L’importanza delle conoscenze tradizionali per la resilienza climatica
di Marta Ellena e Mattia Battagion
L’esposizione ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo sottopone le fasce di popolazione più vulnerabili a forti rischi, comportando così la necessità di adattarsi il più tempestivamente possibile agli impatti derivanti da esso. È per tale motivo che molti Stati africani collaborano con i Paesi sviluppati per avere accesso a fondi che sono destinati a progetti mirati allo sviluppo della resilienza nelle comunità.
A tal proposito è doveroso domandarsi in quale modo tali fondi raggiungano le persone e la comunità di riferimento. Nello specifico, per quanto riguarda il Kenya, il Mali, la Tanzania e il Senegal, l’International Institute for Environment and Development (IIED) ha permesso loro di accedere a fondi di investimento mirati allo sviluppo di idee basate sull’esperienze delle popolazioni locali. Come ha evidenziato una rappresentante di IIED Tanzania, la conoscenza tradizionale delle popolazioni indigene deve essere considerata come colonna portante nello sviluppo di progetti che riguardino la loro terra. Un approccio decentralizzato delle politiche permette di capire al meglio i bisogni del luogo e le necessità primarie per diminuire i principali rischi. La decentralizzazione del Fondo di Adattamento Climatico è stata infetti messa in atto per assistere i governi locali nel mettere a disposizione risorse monetarie, dando così maggiore capacità di azione alle comunità e contribuendo a sviluppare una resilienza climatica. Si tratta quindi di un approccio bottom-up utile allo sviluppo di strategie mirate, dove la conoscenza degli individui stessi permette di identificare azioni prioritarie.
Alcune regioni dei Paesi sopra citati hanno intrapreso diversi progetti pilota finanziati dal Fondo di Sviluppo Internazionale inglese (UKaid) ponendo così le basi per un approccio che potrà essere utilizzato in futuro a livello globale per raggiungere una strategia di finanza climatica internazionale. Per essere certi che le comunità locali ne beneficino, il 90% dei fondi è destinato a investimenti in cui è la popolazione stessa insieme alle autorità locali a definire i piani di implementazione.
Gli individui preposti a guidare le azioni strategiche locali sono quindi scelti dalla stessa comunità in base alla loro integrità e conoscenze. Questi hanno il compito di comprendere e determinare quale possa essere il migliore impiego di risorse nel campo degli interventi pubblici. Gli investimenti devono innanzitutto riguardare la resilienza, ossia come aiutare la popolazione, le organizzazioni e i sistemi vulnerabili a resistere e persino a prosperare in seguito a imprevedibili eventi climatici. Devono raggiungere inoltre il numero più alto possibile di persone, tenendo conto dell’urgenza delle situazioni e dei differenti bisogni di sussistenza di uomini e donne del luogo.
Gli investimenti devono innanzitutto riguardare la resilienza
Questi meccanismi, uniti a interventi finanziari mirati a garantire l’accesso a fondi e investimenti, assicurano alla popolazione locale una situazione di partenza avvantaggiata nella corsa al contenimento degli effetti disastrosi che il surriscaldamento globale provoca giorno dopo giorno. Il punto centrale di questi ragionamenti riguarda le modalità di accesso ai fondi internazionali per le popolazioni più colpite. Le comunità necessitano di un canale diretto poiché l’urgenza di certe situazioni richiede una rapidità di intervento che non può avvenire nel caso di eccessive mediazioni e filtri istituzionali. Detto ciò, il processo deve sempre coinvolgere anche le autorità statali: quando governo e comunità locali agiscono insieme le strategie di adattamento sono sempre più efficienti.