NEGOZIATI INTERMEDI 2023: PARTENZA ZOPPA

Sono iniziati oggi, lunedì 5 giugno 2023, i negoziati intermedi  sul clima sotto l’egida della UNFCCC, la Convenzione Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici – lo stesso setting nel quale vengono organizzate ogni anno le ben più note COP sul clima.

Italian Climate Network segue da sempre i negoziati intermedi perché, durante le due settimane di giugno (che si svolgono sempre a Bonn, in Germania, dove la UNFCCC ha sede), si definiscono non solo il budget del segretariato per il resto dell’anno e altre questioni (apparentemente) tecniche, ma è anche possibile capire gli indirizzi generali della politica internazionale e quindi l’atmosfera in preparazione della successiva COP. Un esempio lampante sono stati gli intermedi del 2022 quando, nel nulla cosmico di un negoziato semi-paralizzato dalla crisi ucraina, i Paesi del Sud del mondo avviarono la “grande rivolta” contro il ricco Nord sul tema delle compensazioni per perdite e danni, sfociata – un successo del tutto imprevisto solo sei mesi prima – nell’adozione del nuovo fondo per perdite e danni a COP27.

Questi intermedi 2023 dovrebbero preparare la COP28 su alcuni punti chiave. Lavorare con serietà al primo global stocktake sotto l’Accordo di Parigi, ossia l’inventario, nel bene e nel male, delle azioni messe (o non messe) in campo dagli Stati a sei anni dall’entrata in vigore dell’Accordo stesso, che prevede questo tipo di “tagliando”. Predisporre il campo al lancio del nuovo fondo a compensazione di perdite e danni di cui sopra, previsto proprio per COP28, in parallelo al lavoro del comitato di transizione ad hoc. Spingere verso la definizione di un nuovo obiettivo globale (finanziario) sulle politiche di adattamento. Questi i temi più attesi, ripresi anche da Simon Stiell, Segretario Esecutivo dell’UNFCCC nell’attesissima conferenza stampa al termine della prima giornata di lavori.

Giornata iniziata non benissimo, con i delegati dei Paesi che non sono riusciti a trovare un accordo sull’agenda dei lavori stessi, si dice su pressione di alcuni Stati meno inclini a negoziare già in questa fase sulle politiche di mitigazione, cioè sulla riduzione delle proprie emissioni, o meglio – nostra lettura – sul come riportare i propri progressi in merito proprio nel global stocktake di fine anno. In poche parole, sembra che alcune delegazioni vogliano da subito tentare di alleggerire l’esercizio, annacquandolo. Un segnale tutt’altro che positivo.

La stessa conferenza stampa di Stiell e dei Capi dei corpi tecnici di supporto del Segretariato è stata più volte rimandata nel corso della giornata proprio per cercare di capire se un accordo sull’agenda sarebbe stato trovato o meno, ipotesi scemata col passare delle ore. I lavori formali sui temi più pacifici sono comunque iniziati, senza che sia stata adottata formalmente un’agenda, rimandando a domani l’adozione della cornice completa. “Unresolved issues”, “questioni irrisolte”, hanno minimizzato i due coordinatori dei corpi sussidiari di supporto, nell’ammettere che su alcuni temi non si è trovato alcun compromesso .Insomma, una partenza zoppa e del tutto inusuale.

Lo stesso Stiell ha sottolineato, sempre in conferenza stampa, che in merito all’inventario delle politiche da presentare a fine anno i Paesi siano terribilmente indietro rispetto alle loro stesse promesse e che pertanto neanche a Bonn c’è un minuto da perdere, visto l’aggravarsi della crisi – un non troppo celato riferimento proprio a quei Paesi che oggi hanno voluto rallentare il processo. 

Quello iniziato oggi in modo poco promettente è tuttavia, come ogni anno, un negoziato lungo due settimane e le tante delegazioni hanno tutto il tempo per ripartire con ordine già da domattina. 

Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point

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Foto di copertina: credits UNFCCC