e periferiche, dove l’automobile privata continua a rimanere l’unica opzione di mobilità per la maggior parte degli italiani. Imponenti investimenti in questo settore dovranno portare l’Italia del 2030 ad essere un Paese in cui il trasporto pubblico (su rotaia, preferibilmente, o gomma) sarà sempre una valida e comoda alternativa al mezzo privato, con un contestuale e significativo aumento degli standard di qualità del servizio oltre che della frequenza;
  • parallelamente dovrà essere stimolato il settore dell’auto elettrica anche in linea con gli obiettivi comunitari e, per questo, sarà necessario orientare maggiormente rispetto a quanto attualmente pianificato gli investimenti pubblici nello sviluppo capillare della rete di colonnine di ricarica, oltre che in singoli incentivi una tantum per l’acquisto del mezzo.L’indisponibilità di punti di ricarica rende la transizione all’elettrico meno “desiderabile”, scomoda, quindi senza un contestuale e altrimenti naturale abbattimento dei prezzi di vendita delle auto; contestualmente dovranno essere rimodulati e rivisti bolli, accise e altre misure fiscali a vantaggio, almeno nella prima fase di transizione, del settore elettrico.

Sicurezza energetica e politica estera

  • La sicurezza energetica del Paese, oltre che dalla geopolitica, passa da una rapida e reale semplificazione dei processi autorizzativi per gli impianti rinnovabili, di accumulo, nuove infrastrutture, insistendo sulla massima diversificazione dell’offerta rinnovabile su tutti e tre i principali vettori (elettrico, gas, carburanti) senza deroghe – per esempio sul gas, come da molti proposto;
  • in termini di politica interna, sarà inevitabile che alcune aree del Paese vivranno un maggior sviluppo di impianti ed infrastrutture per le energie rinnovabili a discapito di altri, con relative ricadute (positive o da compensare) sui territori. In questo senso conviene impiegare da subito il massimo potenziale produttivo secondo criteri fisici e geografici, investendo, quindi, in reti di distribuzione ed accumulo utili a trasportare l’energia intermittente fino alla platea complessiva dei consumatori, senza per forza ricalcare le attuali geografie infrastrutturali;
  • in termini di politica estera, ICN tiene fermo il punto sulla necessità di sviluppare una politica estera verde a partire dal bacino del Mediterraneo, attraverso la realizzazione di opportuni accordi e infrastrutture di collegamento per progetti comuni in termini di generazione, trasporto, stoccaggio ed utilizzo finale, secondo una visione cooperativa e pacifica, oltre i conflitti per le fonti fossili che da sempre caratterizzano le interazioni tra attori della regione.

Emissioni e foreste

  • La riduzione delle emissioni nell’industria dovrà passare dall’efficienza energetica: meno consumo di energia a pari produttività e meno emissioni, contestualmente ad investimenti in nuove tecnologie in sostituzione delle fonti fossili (per esempio l’idrogeno) a sostegno della transizione dei settori difficili da mitigare (hard to abate), che pure compongono una parte significativa del nostro tessuto produttivo nazionale;
  • ICN crede sia necessario investire nello sviluppo e nella gestione del nostro patrimonio forestale nazionale non solo per generiche motivazioni di carattere ambientale e di conservazione, ma in particolare per accrescere, contestualmente, gli assorbimenti di CO2 ad opera delle tecnologie naturali esistenti.

Priorità di ricerca

  • Alla domanda su quali settori siano da ritenersi prioritari nei prossimi anni in termini di ricerca e sviluppo in ambito energetico e di consumi, il Consiglio Direttivo di ICN ha indicato: efficienza energetica, sistemi di accumulo e cybersecurity,visto l’altissimo grado di automazione ed informatizzazione che necessariamente coinvolgerà la maggioranza dei cittadini, spesso non sufficientemente alfabetizzati rispetto alla complessità che verrà loro proposta nel quotidiano.

Tutto ciò risponde, sinteticamente, alle risposte depositate dal Consiglio Direttivo di Italian Climate Network rispetto ai 34 quesiti proposti ed alle possibilità di risposta a scelta multipla contenute nel questionario. 

Tale sintesi non è da intendersi pertanto come esaustiva della posizione di ICN sul tema, che vede come massima priorità – al netto di generici indirizzi sui singoli temi – un rilancio importante dell’ambizione italiana in termini di decarbonizzazione ed elettrificazione, in linea con gli obiettivi comunitari (se non oltre) e stabilmente orientata verso un Paese sempre più verde, sempre più rinnovabile, più capillarmente collegato. Un Paese in uscita da carbone e sussidi ambientalmente dannosi e sempre meno dipendente da fossili esteri nel proprio energy mix a favore di una importante elettrificazione del sistema produttivo.

Abbiamo tutte le carte in regola per arrivarci davvero.

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