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Nov

COP29, LA UE: NECESSARIO ALLARGARE LA BASE DEI CONTRIBUENTI

  • L’Unione europea conferma gli impegni espressi dalle precedenti COP, in particolare tutto quanto sia dentro il Global Stocktake, compreso l’allontanamento dai fossili;
  • Il negoziatore UE, Werksman, ha assicurato che l’Unione lavora “attivamente” allo sviluppo dei contributi nazionali (NDC);
  • A Bruxelles, intanto, il Parlamento europeo ha approvato la proposta per questa COP, chiedendo che tutte le principali economie emergenti con emissioni elevate e PIL elevato contribuiscano finanziariamente all’azione globale per il clima.

Il negoziatore dell’Unione europea a COP29, Jacob Werksman, mercoledì si è detto “speranzoso” che alla fine un accordo sarà trovato. Ha tuttavia ammesso che sul principale obiettivo di questa edizione, il nuovo obiettivo quantitativo di finanza globale (New Collective Quantified Goal o NCQG), l’accordo è ancora lontano dall’essere definito: su quanto stanziare, chi deve contribuire e come, sulla divisione tra finanza pubblica e quella privata. Per la presidenza ungherese di turno del Consiglio è intervenuta Veronika Bagi, la quale ha confermato a nome dell’Unione tutti i precedenti impegni, in particolare su tutto quanto è compreso nel Global Stocktake di COP28 e verso l’obiettivo dello Zero Netto

Werksman ha sottolineato anche la centralità dell’obiettivo di allontanarsi dai combustibili fossili (transitioning away from fossil fuels, come si è letto per la prima volta nel testo finale di COP28). Il delegato ha poi  affermato che l’UE sta lavorando attivamente allo sviluppo di contributi determinati a livello nazionale (NDC), aggiungendo che le Parti dovrebbero sviluppare i loro NDC al ritorno in patria, che questo è il segnale che l’UE sta inviando loro. Sul tema, Werksman ha anche dichiarato che secondo lui a Baku i negoziati in questa direzione stanno procedendo in modo positivo.

Nel frattempo a Bruxelles il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione non legislativa relativa alle proposte per la COP29: 429 i voti a favore, 183 i voti contrari e 24 le astensioni. . La risoluzione invita tutti i Paesi a concordare un nuovo obiettivo collettivo post-2025 sui finanziamenti per il clima che sia socialmente equo, in linea con il principio “chi inquina paga” e basato su una varietà di fonti di finanziamento pubbliche, private e innovative – una risoluzione che arriva con oltre un mese di ritardo rispetto al mandato negoziale già votato in ottobre dal Consiglio Europeo.

In particolare, gli eurodeputati vogliono che tutte le principali economie emergenti con emissioni elevate e PIL elevato contribuiscano finanziariamente all’azione globale per il clima,  e invitano l’Unione a intensificare la sua “diplomazia verde” per contribuire a creare condizioni di parità a livello internazionale, evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e aumentare il sostegno pubblico all’azione per il clima. Nella risoluzione è previsto che l’UE incoraggi e sostenga altri Paesi a introdurre o migliorare meccanismi di fissazione del prezzo del carbonio, come il suo sistema di scambio di quote di emissione e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere.

Un punto che al momento ci sembra fondamentale – anche alla luce dell’intervento della presidente del consiglio Giorgia Meloni – è che il Parlamento europeo chiede che la COP29 invii un “segnale inequivocabile” come seguito all’impegno della COP28 di abbandonare i combustibili fossili, compresa l’eliminazione graduale di tutte le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili il prima possibile e la riallocazione di tali risorse all’azione per il clima.

Il Commissario europeo con le deleghe per il clima, Wopke Hoekstra, aveva già confermato la posizione dell’Unione europea sul ruolo delle rinnovabili, evidenziando il «passo avanti verso la fine dell’era dei combustibili fossili» compito a Dubai lo scorso anno. «Ci siamo impegnati a triplicare la capacità di energia rinnovabile e a raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030 – ha dichiarato -. Per me, questo impegno è sempre stato più di un semplice obiettivo: è, onestamente, il miglior investimento che possiamo fare».

Nel giro di poche ore, pertanto, Commissione, Consiglio e Parlamento europei sono stati chiarissimi. E se, come si dice, tre indizi fanno una prova, questa non può che dimostrare che almeno nella visione delle principali istituzioni europee la via per i combustibili fossili sembra segnata.
I combustibili fossili non potranno mai essere considerati come una soluzione al problema che il loro stesso uso ha creato e continua ad alimentare. Gas compreso, come la scienza e gli organismi tecnici stanno affermando da tempo con forza e chiarezza, nonostante evidenti distrazioni politiche.

Articolo a cura di Paolo Della Ventura, delegato di Italian Climate Network

Immagine di copertina: foto di UN Climate Change

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