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Elezioni 2018: che ruolo ha il clima nei programmi di partito?

di Anna Laura Rassu

Domenica 4 marzo saremo chiamati alle urne per eleggere un nuovo parlamento e determinare così le nuove forze di governo. Senz’altro, una buona fetta di elettori è preoccupata per gli effetti che i cambiamenti climatici avranno sul nostro paese. Noi di Italian Climate Network siamo convinti che la questione ambientale e climatica debba essere trasversale rispetto ad altri temi politici e, a tal proposito, abbiamo elaborato un appello ai partiti impegnati nella campagna elettorale affinchè questi temi vengano affrontati dal prossimo governo.

Dal momento che il ministero dell’interno mette a disposizione i programmi ufficiali delle liste nell’ambito dell’iniziativa “elezioni trasparenti”, abbiamo letto i vari programmi elettorali per capire quali danno più spazio alla questione ambientale come problema primario per l’Italia. In particolare, abbiamo cercato di capire la loro posizione rispetto alla lotta ai cambiamenti climatici, e la loro intenzione di portare avanti gli impegni presi nell’ambito degli accordi della COP21 di Parigi.

Italia Europa Insieme dedica la maggior parte del suo programma a questioni ambientali, citando il cambiamento climatico come sfida centrale per l’umanità già dal secondo paragrafo. Manifesta la volontà che l’Italia faccia la sua parte mettendo al centro delle sue priorità l’attuazione degli impegni presi alla COP21 di Parigi e creando un “Piano Clima”. Tra le proposte si trovano l’istituzione di una Carbon Tax, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti al 40% entro il 2030 per arrivare al 2050 alla totale decarbonizzazione della società, l’adozione un piano energetico che punti sulle energie rinnovabili, con l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili e il divieto di circolazione dei moroti diesel e benzina a partire dal 2035.

+ Europa dedica all’ambiente il punto 15 del suo programma, dove parla della necessità di ridurre i gas serra e l’inquinamento dell’aria aumentando l’uso di rinnovabili e di gas naturale come fonte di transizione. Propone disincentivi di mercato sull’uso di fonti fossili (come il sistema europeo di scambio delle quote di emissione) per non contrapporre crescita economica e sostenibilità ambientale. Auspica l’introduzione di una Carbon tax e principi di fiscalità ambientale più rigidi; l’uscita dal carbone entro il 2025 ed arrivare al 2030 con il 55% di energia prodotta da fonti rinnovabili. Promette infine il disincentivo di veicoli e forme di riscaldamento inquinanti promuovendo il trasporto ferroviario e il bike sharing, ed una corretta gestione dell’acqua pubblica nel contesto di un probabile aumento dei fenomeni di siccità.

Potere al Popolo dedica il suo 13°punto all’ambiente, manifestandolo in diversi ambiti e collegandolo spesso con questioni sociali ed economiche. Vengono citati apertamente “stravolgimento climatico”, crisi idrica e incendi come problemi a livello italiano e globale. Tra le volontà manifestate: lo stop a grandi opere come TAV e TAP, una moratoria sulle nuove estrazioni di combustibili fossili con la creazione, al contempo, di nuovi posti di lavoro nell’ambito delle energie rinnovabili, una legge che fermi il consumo del suolo, la creazione di un piano nazionale per la bonifica dei siti inquinati sul principio del “chi inquina paga”, investimenti in mobilità sostenibile, ciclabilità e trasporto pubblico, la promozione di prodotti riciclabili e la messa al bando dell’incenerimento dei rifiuti.

10 Volte Meglio dedica un paragrafo del programma ad ambiente, energia e trasporti; intende accelerare la conversione verso le energie rinnovabili (anche grazie a zone “tax free”) per arrivare al 50% dell’energia prodotta entro il 2030 e promuovere, nell’ambito dei trasporti, l’uso di fonti alternative ai combustibili fossili per raggiungere entro il lo stesso anno una quota del 20% di veicoli ibridi ed elettrici sul parco circolante. Gli investimenti sono anche destinati all’occupazione, con l’intenzione di creare 300 mila posti di lavoro legati alle tematiche ambientali ed energetiche. Promette infine di promuovere un modello di economia circolare basato su processi produttivi a bassa impronta ecologica e di azzerare il consumo del suolo entro il 2030.

Liberi e Uguali cita apertamente i Cambiamenti climatici come una minaccia costante e causa di guerre e migrazioni. Auspica un “Grande Piano Verde”, ovvero una conversione ecologica dell’economia che punti ad uno scenario rinnovabile al 100% entro il 2050. A questo proposito la Strategia Energetica Nazionale deve essere coerente con la strategia per il Clima al 2050. Auspica l’introduzione di una Carbon tax e incentivi per l’autoproduzione di energia pulita da parte di cittadini e comunità. Si prefigge infine di incentivare il trasporto pubblico su ferro.

Il Movimento 5 stelle si impegna ad investire 50 miliardi in vari ambiti di innovazione tra cui le energie rinnovabili e la manutenzione del territorio. Uno degli obiettivi è un’ “Italia 100% rinnovabile”, con la creazione di 17.000 nuovi posti di lavoro per ogni miliardo di euro investito nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica. Auspica infine l’introduzione di un milione di auto elettriche e un’uscita dalla dipendenza dal petrolio entro il 2050.

Il Partito Democratico, nel 5° punto del programma, cita gli accordi di Parigi e sostiene di voler mantenere gli impegni presi precedentemente, agganciandosi alla già esistente Strategia Energetica Nazionale. Intende promuovere un miglioramento energetico verso le rinnovabili, con la creazione di nuovi posti di lavoro, e riconvertire il maggior numero di infrastrutture anche già operanti in questo senso. Punta ad incentivare la rete di colonnine elettriche e la sostituzione delle auto blu di rappresentanza con veicoli ecologici. Cita infine la riduzione dell’inquinamento dovuto alla plastica.

La Lista Civica Popolare Lorenzin dedica all’ambiente un paragrafo sotto la sezione “Crescita, Impresa e Lavoro”, nel quale parla di un piano per le Smart Cities per migliorare l’efficienza energetica cittadina. Promette uno sviluppo della “Blue economy” e una nuova stagione di incentivi alla mobilità elettrica-metano-ibrida.

Democrazia cristiana cita la questione ambientale come “urgente”, anche in merito “all’armonia dell’uomo con il creato” senza però approfondire il tema energetico o climatico e prendendo come unico impegno il completamento di un sistema parchi che vincoli anche comuni e regioni.

Per una sinistra rivoluzionaria cita la difesa dell’ambiente nel suo punto 11, collegandola al contrasto di una certa logica di profitto. Propone inoltre un piano nazionale di riassetto idrogeologico e l’abbattimento degli eco mostri.

Il Partito comunista nel su terzo punto accenna ad un piano di riconversione energetica per valorizzare energie pulite e rinnovabili.

Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia presentano un programma unificato in cui l’ambiente viene citato soltanto marginalmente nell’ultimo punto, insieme al turismo.

Tra i programmi in cui non compare per nulla la parola “ambiente” ci sono quelli di: Casa Pound Italia, Popolo della Famiglia, Destre unite, Italia agli Italiani.

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