cop27 finanza
17
Nov

FERMAPOSTI E (PER ORA) POCHI NUMERI

Nella mattinata di giovedì 17 novembre è circolata la prima bozza estesa della cosiddetta cover decision, ossia il documento politico finale di COP27. Nel frattempo i delegati dei Paesi continuavano, e hanno continuato per tutto il giorno e fino a dopo cena, a negoziare in sessioni informali, lontano dalle telecamere e dagli osservatori. 

Nella bozza si parla estensivamente di finanza per il clima, sebbene le decisioni più delicate di COP27 siano ancora da partorire. Ad esempio, sul nuovo obiettivo quantitativo per il periodo post-2020 – in pratica la nuova macro-cifra da mobilitare annualmente dopo i 100 miliardi di dollari all’anno mai raggiunti – nel testo ad oggi ci sono solo alcune considerazioni generiche e nessun riferimento puntuale. Si dice però che sarà inserita, ad un certo punto tra i paragrafi, una decisione in merito.

In linguaggio da negoziati, si usa in questo caso mettere un “fermaposto”, un placeholder, nel testo dove dovrà essere inserita la decisione. Ecco, questo testo è ancora pieno di fermaposti.

Sempre sul nuovo obiettivo, possiamo oggi leggere che la COP “urge” il lancio di un programma di lavoro ad hoc per “produrre risultati più concreti entro il 2023”, partendo da una base minima per il nuovo obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno, obiettivo pre-2020 mai raggiunto. Un punto di partenza forse debole, vista la mole dei bisogni a livello globale. Proprio sull’obiettivo dei 100 miliardi di dollari, che non è di per sé un tema di COP in quanto legato alle mobilitazioni annuali di finanza per il clima sui mercati, si legge curiosamente che è “argomento coperto da negoziati in corso”.Improbabile comunque aspettarsi qualche annuncio a sorpresa, a questo punto.

Numeri alti

La parte sulla finanza per il clima ancora non contiene tutte le decisioni, ma affronta estensivamente i bisogni finanziari dei Paesi più vulnerabili. Nel testo si “sottolinea” che serve mobilitare 4.000 miliardi di dollari all’anno in energie rinnovabili entro il 2030 per rimanere nella traiettoria globale a emissioni zero al 2050. Non banale scrivere numeri così alti, in un contesto in cui i Paesi più ricchi si sentono iper-stressati dal punto di vista energetico e finanziario.

Sempre nel testo si sottolinea che servono complessivamente 5.600 miliardi di dollari per aiutare i Paesi poveri a mettere in pratica i loro NDC (i contributi determinati a livello nazionale, in pratica gli obiettivi climatici di ogni Paese) , che per la maggior parte dipendono da supporto esterno. Questa cifra potrebbe apparire come una mera sommatoria dei costi condizionati ad aiuti esterni nelle promesse nazionali dei Paesi, ma è evidente che includerla nella decisione politica finale può equivalere all’impostazione di un obiettivo di medio-lungo periodo rispetto alla cooperazione finanziaria, tecnologica e scientifica tra i Paesi del nord e del sud.

Un “bisogno urgente”

In un lungo susseguirsi di paragrafi praticamente completi, il testo si concentra su un altro tema sensibile di questa COP27, l’allineamento dei flussi finanziari. Sensibile anche a seguito del quasi naufragio dell’iniziativa GFANZ – di cui abbiamo parlato qualche giorno fa – e dell’uscita del report ONU contro il greenwashing finanziario. Da un lato alle banche multilaterali di sviluppo viene chiesto di mobilitare più fondi possibile, sempre più seguendo criteri stringenti di allineamento alle più ambiziose direttive e regolamenti sulla sostenibilità degli investimenti. Dall’altro, il testo indica “il bisogno urgente di una fondamentale trasformazione e modernizzazione dell’architettura finanziaria globale” non adeguata alla sfida climatica, a partire proprio dalle banche multilaterali di sviluppo.

Un terzo pilastro per Parigi

Il tema dell’anno, le compensazioni per perdite e danni ( a cui spesso ci si riferisce come Loss and Damage), entra anche nella parte finanziaria della bozza di decisione. Nonostante nel negoziato l’argomento sia trattato come uno dei punti di tipo finanziario, tuttavia, sembra che nella decisione finale perdite e danni godranno di un proprio paragrafo indipendente. Nella parte finanziaria della bozza la COP – nonostante manchino decisioni specifiche in merito – “sottolinea” l’importanza del supporto finanziario sotto l’Accordo di Parigi su tre filoni: mitigazione, adattamento e perdite e danni.

Mai perdite e danni erano stati elevati alla nobiltà dei due principali settori dei negoziati e dell’azione climatica. L’aggiunta di un terzo pilastro in questo paragrafo sembra figlio di una nascente impostazione generale e rispecchia quanto chiesto a gran voce nei giorni scorsi da G77 e Cina.

Ricordiamo comunque che ad oggi il testo è ancora una bozza, anche piuttosto disordinata, e che potremo pertanto vedere documenti molto diversi emergere nelle prossime ore.

Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor di Italian Climate Network e UNFCCC Contact Point

Immagine di copertina: crediti UNFCCC

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