COP27
18
Nov

COP27: SI PUNTA A 1,5°C, MA LINGUAGGIO DEBOLE SUL PHASE OUT PER LE FONTI FOSSILI

COP27 è ormai agli sgoccioli, ma la discussione sul testo finale che raccoglierà i risultati principali della Conferenza delle Parti è ancora aperta. In particolare, stando all’ultima bozza sul tema dell’energia l’ambizione rimane bassa. Sulla mitigazione viene riconosciuta l’importanza di limitare l’aumento delle temperature entro 1,5°C, ma si continua a parlare di phase down e non phase out, di riduzione e non di uscita dall’utilizzo del carbone. Per fortuna, almeno, si parla di transizione giusta.

Energia e phase down: i Paesi vanno cauti con la transizione

Grande delusione per chi sperava di veder un’ambizione maggiore dopo COP26. A Sharm el-Sheikh, la bozza sul testo finale continua a usare un linguaggio debole, come a Glasgow, restando in linea con i termini usati nel comunicato finale del G20 di Bali, summit conclusosi qualche giorno fa in Indonesia.

Come a Glasgow, si continua a citare il phase down dell’energia da carbone unabated e di phase out solo per la razionalizzare all’uso di sussidi ai combustibili fossili “inefficienti”, secondo le necessità nazionali. Frase che ci lascia un po’ perplessi, perché in futuro potrebbe voler dire accettare ogni passo indietro “per necessità”. Ma come definiamo le necessità?

Gli Stati e soprattutto il Global North, ovvero le nazioni più responsabili per aver contribuito al cambiamento climatico e che stanno ora guidando la strada della mitigazione, sembrano non essere pronti all’ambizione di cui si parlava prima della crisi in Ucraina per quanto riguarda la transizione energetica. Quest’anno sembra che si stia muovendo con più cautela.

Foto: bozza del testo finale delle 3.30 del 17 novembre 2022.

Anche se l’assenza di una terminologia più forte ci spaventa, c’è da riconoscere che viene comunque riconosciuta l’ importanza dell’energia rinnovabile e la necessità di accelerare la transizione, che deve essere pulita e giusta. Quest’ultimo tema, quello della transizione giusta, è fondamentale quando si parla di “phase out”, perché non si può pensare aduna totale eliminazione di certe fonti energetiche senza valutarne gli impatti locali, specialmente per aree il cui sistema economico e sociale dipende’ completamente da esse.

Mitigazione: servono obiettivi più ambiziosi

Nella bozza di testo finale presentata venerdì la parte sulla mitigazione si apre con un riconoscimento verso la scienza. Viene infatti apprezzato il lavoro dell’IPCC e in particolare quello del working group II del sesto report di valutazione

Ma è proprio grazie alla scienza che scopriamo che considerando tutti gli NDC attuali (i contributi determinati a livello nazionale) le parti riconoscono con “seria preoccupazione” che la riduzione delle emissioni al 2030 non è in linea con lo scenario per mantenere l’aumento delle temperature globali a 2°C o 1,5°C entro la fine secolo. Si stima infatti che con gli attuali impegni inclusi negli NDC arriveremo a una riduzione pari solo allo 0,3% rispetto al 2019.

Nel testo, comunque, si ribadisce che limitare l’innalzamento delle temperature a 1,5°C richiede un’azione immediata sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra globali, inclusa una riduzione delle emissioni di carbonio del 45% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010.Nell’ottica di riduzione delle emissioni e di quanto contenuto nell’Accordo di Parigi, vengono incoraggiate le parti ad allineare gli obiettivi negli NDC con gli obiettivi a lungo termine dell’Accordo. Inoltre si invitano le Parti che non l’avessero già’ fatto a inviare i proprio NDC aggiornato il prima possibile, o comunque entro la COP28 che si svolgerà tra un anno. Ad oggi infatti solo 33 paesi su quasi 200 hanno inviato i loro contributi.

Foto: bozza del testo finale delle 3.30 del 17 novembre 2022.

A prima vista sembrerebbe invece positivo il riconoscimento del lavoro svolto nell’ambito del Mitigation Work Programme, che però nelle ultime bozze finali non appare così ambizioso come avremmo sperato.

Bene che si punti all’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale. Ma come possiamo farlo se non ci poniamo obiettivi più definiti?

Articolo a cura di Aurora Audino, volontaria sezione Clima e Advocacy

* G7 e IEA definisco “unabated” come l’energia da carbone che non è mitigata con tecnologie che riducano le emissioni di carbonio.

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