GIOVANI E CLIMA, UNO SPAZIO DA CONQUISTARE
Mentre durante lo Youth Day alla COP27 i giovani sono impegnati in incontri di alto livello che danno molto materiale per i giornali, qualcosa si sta muovendo sulla tanto richiesta partecipazione significativa dei giovani ai negoziati sul clima – e non solo.
Da più di trent’anni i giovani, tramite la consituency ufficiale UNFFCCC, YOUNGO (Children and Youth constituency to United Nations Framework Convention on Climate Change), si sono impegnati per cercare di assicurarsi uno spazio e una voce nei processi decisionali. Ai negoziati sul clima spesso questo non veniva garantito, dando ai ragazzi solo lo spazio per fare un breve intervento a fine sessione, per pochi minuti. Insomma, la partecipazione giovanile è sempre stata considerata come accessoria, piuttosto che come un’opportunità di ascolto reciproco all’interno del processo negoziale. Da quest’anno ci sono diversi segnali di maggiore inclusione delle nuove generazioni e sono diversi i segnali positivi.
Simon Stiell, il Segretario Esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, l’ha ribadito nella plenaria di apertura di COP27: “intendo ascoltare la società civile e in particolare i giovani”. Anche la presidenza egiziana della COP27 sembra intenzionata a facilitare questo tipo di processi. Oltre ad essere il primo anno in cui è stata nominata una Inviata Speciale dei Giovani per la Presidenza, quest’anno, per la prima volta nella storia dei negoziati sul clima, è stato introdotto uno “Youth Dialogue Forum” in cui i giovani hanno condotto incontri formali con i Presidenti delle Parti. Incontri che, finalmente, danno lo spazio di confronto e di ascolto tanto richiesto e sembrano voltare finalmente pagina dopo la scarsa considerazione del passato.
Questo processo è stato fortemente incentivato già dalla COP26, con l’inclusione di due articoli fondamentali nel testo finale, il Glasgow Climate Pact.
Il primo articolo esortava le Parti a garantire una partecipazione e rappresentanza significativa dei giovani nei processi decisionali a tutti i livelli, multilaterali, nazionali e locali; il secondo, invitava le future Presidenze della Conferenza delle Parti a facilitare l’organizzazione di un forum annuale di dialogo sul clima guidato dai giovani con le Parti stesse, con il sostegno del segretariato. Detto, fatto. A COP27 sono stati organizzati due dialoghi tematici con la presidenza della COP26, COP27 e COP28 e i facilitatori delle parti.
Momento di svolta? Sembra di sì: non era mai successo prima, e adesso ci auguriamo che questo percorso venga portato avanti in modo strutturato durante le prossime conferenze. A dare il proprio sostegno all’iniziativa è stato anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres che qualche giorno fa, in un dialogo a porte chiuse con i giovani – a cui abbiamo presenziato anche come ICN- ha ribadito che si impegnerà nella creazione di un meccanismo partecipativo, che non preveda solo la nomina di un Inviato Speciale dei Giovani, ma che sia inclusivo e rappresentativo. Una volta avviato questo processo nell’ambito delle Nazioni Unite, potrà poi essere un esempio da replicare in tutti gli altri livelli di governance.
Il tema della partecipazione dei giovani sta crescendo a più livelli. Le Nazioni Unite hanno stabilito la creazione di un Ufficio dei Giovani lo scorso settembre e poco prima, nel mese di Luglio, il relatore speciale su clima e diritti umani delle Nazioni Unite Ian Fry aveva ribadito l’importanza della partecipazione nei processi decisionali di quelli che sono più colpiti dal cambiamento climatico, con un focus particolare sui giovani. Nel caso specifico dell’Italia, il Paese si sta impegnando proprio nell’implementazione del Glasgow Climate Pact fornendo un processo di empowerment tramite la partecipazione, lo sviluppo e realizzazione di soluzioni per il clima, la Youth4Climate, che Italian Climate Network ha seguito fin dagli esordi.
Sicuramente i giovani continueranno a impegnarsi nel cercare soluzioni per la lotta al cambiamento climatico. Sono tanti gli ambiti in cui si riuniscono per discutere soluzioni a problemi globali, ma uno degno di nota è quello che ha portato alla creazione del Global Youth Statement, documento che proprio qui a COP27 è stato consegnato a Guterres, alla presidenza egiziana e a Simon Stiell. Il Global Youth Statement ha visto la partecipazione del più alto numero di giovani da sempre, oltre 1000 persone provenienti da 149 paesi.
Che sia stata l’attivista Greta Thunberg a smuovere tutto questo, facendo capire che i giovani avevano qualcosa da dire? Che i Governi abbiamo finalmente compreso la necessità di includere le voci e i bisogni delle giovani generazioni per far fronte all’enorme sfida che stiamo affrontando? Che siano stati i giovani a portare la giusta pressione politica?
I fattori sono sicuramente molteplici, e nei prossimi anni i giovani dovranno conquistare e mantenere sempre maggiore spazio per essere ascoltati e coinvolti in modo significativo.
Articolo a cura di Aurora Audino, volontaria sezione Clima e Advocacy