Bonn: approvata agenda dell’APA. I giovani contro le trivellazioni
di Rachele Rizzo e Francesco Capezzuoli
Risolto finalmente lo stallo dell’APA
Dopo quattro intensi giorni di consultazioni, l’Ad Hoc Working Group on the Paris Agreement (APA1) ha adottato ieri l’agenda di lavoro che era stata soggetta a critiche da parte di G77 + Cina e altri tra i Paesi in via di sviluppo. Le Parti hanno deciso che il tema dell’adattamento deve essere preso con la dovuta serietà e un nuovo punto è stato aggiunto all’agenda che prevede la preparazione di nuove linee guida per le comunicazioni sull’adattamento previste all’articolo 7 dell’Accordo di Parigi. Le neo-nominate co-chair hanno apprezzato lo spirito e la flessibilità delle diverse Parti che possono quindi iniziare a lavorare sulle parti sostanziali dell’accordo e a risolvere le sue complessità tecniche.
Il discorso si è poi spostato sull’organizzazione del lavoro nel corso della sessione di Bonn. Tutte le parti hanno concordato di voler assicurare trasparenza e partecipazione al processo decisionale e proposto di limitare sessioni parallele per consentire alle delegazioni meno numerose di partecipare a tutte le sessioni. E ora, come detto giustamente dalle Maldive (AOSIS): “Let’s get down to work”.
SBI e SBSTA
Una simile discussione è stata intrapresa nella sessione plenaria dell’SBI, dove è stato leggermente modificato il punto 5 dell’agenda sul registro dei Contributi Nazionali Volontari (INDC). Il gruppo di lavoro su questo punto si riunirà nei prossimi giorni e sarà coordinato dai delegati austriaci e senegalesi. Anche per SBI è stato aggiunto un ulteriore punto per includere il registro delle azioni di adattamento intraprese dagli stati. Un rapporto su entrambi i punti verrà presentato il 26 maggio.
Rimane più acceso il dibattito nella plenaria SBSTA, dove sono in discussione i documenti presentati dall’ICAO (International Civil Aviation Organisation) e dall’IMO (International Maritime Organisation) sul conteggio e le iniziative di riduzione delle emissioni dei rispettivi settori. Il tema è controverso in quanto l’aviazione e la marina rimangono gli unici settori ad essere al di fuori dei vincoli di riduzione delle emissioni ed è in corso un dibattito acceso tra Paesi in via di sviluppo o con bandiere di convenienza, che quindi hanno interesse a mantenere lo status quo (ad esempio African Group, Arab Group e Brasile), e Paesi che invece vogliono regolare il settore secondo lo spirito dell’Accordo di Parigi per limitare le emissioni (ad esempio Giappone ed Unione Europea). I primi vogliono evitare che regolamentazioni unilaterali o eccessive possano ostacolare il commercio internazionale. Negoziazioni su questi temi continueranno nei prossimi giorni a Bonn.
L’azione dei giovani contro le trivellazioni: “Parigi ha detto 1.5°C!”
Ieri, la costituency delle organizzazioni giovanili, YOUNGO, ha condotto un’azione presso il negoziato climatico di Bonn. L’idea alla base consiste nel denunciare l’incoerenza dei Paesi nel continuare a investire nelle fonti fossili e autorizzare compagnie petrolifere a trivellare, per ultima la Norvegia che ha recentemente concesso l’esplorazione dell’Artico per la ricerca di petrolio (a livello globale si parla di circa 2400 progetti “carboniferi” di prossima realizzazione), che lascia diversi dubbi circa le reali intenzioni di tali Paesi nell’intraprendere misure di mitigazione. È indubbio come sia necessario agire sulla questione climatica, anche prima del 2020: è più che concreto il rischio di gettare i prossimi quattro anni al vento e di oltrepassare le soglie consistenti con lo scenario degli 1.5 °C alla fine del secolo.